Tema: Redazionale

Poligoni irregolari

Come le amministrazioni italiane affrontano il problema del coordinamento della funzione di comunicazione

di Redazione

copertina volumeNicoletta Levi
 
Poligoni irregolari
La struttura di coordinamento e la funzione di comunicazione nelle amministrazioni pubbliche
 
Dipartimento della Funzione Pubblica e Regione Emilia Romagna
 
URPdegliURP, Collana "Strumenti", vol. 3, 2004
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Per quanti si interrogano su come organizzare la funzione di comunicazione nelle amministrazioni pubbliche, problema annoso e complesso e da cui può dipendere il buon esito delle azioni di comunicazione, può rappresentare un'utile lettura il volume "Poligoni irregolari: la struttura di coordinamento e la funzione di comunicazione nelle amministrazioni pubbliche italiane", edito dal Progetto URPdegliURP (Dipartimento della Funzione Pubblica e Regione Emilia-Romagna) nell'ambito della propria collana editoriale "Strumenti".

Il volume, che raccoglie gli esiti di una indagine nazionale realizzata nel corso del 2003 su un campione di 300 amministrazioni e attraverso studi di caso in alcuni grandi enti pubblici, è stato curato da Nicoletta Levi, dello staff di coordinamento del Progetto.

Del come organizzare la funzione di comunicazione e i molteplici attori che la gestiscono si cominciò a parlare già all'indomani della promulgazione della Legge 150: infatti a fronte di un tentativo di distinguere fra chi fa cosa (Ufficio relazioni con il pubblico per la comunicazione ai cittadini, Ufficio stampa per la comunicazione agli organi di informazione e il Portavoce per la comunicazione dell'organo politico), la Legge nulla diceva in riferimento a come rendere possibile una efficace relazione professionale tra gli attori in gioco, non prospettando, cioè, soluzioni in particolare sul fronte del coordinamento organizzativo. Che fare dunque? Il 7 febbraio del 2002 l'allora Ministro della Funzione Pubblica, Franco Frattini, emanò una direttiva con un esplicito riferimento al coordinamento: la soluzione indicata era"... una struttura di coordinamento, costituita dal direttore dell'Urp e delle analoghe strutture ove esistenti, dal direttore dell'Ufficio Stampa e dal Portavoce se presente all'interno dell'amministrazione. La struttura di coordinamento ha funzioni di programmazione, indirizzo e raccordo delle attività da realizzare. Alla struttura di coordinamento spetta il compito di presentare al vertice dell'amministrazione, entro il 30 novembre di ogni anno, il Piano di Comunicazione."

L'indagine nazionale, e il volume che ne raccoglie i principali dati, ha perciò tentato di verificare quanto le amministrazioni italiane hanno fatto proprie le indicazioni contenute nella direttiva, quali variabili incidono sulla fattibilità della struttura di coordinamento, quali altri leve sono utilizzabili per garantire integrazioni, coerenze, sinergie fra gli attori della comunicazione dentro le amministrazioni.

Le conclusioni dell'indagine hanno suggerito il titolo del volume: come i poligoni irregolari sono figure geometriche in cui nessun elemento, lati ed angoli, sono uguali, così i modelli di organizzazione della funzione di comunicazione dentro le amministrazioni pubbliche sono molto diversi tra loro e sfuggono, così, alla regolarità e semplicità del disegno organizzativo suggerito dalla Direttiva. Perché? In primo luogo perché la fattibilità, e forse l'efficacia, della struttura di coordinamento dipendono da caratteristiche distintive e strutturali delle organizzazioni pubbliche, quali la missione dell'organizzazione, la tipologia dei processi decisionali ed operativi (le funzioni programmatorie e legislative tipiche di regioni e province versus le funzioni di gestione diretta di servizi tipiche dei comuni), le dimensioni dell'ente (con riferimento al numero di abitanti): dai dati emerge, ad esempio, che la struttura di coordinamento è una modalità di organizzazione della funzione di comunicazione più nelle aziende sanitarie e nei ministeri che non nei comuni e più nei comuni di medie dimensioni che non nei comuni piccolissimi o a dimensione metropolitana. Perciò, pur essendo diffusa nel 41% delle amministrazioni pubbliche, la struttura di coordinamento intesa secondo il modello della Direttiva Frattini non sembra poter rispondere a criteri di universalità. In secondo luogo perché la complessità delle organizzazioni pubbliche suggerisce (impone?) di agire su più fronti per raggiungere l'obiettivo di coordinare azioni ed attori di comunicazione: la gerarchia non è dunque sufficiente, così come non lo sono, singolarmente prese, le tecnologie, le procedure, le regole formali o le attività di pianificazione. A queste leve, cosiddette hard, occorre affiancare azioni soft che agiscono sulle persone e la loro motivazioni: ecco allora le amministrazioni puntare sulle competenze, le professionalità, la valorizzazione dei ruoli, l'identità e la cultura organizzativa.

Niente soluzioni uguali per tutti, dunque, e neanche soluzioni esclusivamente gerarchiche: la sfida del coordinamento si vince, prima di tutto, agendo sulle persone e sul loro coinvolgimento intorno a un obiettivo comune e condiviso: avvicinare le amministrazioni ai cittadini e i cittadini alle amministrazioni. Il volume è scaricabile dal sito del Progetto www.urp.it oppure può essere richiesto in copia cartacea all'indirizzo info@urp.it

Buona lettura.



Ultimo aggiornamento: 30/11/05