Interviste

MPG intervista Alessandra Cataldi e Maria Cristina Amoroso RID del distretto di Napoli

26 novembre 2015 - Abbiamo intervistato la dott.ssa Maria Cristina Amoroso, sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Nola e RID dal gennaio 2014 e la dott.ssa Alessandra Cataldi, giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Napoli, RID da gennaio 2015.

D. In qualità di RID avete seguito da vicino le esperienze realizzate da diversi uffici giudiziari del distretto napoletano, è possibile fare un primo bilancio “lato uffici” di questa esperienza: quanto ha contribuito al loro miglioramento organizzativo e gestionale?

R. CATALDI Il bilancio è certamente positivo per tutti gli uffici, anche se questo giudizio occorre dire è riferito in particolare all’esperienza nota dei Tribunali e delle Procure napoletane. È stata un’esperienza utile per tutti gli uffici di Procura e di Tribunale, partecipanti ai lotti del progetto Diffusione delle Best Practices negli uffici giudiziari italiani (DBP), per migliorare quanto gli uffici avevano già iniziato a fare autonomamente.
A mio avviso occorre distinguere tre tipi di contributi al miglioramento organizzativo e gestionale che questa esperienza ha fornito agli uffici giudiziari napoletani: il primo attiene a “quanto essa ci ha aiutato a migliorare la fruizione degli applicativi ministeriali”; il secondo a “quanto ha aiutato gli uffici di procura/tribunale di Napoli e gli altri uffici raggruppati nei lotti a relazionarsi tra di loro; il terzo a “quanto ci ha aiutato ad impostare ed avviare una riorganizzazione complessiva interna” ai singoli uffici giudiziari. Nel caso dell’esperienza del Tribunale di Napoli, che ho vissuto in prima persona, rispetto ai primi due punti l’intervento del progetto DBP ha consolidato quanto già avviato dagli uffici, (ad es. per il Tribunale l’ufficio innovazione, già introdotto nel novembre 2013, è stato, grazie all’intervento del progetto DBP, completamente riorganizzato ed il personale specificamente formato; o come nel caso della previsione di riunioni periodiche con la locale Procura, con cui pure avevamo già raggiunto importanti intese).

Per la parte di riorganizzazione, il Tribunale di Napoli ha puntato alla riorganizzazione delle cancellerie del settore dibattimentale penale, per la quale il progetto DBP è stato fondamentale per l’analisi tecnica condotta, per la fase di rilevazione delle criticità e di individuazione delle aree di priorità su cui intervenire e nel successivo ridisegno organizzativo che ne è derivato.
Non per tutti gli uffici giudiziari del distretto il progetto DBP ha permesso di ottenere questi ultimi risultati.

Questo perché  gli uffici, da poco migrati in SICP  avevano bisogno di consolidare le competenze interne sull’utilizzo degli applicativi ministeriali a disposizione e di costruire rapporti stabili e di collaborazione attiva con gli uffici giudiziari limitrofi e non hanno avuto tempo e modo di avviare una riorganizzazione complessiva interna. In questo senso quindi l’esperienza DBP non per tutti gli uffici giudiziari ha fatto fare un “passo in avanti” dal punto di vista dell’utilizzo delle risorse interne.

R. AMOROSO Va, infatti, detto che la scelta della tempistica non è stata felice, si è deciso di dar corso ai progetti proprio nel periodo a cavallo della migrazione degli uffici giudiziari in SICP. Questa circostanza ha impedito di beneficiare al massimo delle potenzialità del progetto perché ha messo in contatto le ditte aggiudicatarie con sistemi che, in quel momento, non erano ben conosciuti neanche dagli operatori interni agli uffici.
Il difetto ha trovato origine, a nostro avviso in una mancanza di coordinamento dei vari agenti ministeriali che hanno operato senza adottare un’integrata strategia d’insieme. Spesso, infatti, la parte dei cantieri relativa all’informatizzazione ha subito degli stop che si sarebbero potuti evitare, a volte veri e propri stalli nei lavori sbloccati per la determinazione dei RID, che consapevoli dell’occasione rappresentata dal progetto DBP, sono intervenuti con i Cisia competenti per risolvere le criticità.

 

D. Avete raccolto delle valutazioni del progetto Diffusione delle Best Practices (DBP) negli Uffici Giudiziari del distretto di Napoli dai MAGRIF da voi coordinati? Quali sono a vostro avviso gli aspetti forti di questa iniziativa; quali quelli che andrebbero rivisti;

R. CATALDI Per l’approvazione della riunione sull’ultimo Stato di Avanzamento Lavori indetta dalla Regione Campania abbiamo chiesto formalmente ai MAGRIF di evidenziarci eventuali criticità della esperienza realizzata  e nessuno ci ha avanzato criticità, questo è per noi un aspetto significativo.

Per quanto concerne gli aspetti forti, gli uffici sono abituati, per esempio quando ci sono le ispezioni,  ad avere rilievi che evidenziano  solo il dato patologico (come l’arretrato nello smaltimento di alcuni affari), ma non analizzano i motivi che hanno condotto alla criticità. La riflessione sulle cause che hanno determinato le criticità ed i correttivi da adottare sono lasciati agli uffici, che affrontano le criticità con i mezzi a loro disposizione, in genere intervenendo con un rafforzamento temporaneo del settore in difficoltà. Invece con il progetto DBP, pur con le dovute differenze tra i diversi lotti gestiti da diversi raggruppamenti, gli uffici giudiziari hanno beneficiato di un’analisi organizzativa dettagliata che, partendo dalla rilevazione delle criticità, è andata alla ricerca delle cause ed ha proposto interventi mirati. 

