Tema: Comunicazione pubblica

Comunicazione pubblica e barriere digitali

Usabilità e accessibilità delle attività di comunicazione pubblica via internet. Il fenomeno delle barriere digitali nella comunicazione pubblica visto con lo sguardo dell'utente.

di Donato Di Memmo

Indice
 
1. Premessa
2. Perché
3. Il quadro
4. Si può fare
5. Si deve fare
 

1. Premessa
In due articoli recentemente apparsi su questo webmagazine viene brillantemente affrontato il tema dell'usabilità e dell'accessibilità in relazione alle attività di comunicazione pubblica via internet,. In questo articolo cercherò di affrontare il tema da un punto di vista strettamente contiguo a quelli già prospettati negli scritti ora ricordati: osserverò il fenomeno delle barriere digitali nella comunicazione pubblica via internet con lo sguardo dell'utente.
 
 
2. Perché
Il profondo cambiamento che ha visto protagonista la pubblica amministrazione italiana negli ultimi due decenni inizia, dopo un fisiologico periodo di comprensibile scetticismo, ad essere ormai avvertito con crescente chiarezza dal cittadino / utente. Tra i vari aspetti del cambiamento due, a mio avviso, sono quelli che maggiormente colpiscono il cittadino: l'aministrazione comunica; le modalità di relazione con l'amministrazione diventano più flessibili, quasi personalizzabili. Il sito internet diventa dunque il luogo e lo strumento emblematicamente funzionale ad entrambe le direttrici di innovazione appena ricordate.Rimanendo comodamente a casa, il cittadino è in grado di "recarsi" nei diversi uffici e, senza code e numerini, interagire con l'ente ottenendo in tempo reale piena soddisfazione alle sue necessità, le più diverse: dalla semplice informazione alla presentazione di un'istanza, al monitoraggio del suo iter etc.
Con tutta evidenza si tratta di opportunità molto positive che vanno perfettamente nella direzione cui l'attività amministrativa dovrebbe sommamente tendere: semplificare la vita al cittadino.Se questo è valido per la generalità dei consociati, vi sono tuttavia alcune categorie fra di essi per le quali l'innovazione non rappresenta semplicemente un miglioramento, ma costituisce un radicale mutamento di prospettiva.Mi riferisco principalmente, anche se, come vedremo meglio in seguito, non esclusivamente, alle persone disabili.Il rapporto fra disabilità e nuove tecnologie è potenzialmente in grado di demolire barriere, dischiudere orizzonti ed aprire prospettive. Un disabile che, rimanendo comodamente a casa, riesce a monitorare lo stato di un procedimento che lo riguarda, non sta semplicemente guadagnando tempo o risparmiando fatica: sta facendo, in piena autonomia, un qualcosa che prima sostanzialmente non era in grado di fare, o meglio, poteva fare solo investendo una quantità di energie sproporzionata rispetto alla generalità dei cittadini.Non è, però, tutto così semplice. I mirabili risultati insiti nell'innovazione tecnologica delle p.a. dipendono dal fatto che l'informazione digitale risulta, per sua natura, flessibile: ciò le consente, se opportunamente trattata, di adattarsi alle particolari condizioni dell'utente. Le immagini diventano suoni o puntini da toccare; i caratteri diventano più grandi o cambiano colore etc?
Ed è proprio qui che nasce il problema delle barriere digitali: per essere adattata all'utente, l'informazione digitale deve presentare alcuni requisiti in assenza dei quali l'adattamento non riesce o riesce male e in entrambi casi l'utente troverà appunto una barriera che gli preclude l'accesso.Per avere un'idea pratica di quanto sopra detto è forse opportuno fornire una breve panoramica dei modi in cui gli utenti disabili usano il computer e quindi accedono ad internet.

3. Il quadro

Partiamo dalla disabilità visiva. Bisogna prima di tutto porre una distinzione fondamentale fra chi non vede e chi vede poco o male. Nel primo caso l'utente non utilizza affatto lo schermo, mentre nel secondo lo utilizza in modo diverso rispetto all'utente vedente. Per i non vedenti, infatti, non è la vista a percepire l'output restituito dall'elaboratore, ma l'udito e/o il tatto: egli utilizza uno screen reader, dispositivo software capace di "leggere" il contenuto dello schermo tramite una voce artificiale; oppure una barra braille, dispositivo hardware che traduce in linguaggio braille i caratteri alfanumerici presenti sullo schermo.

