Franca Faccioli, Lucia D’Ambrosi, Laura Massoli, a cura di,
Voci della Ribalta. Comunicazione sociale, processi inclusivi e partecipazione,
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007, pp. 222.���
“Il vecchio umiliato, condannato, perseguitato, dopo un’ultima piroetta, trasmetteva con uno sguardo alla ragazza tutto ci� di cui era stato privato: salute, talento, gloria”. Il vecchio morente era “Calvero” e la ragazza ballerina “Terry”, personaggi oggetto del giudizio di uno dei pi� importanti critici cinematografici, Georges Sadoul.
Come forse avete capito, si tratta del film Luci della ribalta (USA 1952) di Charlie Chaplin, capolavoro a cui rimanda il titolo del libro Voci della ribalta, appena uscito per le Edizioni Scientifiche Italiane, al centro di questa recensione.
Non sappiamo se gli autori del titolo del libro, riprendendo quello del film, abbiano voluto alludere a questa eredit� trasmessa, dove il vecchio umiliato starebbe per lo Stato Democratico e la bella ragazza, per la Comunicazione Sociale. Il volume infatti � dedicato a quest’ultima, letta come formidabile atout della cittadinanza e della democrazia partecipata in epoca di societ� globalizzata. E si potrebbe pensare quindi che un vecchio Stato democratico, lontano dai cittadini e in crisi di rappresentanza (umiliato, condannato…) possa trasmettere ad una giovane ragazza (la Comunicazione sociale) salute, talento e gloria...
Tuttavia lasciateci dubitare che il bel titolo del libro non sia giocato esclusivamente sulla sostituzione della parola “Luci” con la parola “Voci”. La quale, riecheggiando il concetto di “voice” di Hirshman, rende bene il pluralismo e il protagonismo dell’attuale comunicazione sociale sulla ribalta della societ�. E qui va subito detto, per segnalare il primo contributo teorico del libro (in ordine di lettura), che se si assumono come parametri di riferimento i contenuti, le finalit� e i soggetti che la praticano, � corretto parlare, piuttosto che di semplice comunicazione sociale, di tre sue forme distinte. Ovvero: di comunicazione sociale dei soggetti pubblici, di comunicazione di solidariet� sociale dell’area non profit e, infine, di comunicazione connessa alla responsabilit� sociale d’impresa.
E’ quello che ci suggerisce di fare con rigore analitico Franca Faccioli nel saggio iniziale (p. 17). Comunicazione sociale con forme distinte s�, ma tutte legate dalla finalit� di sensibilizzare i cittadini su temi di rilievo per la collettivit�, suggerendo l’adesione a comportamenti “virtuosi” intesi quali elementi indispensabili della co-costruzione del bene comune (questa ci sembra la definizione pi� efficace che emerge dai saggi del libro). Franca Faccioli pur sottolineando il rilievo che la comunicazione sociale � venuta ad assumere nel contesto di una societ� segnata dalla “solitudine del cittadino globale”, non tralasciare tuttavia di mettere a fuoco limiti e paradossi di questo ambito della comunicazione.
Ai lettori comunicatori pubblici – principalmente, ma non solo ad essi - consigliamo vivamente di leggere questo lavoro. Non solo per il motivo della coniugazione della comunicazione sociale con i processi inclusivi e partecipati - motivo che a nostro avviso rende interessante pi� di ogni altro fattore il libro -, ma anche per la approfondita variet� degli approcci dedicati al tema. Che si articolano sul doppio versante dell’analisi teorica della prima parte, e della rassegna di esperienze di buone pratiche anche in ambito comunitario, della seconda (i contributi sono numerosi e spiegano la cura a sei mani di Franca Faccioli, Lucia d’Ambrosi e Laura Massoli).
Permetteteci di rivolgerci ancora ai comunicatori che dicevamo, per rilevare che tra i contributi del libro si segnala in particolare quello di Annalisa Gramigna e Nicoletta Levi (pp. 129-47) che per URPdegliURP nel 2007 hanno curato il secondo Tavolo di Lavoro sulla
“Comunicazione nei processi partecipati”.
Di essa, sulla base dei risultati emersi nel lavoro con le amministrazioni partecipanti, mettono a fuoco ruolo e portata, anche ad utilit� di chi a quel Tavolo non ha partecipato.
Ma se interessante � il saggio di Lucia D’ambrosi – della quale su Pubblic@ndo � stato recensito
un precedente lavoro��
- che assume come focus i processi di ascolto e di inclusione quali forme di espressione della sovranit� popolare, di non minore rilievo � il saggio con taglio giuridico di Paola Marsocci, dedicato alla “Comunicazione per la partecipazione”. In esso, viene analizzata pi� da vicino la democrazia partecipativa anche con riferimento all’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione riformato, come � noto, nell’ambito della modifica del Titolo V. Senza voler esaurire l’indice vario e approfondito dei contributi presenti nel libro, va segnalato infine il� saggio di Laura Massoli� nella seconda parte del libro, che completa il quadro delineato dai contributi precedenti con le iniziative di inclusione e di� partecipazione in ambito europeo.
In conclusione ci preme ancora sottolineare che la lettura di questo libro � preziosa soprattutto per chi, occupandosi di comunicazione, non fa di essa una mera attivit� professionale tra le altre, ma anche un impegno a partecipare a quei processi di costruzione collettiva di significati e pratiche condivise che giustificano e tengono in piedi la societ�. Perch� di tali processi la comunicazione sociale � senz’altro uno dei fili pi� importanti.
Emilio Simonetti