Tema: Recensioni

Gregorio Arena, a c., La funzione di comunicazione nelle PA, Maggioli 2001

di Emilio Simonetti

 

    Gregorio Arena, a cura di,

    La funzione di comunicazione nelle pubbliche amministrazioni

    con scritti di: G. Azzariti, G. Arena, M. Bombardelli, P. Marsocci,
    D. Borgonovo Re, G. Piperata, F.Spantigati,
    B.Plateo, F.Albanese,C. Anteri

    Maggioli, Rimini 2001, pp. 308
 
 
 

 
Un libro da leggere con l'elmetto

Leggi partecipazione, semplicità, autonomia/responsabilità, funzione di comunicazione e pensi che siano solo categorie giuridiche che preannunciano un monolitico saggio di diritto amministrativo. Poi ti addentri nella lettura e scopri invece che si tratta di masse tettoniche in movimento, lastroni del pensiero giuridico che causano grandi rivolgimenti, veri terremoti sulla superficie della Dottrina.

Stiamo parlando del libro curato da Gregorio Arena, frutto di una ricerca nazionale di un gruppo di lavoro cofinanziato dal MURST e svolta presso le Universita' di Perugia, Trento e Firenze. La lettura della pubblicazione, che ne riporta i risultati, è a dir poco irrinunciabile per chi come noi addetti e responsabili URP fa della comunicazione materia di lavoro e che attraverso essa ha la possibilità di capire in quale assetto geo-amministrativo il sommovimento della comunicazione pubblica di questi ultimi anni li sta portando ad operare.

Ma quali sono queste scosse telluriche? Sono quelle dell'ultimo decennio di cambiamenti normativi nella pubblica amministrazione, letti alla luce di un griglia interpretativa che, come sottolinea Gaetano Azzariti nella Introduzione al volume, hanno portato ad un "cambio di paradigma". E' questo il motivo per cui si assiste alla riconfigurazione della comunicazione da mero fattore incidente nella sfera dell'organizzazione delle pubbliche amministrazioni, a vera e propria "funzione amministrativa".

Con l'eccezione dei due ultimi contributi, di taglio piu' tecnico-comunicativo, si puo' dire che tutti i capitoli del libro sono come lastroni in movimento. E tra questi quello di Gregorio Arena e' come una sorta di piattaforma di base da cui gli altri prendono l'abbrivio. Lo studioso di diritto amministrativo ci offre una tassonomia della comunicazione pubblica precisa e ordinatrice, corroborata da anni di personali riflessioni in materia. Distingue comunicazione di certezza - quella tradizionale degli atti della pa c.d. dichiarativi; comunicazione di servizio - concernente atti, funzioni e norme pubbliche, dove tali informazioni vanno ormai intese come parte integrante del servizio stesso; comunicazione di innovazione - che assorbe le attivita' di ascolto di cittadini e dipendenti svolte dagli URP; e, infine, al vertice della "funzione di comunicazione delle pubbliche amministrazioni", comunicazione di cittadinanza.

Quest'ultima nozione, precisa Arena, non riguarda la sfera politica, cui appartiene lo status di cittadino ma, piu' estesamente, quella amministrativa, che dunque ricomprende un novero piu' ampio di soggetti. Che cos'è allora la "comunicazione di cittadinanza"?

E' quella comunicazione pubblica che "mira a rendere le persone cui si rivolge, sia cittadini che dipendenti pubblici, soggetti consapevoli di attivita' finalizzate alla soddisfazione di interessi di carattere generale". Ma non capiremmo perché la comunicazione di innovazione e la comunicazione di cittadinanza rappresentano gli architravi del nuovo modello di amministrazione "condivisa e colloquiale" avanzato da Arena, se non rivolgessimo la nostra attenzione alla nozione di comunicazione stessa, posta dallo studioso a fondamento di queste due categorie dell'agire pubblico. Si tratta di intendere la comunicazione, secondo il suo etimo, come un "mettere in comune" fra soggetti, un condividere, un partecipare l'un l'altro.