Per il corretto funzionamento di queste tecnologie è ad esempio necessario che le immagini presenti su un sito siano corredate da una descrizione testuale. Essa non sarà visibile a schermo, ma verrà letta dai dispositivi sì da fornire comunque la relativa informazione all'utente: in generale possiamo dire che, ogni qual volta per veicolare informazioni non si utilizza la forma testuale, deve essere comunque predisposto un qualche "appiglio testuale" al quale l'utente possa agganciare la comprensione dell'informazione.Discorso diverso e più complesso vale per gli ipovedenti. La maggiore complessità sta nel fatto che, mentre la non visione è una situazione ben definita, l'ipovisione presenta una vasta gamma di possibili manifestazioni, potendo variare sia la quantità che la qualità del visus residuo. Di sicuro questi utenti hanno necessità di espandere la dimensione dei caratteri o delle immagini.

Per fare ciò si utilizzano appositi programmi detti ingranditori. A seconda poi delle caratteristiche individuali, può essere necessario che vi sia maggiore contrasto fra testo e sfondo: per alcuni occorrono caratteri scuri su fondo chiaro, per altri il contrario etc? La criticità in questo caso sta dunque nella grande varietà di esigenze. Semplificando diciamo che per affrontarla è necessario progettare il sito in modo tale da poter essere personalizzato dall'utente quanto alle sue modalità di visualizzazione: il che è relativamente semplice.
Un'esigenza comune a tutti i disabili visivi è che l'informazione sia organizzata in modo ordinato. Questo perché sia i non vedenti sia gli ipovedenti sono in grado di percepire solo una porzione alla volta ? più o meno piccola ? dello schermo: solo un criterio ordinato di distribuzione dei vari elementi nella pagina consente di orientarsi e di percepirla nel suo insieme.

Passando agli utenti con deficit uditivo, essi non utilizzano alcuna tecnologia assistiva per accedere all'informazione digitale: ciò non di meno vi sono tre profili che meritano attenzione. Uno ? più semplice ? attiene alla loro impossibilità di avvertire segnali sonori che talora il sito restituisce in conseguenza di determinate azioni; il secondo riguarda la presenza sul sito di materiale audio; il terzo ? più complesso, coinvolge il linguaggio utilizzato nel sito.

Esso parte dalla considerazione che, per i sordi, l'italiano scritto può essere considerato la seconda lingua: la loro lingua madre è infatti la LIS (Lingua Italiana dei Segni). Questo significa che frasi troppo lunghe o articolate e termini di raro utilizzo rendono loro più difficile la comprensione del testo. L'indicazione è quindi verso la maggiore semplicità e chiarezza possibile: l'opposto costume, del resto, non giova ad alcuno. Vi sono poi gli utenti che presentano difficoltà di compiere determinati movimenti, quali ad esempio la pressione congiunta di due tasti (come occorre fare per scrivere il carattere @); o impossibilità di avere un preciso controllo degli stessi. In questi casi si usano tastiere o mouse particolari: tasti più distanziati, copritastiere per evitare pressioni involontarie e simili. Per questi utenti è importante che vi sia una qualche distanza fra gli oggetti da cliccare, sì da garantire una maggiore tolleranza agli errori. Un cenno meritano infine i soggetti affetti da disturbi di carattere psichico. Il tema è di enorme complessità e chi scrive non possiede competenze tali da affrontarlo in dettaglio. Si può riportare però un dato indicativo: le scritte lampeggianti che spesso si incontrano navigando in rete hanno provocato reazioni epilettiche nei navigatori predisposti, quindi sarebbe opportuno limitarne l'uso ai casi in cui risulti strettamente necessario.
 
Il quadro, sia pur semplificato, che si è cercato di tratteggiare è comunque in grado di far capire qual è la natura e complessità dei problemi che il termine accessibilità sottende: la complessità è però più apparente che reale, essendo indispensabile non considerare in maniera "integralista" le singole ipotesi: dovendone tener conto nel loro insieme, solo un approccio di mediazione è in grado di produrre risultati utili.
 
 
 

4. Si può fare

Uno dei luoghi comuni che rallentano l'affermarsi, nel settore in esame, del principio della progettazione universale ? di quel principio cioè in base al quale occorre progettare un prodotto od un'applicazione tenendo conto delle esigenze di tutti gli utenti, anche di quelli marginali -, è quello secondo cui applicare i criteri di accessibilità finisce col mortificare la creatività dello sviluppatore dando origine a risultati insoddisfacenti dal punto di vista estetico.

