La pandemia del 2020 ha segnato la vita di miliardi di persone, obbligandole a modificare improvvisamente le loro abitudini, rinunciando al lavoro e alla socialità. Il 2021, che si è aperto positivamente con l’avvio di una campagna di vaccinazione globale di dimensioni mai viste prima, continua tuttavia a subirne l’influenza: è ormai dato per assodato che le conseguenze economico-sociali del COVID-19 persisteranno ancora a lungo, impattando sugli anni a venire.
Tale visione è condivisa da due importanti organizzazioni internazionali, che nella seconda metà del 2020 hanno dato vita a progetti di ricerca ed analisi proprio sull’impatto che la pandemia ha avuto sulle nostre società, in particolare per quanto riguarda il settore pubblico.
Da un lato, l’International Institute of Administrative Sciences (IIAS) ha pubblicato un’analisi approfondita delle misure che le amministrazioni pubbliche hanno adottato, tra marzo e giugno 2020, per fronteggiare la situazione. Good Public Governance in a Global Pandemic, attingendo dalle esperienze nazionali di ben 35 paesi appartenenti a tutti i continenti, ha stilato una prima valutazione dei risultati ottenuti nell’affrontare la crisi sanitaria: ciò che emerge è una sorta di vademecum per pubbliche amministrazioni, dove le azioni virtuose, così come le fragilità o i malfunzionamenti in seno al settore pubblico, vengono descritti e argomentati.
Dall’altro lato, l’Osservatorio per l’Innovazione del Settore Pubblico (OPSI) dell’OCSE ha recentemente pubblicato un rapporto che riassume gli elementi principali emersi durante l’evento Governments after Shock, tenutosi online nel novembre scorso. Obiettivo dell’incontro, che ha raccolto 5500 tra rappresentanti del settore pubblico ed esperti del settore, è stato cercare di comprendere l’eredità che la pandemia ci ha lasciato e le criticità che le amministrazioni dovranno affrontare una volta superata l’emergenza sanitaria.
Pur provenendo da due contesti piuttosto diversi tra loro (accademici nel primo caso e addetti ai lavori nel secondo), è interessante notare come entrambi gli studi sottolineino l’importanza di alcuni provvedimenti che i Governi e le amministrazioni pubbliche devono adottare il prima possibile. Tra le varie proposte emerse, si riscontrano elementi comuni, come una maggior trasparenza nella comunicazione verso i cittadini, politiche con orizzonti temporali di più ampio respiro o la digitalizzazione dei servizi, ma anche temi meno ricorrenti. Esempi ne sono una collaborazione di maggior qualità a livello internazionale, così come all’interno dei singoli Governi (superando le tradizionali verticalità delle politiche pubbliche) e la creazione di una cosiddetta “data governance” nazionale ed internazionale, capace di proteggere i fruitori della rete e al contempo massimizzarne i benefici.
Cosa emerge da queste analisi? Da un lato, che la pandemia ha ridefinito le priorità pubbliche, spingendo nella direzione di un rafforzamento delle misure di cura, assistenza e prevenzione sanitaria, nonché di welfare economico e sociale, e verso un ricorso, come mai prima diffuso, alla erogazione e fruizione di servizi digitali. Dall’altro, pur nella sua drammaticità, risulta chiaro che il COVID-19 abbia agito da incubatore di strumenti innovativi per le pubbliche amministrazioni ed i Governi che, con risultati più o meno soddisfacenti, hanno reagito alle sfide poste dal virus.
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