In particolare per il Tribunale di Napoli il progetto di riorganizzazione delle cancellerie ha subito diverse modifiche nel corso del tempo, giungendo ad versione finale molto ambiziosa che coinvolge diversi soggetti e stakeholder del Tribunale e che dagli stessi è stato poi riconosciuto e approvato. La forza del progetto si fonda, a mio parere, sulla capacità di osservazione e di ascolto che i responsabili del progetto hanno avuto, che ha permesso di adattare il progetto inizialmente proposto alle specifiche esigenze ed alle peculiarità di un ufficio giudiziario come quello del Tribunale di Napoli. La composizione a maggioranza “pubblica” del RTI è stato probabilmente un valore aggiunto.
Per quanto concerne gli aspetti deboli osservo che la linea di riorganizzazione della cancelleria, il progetto più ambizioso, non potrà essere messa in esecuzione con l’ausilio dei responsabili del progetto, per essere ormai  terminato il periodo di permanenza negli uffici del RTI.  

Dovrebbe invece essere garantito anche il risultato dei progetti su cui i singoli uffici hanno investito, tenendo conto dei tempi tecnici necessari all’adozione degli ordini di servizio per la concreta attuazione del progetto (come gli interpelli per le assegnazioni del personale ad uffici di nuova creazione). Probabilmente occorrerebbe procedere con un’analisi organizzativa preliminare più approfondita e maggiormente condivisa, condotta dalla società dopo l’aggiudicazione della gara, e che dovrebbe essere avviata prima dell’inizio dei lavori permettendo di acquisire una conoscenza approfondita delle peculiarità di ciascun ufficio.

R. AMOROSO A quanto detto va, inoltre aggiunto che non può non notarsi che molti dei cantieri specificamente inerenti l’informatizzazione dei servizi, hanno avuto ad oggetto servizi che già a livello istituzionale avrebbero dovuto essere stati loro erogati. Semplificando estremamente, il progetto ha spesso svolto una funzione di supplenza dei CISIA locali. Anche questa osservazione rende evidente come si sia sprecata l’occasione per avere qualcosa di ulteriore e diverso da ciò che già gli uffici avrebbero dovuto avere a prescindere dal progetto DBP.

 

D. Quali criticità permangono e si dovrebbero affrontare prioritariamente negli uffici del distretto napoletano?

R. CATALDI Alcune criticità, se saremo in grado di portare a termine i progetti, saranno risolte. Presumibilmente in fase di implementazione sarà necessario apportare dei correttivi ai progetti il cui risultato finale non potrà non risentire delle scarse risorse – materiali ed umane degli uffici giudiziari. A titolo esemplificativo il progetto di assegnazione delle aule giudiziarie del Tribunale di Napoli non potrà avere pieno successo se non si interverrà sulle problematiche che attualmente rendono inutilizzabili una consistente percentuale di aule di udienza.

R. AMOROSO Rimane ancora forte e sentita la carenza di organico del personale amministrativo. Progetti come DBP sarebbero in grado di migliorare in maniera esponenziale  la qualità della risposta di giustizia se affiancati da una seria presa di posizione politica sul bisogno di investire nel settore giustizia.

Il tempo dei miglioramenti a “ risorse date” non è più sostenibile. Il numero di cause e procedimenti penali non consente – soprattutto in zone in cui il lavoro viene svolto sempre in emergenza come nei territori del distretto di Napoli-  di continuare a ragionare per singoli progetti. Bisogna tenere conto che anche i cambiamenti che influiscono sull’organizzazione incidono in maniera devastante sul personale amministrativo che in quest’ultimo anno ha dovuto metabolizzare contemporaneamente il passaggio al SICP, l’introduzione delle notifiche telematiche  e la riorganizzazione dipesa dal progetto DBP.

Da un lato vi è nel settore giustizia una forte spinta innovatrice che tocca i settori dell’informatizzazione dei servizi, della diffusione di una diversa ottica di gestione sempre più manageriale, dall’altro si trascura il punto focale che è destinato a reggere la modernizzazione: il personale amministrativo. Un personale sempre più esiguo, nella gran parte dei casi vicino all’età pensionabile e pertanto poco incline ai cambiamenti e spesso demotivato, non può essere il volano di una rivisitazione in chiave moderna della  riorganizzazione degli uffici giudiziari.

C’è quindi da riflettere in maniera determinata sul punto poiché anche la sola soluzione della mobilità interna non aiuta, spesso si tratta di operatori di settori tanto diversi da quello della giustizia da richiedere una lunga e complessa “ riconversione” che gli uffici non possono permettersi in questo particolare momento storico.

In conclusione auspichiamo una seria rivalutazione della necessità di destinare risorse per l’assunzione del personale poiché è forte la sensazione che singoli progetti isolati non creino comunque le condizioni per rendere un migliore servizio ai cittadini. Solo investendo denaro per introdurre nell’amministrazione della giustizia forze nuove, giovani e motivate si percorrerà davvero la strada della modernizzazione di cui il settore giustizia ha veramente bisogno.

Per saperne di più

Sito web OpenGiustiziaNapoli

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Ultimo aggiornamento:  28/06/2013

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