Tema: Comunicazione pubblica

Una strategia della reversibilita' in un mondo di zuffe condominiali

La possibilita' di riduzione delle ''relazionalita' coatte'' nel processo di modernizzazione della societa', alla quale puo' contribuire anche la comunicazione pubblica

di Andrea Pitasi

La società italiana di oggi assomiglia sempre più ad un'assemblea condominiale nella quale si trovano persone diversissime per variabili socio-demografiche e per stili di vita che probabilmente non si frequenterebbero mai al di fuori delle circostanze condominiali, anzi, senza queste circostanze queste persone non si sarebbero mai conosciute. Tutte queste persone si trovano nell'assemblea, loro malgrado, per tutelare il proprio interesse personale. Vengono imboniti da un tizio - l'amministratore - che, invocando un presunto interesse generale e collettivo, sta in effetti curando il proprio. Questa è una grande metafora della società di oggi in cui è diffuso un fenomeno sociale piuttosto potente che frena il cambiamento nella direzione di una cultura dell'ascolto e del servizio al cittadino nella propria specificità evolutiva e nella piena realizzazione di sé stesso come persona umana, come auspicato dall'art. 3, comma 2, della nostra Costituzione.

Qual è questo fenomeno sociale potentemente negativo, retrogrado e frenante che danneggia, e non poco, il processo di modernizzazione della cosa pubblica e della società civile? Si tratta del fenomeno della relazionalita' coatta che accomuna, ad esempio, coloro che abitano nel medesimo condominio e che si trovano a confrontarsi - anche solo a livello assembleare - loro malgrado.

Una società completamente priva di relazionalita' coatta non è concepibile (basti pensare che sono relazioni coatte tutte quelle in cui gli attori sociali coinvolti non si sono scelti consapevolmente e liberamente per cui ciò vale anche per il rapporto genitori/figli) ma il processo di modernizzazione attraverso strategie client centered, customer satisfaction ecc. auspica e mira a ridurre il più possibile questo tipo di relazionalita' creando policies sempre più centrate sull'indivduo.

Il grande sociologo tedesco Ulrich Beck ha definito queste policies centrate sull'individuo processo di individualizzazione, sottolineandone, a mio avviso giustamente, anche i rischi. Un rischio del processo di individualizzazione è che in questo modo la persona umana si troverebbe, ad esempio, nell'ambito lavorativo a muoversi lungo il labile confine tra flessibilità e precarietà, tra emancipazione ed emarginazione. Tuttavia questo rischio si può facilmente ridurre sin dalla prima infanzia incentrando i percorsi formativi su una strategia di autoconsapevolezza evolutiva individuale, progettuale, fondata su una pedagogia focalizzata su come scegliere, come decidere e come mettere a fuoco nitidamente chi si è e chi si vuol diventare (tout court, non solo in termini lavorativi).

Il processo di individualizzazione presenta certamente qualche rischio ma anche non poche opportunità molte delle quali proprio nella direzione della riduzione della relazionalita' coatta e in questo senso la funzione semplificatrice della comunicazione pubblica potrebbe rivelarsi non solo di ordine amministrativo ma anche pratico nel senso di una comunicazione in grado di rimodellarsi sulle capacita' di scelta, valutazione del rischio ed eventuale richiesta di reversibilita' da parte del cittadino.

Vediamo quali sono queste opportunità offerte da queste dinamiche sociali in atto:

un tipo di società in cui al cittadino viene ampliata la possibilità effettiva di scelta lasciandogli valutare come decidere in funzione di un calcolo probabilistico rispetto ai propri progetti ed obiettivi di vita;
una "filosofia di vita" della relativizzazione grazie ad un abile gioco di identità multiple da usare nelle dinamiche di delocalizzazione/rilocalizzazione negli scenari globali;
un incremento di complessità effettiva (ovvero quella che aumenta concretamente e pragmaticamente le possibilità di scelta individuale e di differenziazione funzionalmente autoreferenziale degli stili di vita);
un incremento tendenziale della reversibilità e la conseguente riduzione di conflitti sociali - pubblici o privati - i quali spesso nascono da "convivenze forzate", intese in senso ampio;
una minor incidenza delle comunità intermedie, come le definisce Enrico Spagna Musso, le quali di fronte ad un cittadino ben centrato in sé stesso che sa cosa desidera e, almeno a livello strategico - tattico, come ottenerlo risulterebbero impietosamente "nude", spogliate di tutto quel simbolismo retorico - valoriale sul quale molto spesso hanno giocato con ambiguità per riprodurre le proprie logiche di potere;
la trasparenza di idee, identità, obiettivi, e risorse disponibili rispetto allo specifico progetto di vita di un cittadino porta a trasformare le funzioni latenti in manifeste e a dissolvere quelle che prima erano manifeste coperture di funzioni latenti.

In uno simile scenario vige il pragmatismo del cashvalue, la desacralizzazione del collettivo, la smitizzazione della storia, dell'epica, della religione.

Laddove ciò non è ancora avvenuto, si assiste a feroci zuffe condominiali come quelle del Medio Oriente che nascono appunto dalla non reversibilità, dalla relazionalità coatta e dalla convivenza forzata: oltretutto, arricchita da orpelli simbolici retrò ma di potente effetto mediatico, come il martire per una causa superiore, voluta da qualche divinità che rimbalza nei media massicciamente e, oltretutto, non richiede neppure un cachet per l'uso del marchio.


Ultimo aggiornamento: 25/11/05