Giustizia: la diffusione di Best Practices nella Regione Campania
25 settembre 2014 - Abbiamo intervistato il Prof. Giuseppe D’Angelo - Dirigente Unità Organizzativa “Fondi locali, nazionali, comunitari” – per avere un contributo sul ruolo e l'impegno complessivo della Regione Campania nell’ambito Progetto Best Practices.
D. Quale è stato il principale motivo di adesione della Regione Campania al Protocollo d’intesa fra Ministero della giustizia, Funzione Pubblica e Regioni per la realizzazione del Progetto transnazionale interregionale “Diffusione di best practices presso gli Uffici giudiziari italiani” (DBP)?
R. Il tema della Giustizia in Campania è legato a una serie ampia e diversificata di argomentazioni che vanno dal bisogno di legalità alla riduzione dei tempi del processo.
In Campania, così come in altre aree del Paese, esiste un elevato livello di conflittualità in particolare in ambito civile, per cui l’esistenza di un’amministrazione della Giustizia che sia caratterizzata da efficienza e innovazione è sempre stato ritenuto alla base del miglioramento sociale e amministrativo della regione.
Il 24 luglio 2008 la Giunta Regionale della Campania stabiliva l’adesione al Protocollo d'Intesa per la realizzazione del Progetto transnazionale interregionale "Diffusione di best practices presso gli uffici giudiziari italiani”" (DBP).
In particolare dell’iniziativa era stata valutata la coerenza con le finalità e gli obiettivi dell’Asse VII “Capacità istituzionale” del PO Campania FSE 2007-2013. Questo aspetto è essenziale per comprendere quali risultati la Regione Campania si attendesse per il territorio e, in particolare, per la Pubblica Amministrazione e, quindi, quali orientamenti e indirizzi ha dato a tutta la fase attuativa del progetto.
Come viene sottolineato in una successiva deliberazione della Giunta, la Regione ha voluto rispondere in modo compiuto, anche nell’ambito dell’utilizzazione dei Fondi Comunitari, al proprio ruolo istituzionale di coordinamento, indirizzo e sostegno alle attività delle Amministrazioni locali, assicurando, tra l'altro, l'informazione, l'affiancamento e l'assistenza utili a incrementare la capacità di programmazione, progettazione, monitoraggio e valutazione degli interventi attuati a livello locale, anche attraverso la valorizzazione delle competenze e del potere decisionale ai diversi livelli di governo e di partenariato economico e sociale. E in quest’ottica la Regione, anche con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa sugli Uffici Giudiziari, ha deciso di dedicare particolare attenzione al rafforzamento della capacità di azione dell’Amministrazione regionale e delle amministrazioni periferiche, facendo progredire una cultura amministrativa della Giustizia incentrata sulla qualità delle prestazioni, intesa come adeguatezza degli standard di professionalità degli operatori e attenzione alla soddisfazione delle utenze, basando questa attenzione sulla effettiva conoscenza e valorizzazione delle concrete esigenze e potenzialità dei cittadini e dei territori.
In particolare l’obiettivo prioritario della Regione per gli Uffici Giudiziari è stato quello di creare reali condizioni di miglioramento “permanente” degli stessi.
Anche dal punto di vista dell’impegno economico e gestionale, lo sforzo della Regione Campania è stato significativo: nell’ambito del Progetto DBP sono stati, infatti, realizzati tre diversi interventi, il terzo dei quali ancora in corso, coinvolgendo in totale 24 Uffici Giudiziari, per un impegno economico complessivo di quasi sei milioni di euro.
