Innovation Union Scoreboard 2011

Il rapporto The Innovation Union's performance scoreboard for Research and Innovation è realizzato dalla direzione generale impresa e industria della Commissione Europea con la finalità di misurare e monitorare lo sviluppo e la realizzazione degli obiettivi d’innovazione e competitività del programma "Europa 2020"

L’innovazione è infatti un elemento centrale nell’agenda politica della Commissione Europea, che tra le sette iniziative guida della strategia Europa 2020 prevede l'"Unione per l’innovazione", la quale verte proprio sull’importanza della ricerca e dell’innovazione quali propulsori per la crescita e la competitività dell’Europa evidenziando come le politiche europee per l’innovazione siano complementari alle misure per l’austerità e il riequilibrio dei bilanci pubblici, come ha dimostrato il Consiglio europeo del 30 gennaio 2012.
In tale contesto, il rapporto, pubblicato su base annuale e presentato quest’anno dal vice-presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani e dalla commissaria per la ricerca e l’innovazione, Màire Geoghegan-Quinn il 7 febbraio 2012, introduce il quadro valutativo dell’Unione dell’Innovazione  e si configura come uno strumento riconosciuto e consolidato per valutare i risultati dell’innovazione negli stati membri dell’UE.

La ricerca considera i 27 Stati membri dell’UE, la Croazia, la Serbia, la Turchia, l’Islanda, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Norvegia e la Svizzera, e i  risultati si basano su 25 indicatori relativi a ricerca e innovazione, che vengono raggruppati in 3 categorie principali:

  • elementi abilitanti: gli elementi fondamentali che rendono possibile l’innovazione (risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi);
  • attività delle imprese:  rispecchiano in che modo le imprese europee sono innovative (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale);
  • risultati: mostrano come ciò si traduce in benefici per l’intera economia (essenzialmente gli effetti economici derivanti).

L’Innovation Union Scoreboard suddivide gli stati membri in 4 gruppi:

  • leader dell’innovazione: Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia;
  • paesi che tengono il passo: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito hanno risultati vicini alla media dell’UE-27;
  • innovatori moderati: Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna hanno risultati inferiori alla media dell’UE-27;
  • paesi in ritardo: Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania hanno risultati di molto inferiori alla media dell’UE-27.

Dall’analisi dei dati è evidente che il deficit d’innovazione dell’Europa deriva innanzitutto dal settore privato e che le attività d’innovazione delle singole imprese sono uno dei fattori più importanti per raggiungere le più alte posizioni a livello europeo ed internazionale.

Negli ultimi cinque anni la maggiore crescita degli indicatori d’innovazione dell’UE-27 si è registrata nei sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi (co-pubblicazioni scientifiche internazionali, pubblicazioni ad alto impatto, dottorandi extraeuropei) e nel patrimonio intellettuale (deposito di marchi UE, brevetti PCT e disegni e modelli dell’UE).

Dal punto di vista delle performance dei paesi membri, i leader dell’innovazione - Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia - sono riconosciuti come tali anche a livello mondiale. Complessivamente, l'UE-27 rimane in posizione più avanzata rispetto a India e Russia, ma sta perdendo il proprio vantaggio sul Brasile e soprattutto sulla Cina, il cui deficit in termini di prestazioni si sta rapidamente assottigliando; inoltre ottiene risultati migliori rispetto agli USA nell'ambito della spesa pubblica per ricerca e sviluppo delle esportazioni di servizi ad elevata intensità di conoscenze.

Soluzioni possibili per l’UE possono essere: la creazione di condizioni normative e quadro orientate a incoraggiare maggiori investimenti del settore privato e l’agevolazione dell’impiego dei risultati della ricerca da parte delle imprese, in particolare tramite un sistema di brevetti più efficiente.

In questo contesto, l’Italia si trova nella categoria “moderate innovators”. In merito alle nostre prestazioni le maggiori debolezze derivano dall’indicatore relativo agli investimenti e dalla collaborazione tra aziende transfrontaliere. Il maggiore calo è stato registrato nel campo della spesa in innovazione non collegata alla ricerca e sviluppo mentre negli ultimi 12 mesi la crescita maggiore nel nostro paese si è registrata tra i “nuovi dottorati di laurea”.

Tra le possibilità per progredire nel settore dell’innovazione in ricerca e sviluppo individuate nel rapporto e illustrate nel corso della sua presentazione, si riscontrano i maggiori investimenti privati, la protezione della proprietà intellettuale, lo sviluppo dell’imprenditorialità e della collaborazione tra imprese.

Lo scoreboard è dunque uno strumento importante per comprendere i progressi realizzati nel campo dell’innovazione e il livello di convergenza fra i vari stati membri. A tale proposito, nel corso della presentazione, la commissaria Geoghegan-Quinn ha affermato che l’obiettivo della Commissione consiste nell’avviare una politica d’innovazione che aiuti a ridurre le distanze fra i vari stati membri, al fine di promuovere una maggiore convergenza e che  la Commissione sta per ultimare il programma quadro relativo al progetto ERA (European Research Area), il cui obiettivo consiste nel completare la realizzazione di un’area di ricerca europea entro il 2014, così come richiesto dai capi di stato e di governo in occasione del Consiglio europeo del 4 febbraio 2011.

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Ultimo aggiornamento:  23/02/2018

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