Il timore risulta ? in larghissima misura ? infondato. Partendo dal presupposto che scopo delle attività di comunicazione è quello di veicolare informazioni, in base alla teoria generale della percezione esse possono sempre essere spostate da un canale ad un altro senza nulla togliere alla forma della comunicazione. Un esempio può forse aiutarci a capire meglio.

Se, camminando per strada, sentiamo un pianoforte che suona "per Elisa" percepiamo prima di tutto un'informazione: qualcuno sta suonando Beethoven al pianoforte; se, avvalendoci della multimedialità, appoggiassimo sul davanzale della finestra un cartello con su scritto "qui si sta suonando Per Elisa", nulla toglieremmo all'arte del musicista, ma riusciremmo a fornire la stessa informazione anche ad un sordo.
L'idea stessa di multimedialità indica appunto che si possono utilizzare diversi mezzi per veicolare la stessa informazione, e questo senza compromettere né la sostanza né la forma della comunicazione: i canali viaggiano infatti in parallelo, sì da poter intercettare le diverse abilità percettive dei fruitori.Solo quando il mezzo non è utilizzato per veicolare un'informazione ma una manifestazione artistica, esso è imprescindibilmente legato all'oggetto della comunicazione: in altri termini quando la forma è arte la sua percezione è strettamente legata al canale di fruizione; la multimedialità in questo caso non aiuta, perché non è possibile far viaggiare sugli altri canali la stessa informazione in forma diversa. Utilizzare gli altri canali presuppone, infatti, un progetto artistico completamente nuovo.

Le pubbliche amministrazioni utilizzano le tecnologie telematiche per diffondere o ricevere informazioni, ovvero per erogare servizi: in entrambi i casi, alla luce di quanto appena detto, il principio della multimedialità è perfettamente in grado di ampliare lo spettro di utenza raggiunta, senza imporre modalità estetiche predefinite Vi è, ovviamente, tutta una serie di accorgimenti tecnici che devono essere adottati, pena l'insorgere delle barriere. Gli accorgimenti sono quelli standardizzati a livello internazionale dal W3C e richiamati anche dalla recente legge Stanca sull'accessibilità (Legge 9 gennaio 2004 n. 4).

Nella costruzione di un sito internet, come del resto in tutti gli altri campi delle attività umane in cui esso è stato applicato, il principio della progettazione universale, oltre ad ampliare la fascia di utenza potenziale, produce anche vantaggi riflessi per una vasta area di utenza "convenzionale". Essa non manifesta criticità tali da consolidarsi in barriere, ma dalla maggiore accessibilità e fruibilità riceve comunque un indubbio beneficio. Basti pensare agli anziani, a chi accede ad internet con tecnologie obsolete, agli stranieri poco pratici della nostra lingua. Se eliminare barriere significa costruire un sito flessibile alla personalizzazione dell'utente, se comporta la scelta del linguaggio più semplice, se rende preferibile privilegiare la funzionalità a discapito degli "effetti speciali", allora è di tutta evidenza come un sito senza barriere, essenziale per alcuni utenti, diventa preferibile agli occhi di tanti altri.
 
 
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5. Si deve fare

I principi di trasparenza e di pubblicità dell'attività amministrativa di cui alla legge 241 del 1990, gli strumenti di collaborazione partecipativa del privato all'azione amministrativa, il dovere per le P.A. di comunicare, e, da ultimo, il riconoscimento a livello costituzionale del principio di sussidiarietà orizzontale di cui al riformulato art. 118 Cost, sono tutti elementi convergenti in un'unica e chiara direzione: quella dell'interscambio fra privato ed istituzione pubblica nell'interesse di entrambi. Rimuovere e prevenire le barriere digitali che detto dialogo ostacolano non significa soltanto rendere disponibili a tutti opportunità episodiche e comunque fruibili secondo le modalità tradizionali: significa incidere direttamente sulla soggettività civica degli individui esclusi, sulla titolarità in capo ad essi di situazioni giuridiche attive, anche di rango costituzionale, e quindi, in conclusione, sulla loro sostanziale dignità sociale.

 



Ultimo aggiornamento: 13/11/06