D. Quale è stato il modello di governance del Progetto DBP adottato dalla Regione Campania?
R. L’Area Generale di Coordinamento “Programmazione, Piani e Programmi”, attuale Direzione Generale per la Programmazione Economica e il Turismo, che esprime il Responsabile dell’Obiettivo Operativo P.1) del PO Campania FSE 2007-2013 e il Responsabile dell’Attuazione dell’Asse VII e, in particolare, dell’iniziativa “Servizio di Assistenza Organizzativa agli Uffici Giudiziari della Campania” ha da subito definito un modello di governance multilivello con un’ampia partecipazione dei diversi attori. La Regione, per ognuno dei tre interventi realizzati, ha costituito una Cabina di Regia (CdR) con i seguenti compiti:
- garantire l’uniformità delle azioni di assistenza organizzativa, fermo restando le prerogative di ciascun ufficio giudiziario;
- garantire il coordinamento strategico di tutte le azioni verificandone le ricadute nei singoli contesti;
- valutare l’attuazione degli stati di avanzamento del Piano di Lavoro, anche al fine di un suo miglioramento tramite variazioni, integrazioni, modifiche;
- approvare i risultati di progetto;
- coordinare le attività di promozione e pubblicità del progetto, al fine di garantire il trasferimento degli output prodotti;
- ricavare dalle esperienze realizzate indicazioni per impostare in futuro nuovi interventi a supporto dello sviluppo e dell’innovazione degli uffici giudiziari;
- definire e realizzare azioni di cooperazione finalizzate allo scambio di prodotti e servizi e alla realizzazione di azioni e servizi comuni di interesse regionale.
Ciascuna CdR è stata formata dal Dirigente regionale responsabile del progetto, da un rappresentante della o delle società aggiudicatarie dei servizi di assistenza, da un rappresentante amministrativo e da un giudice – per ogni ufficio giudiziario coinvolto – e da funzionari regionali incaricati delle attività di supporto organizzativo operativo all’attuazione.
Ai fini dell’operatività della CdR, in ciascun Ufficio Giudiziario è stato istituito un Gruppo di Gestione Comitato Tecnico, composto da magistrati e personale degli uffici amministrativi, con il compito di coordinare le azioni all’interno di ciascun Ufficio.
Nel terzo intervento, in corso di realizzazione, la struttura organizzativa di coordinamento è stata ampliata con l’attivazione del Progetto “Uffici Giudiziari - Mainstreaming”, affidato all’organismo in House della Regione “Campania Innovazione S.p.A.” al quale è stato affidato, tra gli altri, il compito di Supporto tecnico-scientifico al coordinamento regionale dei Progetti Uffici Giudiziari. Ciò perché la molteplicità degli interventi, la complessità e diversità degli ambiti di azione, la non coincidenza tra chi sostiene economicamente il Servizio (la Regione Campania) e chi ne fruisce (gli Uffici Giudiziari), aveva reso indispensabile, anche in un’ottica di integrazione, generalizzazione, trasferimento e mainstreaming, un supporto tecnico-scientifico al coordinamento regionale I compiti principali affidati a tale supporto riguardano l’affiancamento alle CdR nell’attività di supervisione dei servizi erogati durante lo svolgimento delle attività progettuali e di supporto all’integrazione delle diverse iniziative progettuali realizzate.
D. Come sono stati i rapporti con il Dipartimento della Funzione Pubblica e con il Ministero della Giustizia in fase di realizzazione del Progetto DBP?
R. La Regione Campania ha condiviso l’intero percorso di sviluppo del Progetto “Best Practices”, sin dal suo avvio, con il DFP e con il Ministero della Giustizia. Con quest’ultimo il lavoro è stato in alcuni momenti dell’attuazione quasi “quotidiano”; ciò anche in conseguenza dell’articolato sistema di governance che la Regione ha predisposto e di cui ho parlato in precedenza, che ha richiesto un continuo confronto.
Analoga relazione sussiste con il DFP. In particolare nell’ambito del Progetto, si è condivisa l’attività di indagine quanti-qualitativa volta a monitorare lo stato dei progetti e a far emergere le best practices, tenendo conto dei diversi stati di avanzamento “nei cantieri” aperti nei diversi Uffici Giudiziari.
