Tema: Recensioni

Luca Soda, L'innovazione nella pubblica amministrazione, Datanews 2000

Guida ai processi di cambiamento in sette parole chiave

di Lidio Maresca

    Luca Soda, a cura di,

    L'innovazione nella pubblica amministrazione
    Guida ai processi di cambiamento in sette parole chiave

    Datanews, Roma 2000, pp. 138
 
 
 
 
 
 
 

Sette parole chiave per comprendere il cambiamento della pubblica amministrazione.

Conoscenza, Formazione, Organizzazione, Tecnologia, Comunicazione, Risultato, Controllo. Il lavoro su questi sette termini chiave di Luca Soda (pregevole non solo dal punto di vista della ricerca) pare strutturato secondo i dettami della context analisys. Si è dunque ben lungi dalla consueta e banale tesina giurisprudenziale, cara alla vecchia scuola della pubblica amministrazione dei tempi andati.

Questa, almeno, è la prima impressione: sin dalle prime righe, infatti, s'intuisce chiaramente quanto l'autore sia un professionista della comunicazione pubblica. Anche il neofita, infatti, sebbene digiuno di teorie e tecniche giuridico amministrative, di fronte alle "sette parole chiave", è in grado di riconoscere in modo approfondito le problematiche insite nel mestiere di pubblico amministratore del terzo millennio.

La notevole differenza tra il fare e il saper fare, molto ben descritta, introduce il discorso sulla formazione. Ma la volontà dell'autore non è certamente quella di comunicare delle ovvietà: per lui si tratta, al contrario, di proseguire nella "rivoluzione copernicana" che le leggi di riforma hanno innescato, introducendo "nuove metodologie formative" e sperimentando inediti paradigmi, come i "processi on the job", imboccando, in tal modo, una nuova autostrada appena ultimata. In tale prospettiva è logico che il formatore stesso, quello old-style, sia messo in discussione, così come è senz'altro palese l'obsolescenza delle odiose e stantie politiche di reclutamento del personale.

Nonostante la materia sia impegnativa, l'autore è in grado di catturarci abilmente, con la sua sinteticità e la sua efficacia, in più di un'occasione: "Amministrare, più che un'attività è un processo, più che una funzione è un insieme di compiti diversificati, è la sintesi dell'integrazione di sistemi differenti: la politica, l'organizzazione, la tecnologia, l'economia, il diritto". Fino ad arrivare a quest'altra efficace affermazione: "L'immaterializzazione dei processi produttivi determinerà la scomparsa delle vecchie mansioni legate all'amministrazione/atto e l'affermarsi di nuove professioni necessarie all'amministrazione/conoscenza [...]"

In questi passi, dai quali emerge una seria volontà innovativa, è racchiusa l'essenza di gran parte di un ottimo primo capitolo che affascina per il linguaggio diretto ed efficace.

Purtroppo, affrontando il secondo (ed aspettandoci la medesima grinta), ci si smarrisce, rammaricandosi nel constatare una caduta di stile.

Le pagine, la costruzione del periodo, alcune terminologie di palazzo... tutto ricorda la meccanicità tipica del dipendente pubblico preposto alle note esplicative delle norme. Si è colti da un senso di fastidio dovuto alla caratteristica, pedissequa, forma didascalica... chi scrive è disorientato: dove sono finiti la vivacità e il brio di Luca, l'amico con il quale ci si confronta ogni volta che si ha la fortuna (e il tempo) di potersi incontrare?

Che si sia omologato? Ci si rifiuta di crederlo, e si fa bene, a dispetto della quasi totale mancanza di propositività che contraddistingue questa parte. Qui, in effetti, l'autore si limita a descrivere, a spiegare il già fatto, aggiungendo queste pagine alle molte in circolazione, con il risultato di ridondare, di diventare l'ultima voce aggiunta del coro, sminuendo le proprie invidiabili peculiarità di solista. Chissà? Forse era necessario. Comunque, grazie al cielo, è solo un attimo.

Soffermandosi, infatti, a riflettere sul piglio delle affermazioni, indiscutibilmente assai più fluide, racchiuse nel capitolo successivo, ecco ritrovare piacevolmente i connotati dell'amico convinto e determinato: degna di nota, ad esempio (perché veramente notevole), è la denuncia contro il cultural gap, a cui segue subito la proposta di "aiutare" gli operatori pubblici "a concepire le loro funzioni dentro un orizzonte profondamente mutato, si potrebbe dire non solo a lavorare informaticamente ma anche a pensare informaticamente".

Pensare informaticamente, già.

Sicuramente il divario fra dirigente e operatore (il cultural gap), è un patente paradosso. Si rifletta sulla rivoluzione determinata dal telelavoro: ora ci sono le norme, d'accordo. Ma chi le applica? La "cultura del lavoro on line" è tuttora inesistente. Difficile non essere polemici, in quest'ambito. Ebbene: l'autore non cade nella trappola, organizzando il da fare in proposte concrete e organizzate, risparmiandoci i classici ragionamenti-pretesto che conducono inevitabilmente a sterili diatribe.

Il quarto e il quinto capitolo, infine, possono essere considerati un unicum, visti gli argomenti trattati. Il risultato e il controllo, infatti, attraverso il "monitoraggio delle necessità", la semplificazione, il "controllo di gestione" e quant'altro sia nato dalle leggi di riforma o ne sia naturale conseguenza, sono argomenti che è impossibile non considerare strettamente interdipendenti.

L'autore insiste sulla "cultura del risultato", sul cambiamento che si produrrà. Un esempio? I tempi di lavoro. Ma non solo. Proseguire in quest'esercizio, eseguendolo a regola d'arte, non può essere considerato una disamina sterile di norme e decreti, ma deve per forza essere stimato come una vera e propria analisi sociologica (e per piacere si passi il fin troppo bistrattato aggettivo) di quanto sta avvenendo o è in procinto di essere.

Più che sugli argomenti, dunque, piace soffermarsi sull'attenzione, assolutamente non maniacale, (si può dire, al contrario, benefica) che l'artefice di questa fatica ha posto intorno all'incessante agire-reagire (e dunque al continuo divenire) che si agita intorno alle persone che compongono la pubblica amministrazione.

Sembra opportuno, in sostanza, riflettere sulla considerazione che egli riserva all'impatto che, grazie all'innovazione, si determina sulle risorse umane all'interno della macchina-stato. Fenomeno, questo, sempre più interessante (e non solo dal punto di vista organizzativo) sia per gli operatori pubblici, impegnati a costruire un'amministrazione a misura di cittadino, sia per i cittadini stessi, sempre più attenti e, quindi, sempre più curiosi di sapere quali cure siano state adottate da alcuni loro simili per (cominciare a) disintossicarsi dalla burocrazia.


Ultimo aggiornamento: 20/11/06