Che cosa? Non una "forma" del mondo, come nell'in-formare, che ci aiuta a semplificare la complessita' di cio' che ci circonda; ma una "visione" del mondo. "Nel comunicare, a differenza che nell'in-formare, e' fondamentale il rapporto fra i soggetti, piuttosto che non il rapporto tra questi e la realta' che li circonda". Possiamo capire allora perche' con la comunicazione di innovazione e la comunicazione di cittadinanza ne va dell'essenza stessa dell'agire pubblico che si applica ai problemi riguardanti la tutela ambientale, l'istruzione, la salute, il lavoro. Essi, sottolinea Arena, sono sempre piu' problemi "sisistemici", la cui soluzione non puo' passare attaverso interventi parziali o l'azione di singoli soggetti.

Hanno bisogno infatti per essere affrontati adeguatamente, dello sforzo congiunto di piu' soggetti "ognuno dei quali puo' contribuire alla ricerca della soluzione portando il proprio contributo di esperienza, tempo attenzione, idee, competenza". Ecco perche' e' centrale la "funzione di comunicazione pubblica": puo' contribuire a creare quella consapevolezza, quel sistema di alleanze di soggetti autonomi tenuti insieme "non mediante il potere ma grazie alla capacita' della comunicazione di modificare i loro punti di vista e quindi anche i loro comportamenti".

Ma dove i lastroni della dottrina sembrano muoversi con piu' evidenza, e' nel contributo di Federico Spantigati. Non e' un caso che l'illustre costituzionalista Azzariti manifesti nell'introduzione il suo dissenso piu' forte per quanto emerge dal suo saggio, teso a porre i fondamenti del nuovo paradigma del sistema amministrativo: il passaggio dal principio di legalita' della societa' "omogenea", al principio di comunicazione della societa' pluralista. Nel primo caso, il principio di legalita' "fissa il modo (procedimento) e il fine (interesse pubblico) secondo i quali l'amministrazione pubblica e' costretta ad agire [...] esso serve ad avere certezza della realizzazione della volonta' del potere". Nel secondo caso, "stabilisce i confini, posti nella struttura istituzionalizzata nei poteri pubblici, all'ambito di scelta dell'amministrazione pubblica per comporre gli interessi soggettivi nei conflitti". Qui i rischi del superamento dei tradizionali schemi giuridici potrebbero portare ad un sorta di "tirannia della comunicazione" e al prevalere di "interessi forti", paventa Azzariti.

Ma non trascurabili sono anche i sommovimenti provocati dal saggio di M. Bombardelli sul ruolo della comunicazione come elemento connettivo e criterio ordinatorio dell'organizzazione amministrativa; quelli di P. Marsocci, tesi a mostrare le carenze della legge 150/2000; di D. Borgonovo Re, che tematizza, in particolare, la peculiarita' del ruolo innovativo degli URP; di G. Piperata, focalizzato sulla funzione di comunicazione nei servizi pubblici; e di B. Plateo, infine, sul significato del territorio nella comunicazione ambientale.

Un libro insomma da leggere con l'elmetto, ricco di scossoni teorici, come si conviene, d'altra parte, ad una seria ricerca scientifica che nel mettere alla prova il "non ancora pensato" rimette sempre in discussione il "gia' dato". I crolli provocati dalle scosse presenti nel libro non sono comunque quelli ambientali che preoccupano tanto la Protezione Civile, ma quelli non meno rilevanti che investono il fare amministrativo e che riguardano in primo luogo il ruolo e la funzione della comunicazione pubblica.

Ma nulla di preoccupante per i colleghi che lavorano negli URP: loro, l'elmetto, ce l'hanno in dotazione per professione.

Emilio Simonetti


Ultimo aggiornamento: 20/11/06