Sul tema della diffusione delle migliori pratiche il lavoro congiunto con il Ministero della Giustizia e con il Dipartimento della Funzione Pubblica è stato molto articolato, anche perché, come abbiamo già detto in precedenza, la Regione Campania è stata l’unica Regione coinvolta nel Progetto “Best Practices” che ha finanziato, parallelamente ai servizi di assistenza organizzativa agli uffici, un intervento trasversale di supporto alla realizzazione degli interventi e la diffusione delle buone prassi.
D. Quali sono stati i principali obiettivi della partecipazione della Regione Campania al Progetto DBP?
R. Come previsto dagli atti di Giunta e come abbiamo già in parte evidenziato in precedenza, la Regione Campania, con la partecipazione al Progetto DBP ha voluto rispondere a diversi obiettivi tra cui, il principale, è stato quello di favorire l’azione efficace e ampia del proprio Programma Operativo FSE 2007-2013, attraverso il proprio Asse VII della “Capacità Istituzionale”, in un ambito, quello della Giustizia, in cui si è sempre manifestata l’esigenza di cambiamento organizzativo e procedurale.
Sottolineiamo che la Regione Campania, con le sue tre iniziative del Progetto “Best Practices”, ha coinvolto praticamente tutti gli uffici giudiziari del territorio.
A ciò si aggiunge che con la citata iniziativa “Uffici Giudiziari - Mainstreaming” è stato ulteriormente ampliato lo scenario degli obiettivi da raggiungere, in quanto ha disegnato e messo in atto un modello organizzativo e di supporto alla Regione stessa di grande efficacia e utilità ai fini dell’attuazione di Progetti complessi e innovativi, sia la rispetto alla diffusione – orizzontale e verticale – delle buone prassi individuate dai propri interventi, sia rispetto al consolidamento degli aspetti tecnico-scientifici e attuativi.
D. Relativamente ai principali obiettivi che hanno determinato la partecipazione della Regione Campania al Progetto DBP, quali risultati è possibile rilevare a conclusione dei primi due interventi realizzati?
R. Atteso che al momento il terzo intervento è in corso e si concluderà, presumibilmente ad agosto del 2015, possiamo dire che il successo delle prime due iniziative ha spinto la Regione Campania, attraverso la novità dell’intervento “Uffici Giudiziari - Mainstreaming”, a ipotizzare una possibile ricaduta delle best practices sviluppate, non solo in modo orizzontale (verso altri Uffici Giudiziari) ma anche a livello verticale (cioè verso altre pubbliche amministrazione, tra cui la stessa Regione Campania).
Il primo intervento ha visti coinvolti i seguenti Uffici: Tribunale di Salerno, Tribunale per i Minorenni di Salerno, Procura della Repubblica di Sant’Angelo dei Lombardi. Tra i principali risultati positivi da esso ottenuti ricordiamo i seguenti:
- realizzazione di una piattaforma collaborativa per la gestione dei processi di indagine sociale tra tribunale per i minori ed i servizi sociali;
- implementazione di un sistema di notifica penale (denominato “C.Uf.”) tramite UNEP e Poste Italiane finalizzato all’abbattimento delle tempistiche processuali e delle spese di giustizia;
- sviluppo di una piattaforma collaborativa per la condivisione dei flussi informativi documentali tra tribunale e procura.
Il secondo intervento ha visti coinvolti i seguenti Uffici: Corte d’Appello di Salerno, Procura della Repubblica di Sala Consilina, Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, Tribunale di Sala Consilina, Tribunale di Torre Annunziata, Tribunale per i Minorenni di Napoli.
Il secondo intervento ha tra i suoi risultati principali i seguenti:
- sviluppo di un fissazione fascicoli penali, formazione ruoli di udienza e successiva trattazione, per l'evoluzione del modello di assegnazione dei fascicoli e di definizione dei criteri di iscrizione a ruolo degli stessi;
- realizzazione del servizio di gestione centralizzata dei CTU/Periti, al fine di consentire l'alimentazione di un database per la gestione ottimizzata dell’albo dei CTU e dei Periti;
- realizzazione di un nuovo Servizio Adozioni attraverso l’uso del web per consentire la gestione on-line dei procedimenti per le adozioni nazionali e, in futuro, internazionali;
- sviluppo di un nuovo processo di comunicazione e di interazione tra Procura e Tribunale per i Minorenni di Napoli, al fine di ottimizzare il flusso informativo tra i due uffici, che presentano processi lavorativi fortemente interconnessi fra loro;
- introduzione di nuovi metodi e strumenti per l'evoluzione del ruolo delle risorse dell’Ufficio, volti a garantire un change management per superare la rigida ripartizione del lavoro tra gli uffici;
- sviluppo di una soluzione tecnologica per il monitoraggio dello stato del fascicolo penale, attraverso il controllo del flusso di lavorazione di un fascicolo nella fase di indagine preliminare.
La terza iniziativa vede la partecipazione dei seguenti Uffici: la Corte di Appello di Napoli, le Procure di Avellino, Benevento, Napoli, Nola, Salerno, Torre Annunziata, la Procura Generale di Salerno, la Procura per i Minorenni di Salerno, la Procura Santa Maria Capua Vetere, i Tribunali di Benevento, Napoli, Nocera Inferiore, Nola e, infine, il Tribunale di Sorveglianza di Salerno.
Anche dal terzo intervento la Regione si attende interessanti risultati, compresi quelli che posiamo definire “di sistema”, in particolare per la presenza contemporanea, tra gli uffici giudiziari coinvolti, del Tribunale, della la Procura e della Corte d’Appello di Napoli, vale a dire i più grandi (dal punto di vista dimensionale) uffici requirenti e giudicanti d’Italia.
D. Quali criticità permangono e si dovrebbero affrontare prioritariamente ?
R. Una delle principali difficoltà realizzative, evidenziata più volte nel corso dei primi quattro anni di attuazione del DBP, è stata quella di introdurre soluzioni informatiche nuove a supporto dei nuovi e rinnovati procedimenti amministrativi e organizzativi di ciascun Ufficio Giudiziario coinvolto.
Questa criticità si è espressa, particolarmente nel corso della realizzazione intervento della prima iniziativa, sia a livello di CISIA, sia a livello nazionale e concretizzatasi nella difficoltà da parte delle strutture di gestione dei sistemi informatici del Ministero della Giustizia, di prendere in carico le procedure e i pacchetti applicativi eventualmente realizzati nel corso delle attività di assistenza organizzativa.
Come si è visto dall’elenco dei risultati ottenuti dalle prime due iniziative, il ricorso all’informatica per rinnovare o individuare procedure organizzative nuove è stato ampio e, in molteplici casi, necessario.
Sarà quindi indispensabile individuare una soluzione nazionale a questo problema anche in vista, nel caso della Regione Campania, delle soluzioni riorganizzative che durante il terzo intervento verranno individuate all’interno di Uffici quali la Procura di Napoli che, tra l’altro, ha un proprio progetto speciale di intervento (presentato e approvato dalla Cabina di Pilotaggio ministeriale), che ipotizza un significativo all’uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
D. In prospettiva, ritiene che l’esperienza di supporto regionale al sistema della giustizia possa essere replicato? Se si, rispetto all’esperienza di Best Practices quali cambiamenti si dovrebbero attuare?
R. È auspicabile che anche nell’ambito del settennio 2014-2020 altri progetti nazionali e locali rivolti agli Uffici Giudiziari siano realizzati. I cambiamenti rispetto all’esperienza del Progetto “Best Practices” dovranno essere riferiti, in particolare, all’introduzione massiccia delle TIC nel sistema della Giustizia, come già precedentemente evidenziato.
Per saperne di più
• Progetti operativi realizzati dagli Uffici Giudiziari della Regione Campania
• Esperienze e buone pratiche degli Uffici Giudiziari della Regione Campania