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Big Society Capital, governo inglese e cittadini insieme per la crescita
6 giugno 2012 - Lo scorso aprile il primo ministro del Regno Unito David Cameron ha lanciato l’iniziativa Big Society Capital (BSC), nell’ambito del programma Big Society, che prevede una profonda decentralizzazione e un ruolo proattivo di cittadini e associazioni nella gestione di politiche e servizi, con l’obiettivo di intervenire nella crescita economica del paese
BSC è un organismo indipendente dal governo che ha la finalità di fornire il supporto necessario al mercato per gli investimenti sociali. La dotazione di Big Society Capital ammonta a 600 milioni di sterline, per la maggior parte provenienti da denaro inutilizzato in conti bancari dormienti da almeno 15 anni. Il fondo andrà a sostenere le imprese sociali che dimostrino di poter ripagare l’investimento attraverso il capitale sociale che generano.
In tal senso, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di garantire nuove possibilità di accesso al finanziamento a quelle organizzazioni del terzo settore che vivono di solito quasi esclusivamente di donazioni, avendo difficoltà ad accedere ai prestiti/finanziamenti bancari per l’intrinseca mancanza di asset, come la proprietà, da offrire a garanzia.
Un esempio del funzionamento di tali fondi di investimento sociali è dato dal caso di un’organizzazione no profit/impresa sociale impegnata nel recupero e nel reintegro dei detenuti e le cui attività siano finanziate proprio da tali fondi. La possibilità di portare avanti e gestire positivamente questo tipo di iniziativa crea valore aggiunto per molteplici soggetti: da un lato per l’impresa che può sostenere la propria attività, dall’altro per il detenuto che beneficia di un programma di reinserimento sociale, dall’altro per la società civile nel suo complesso e dunque per il governo che, altrimenti, dovrebbe sostenere costi aggiuntivi per il carcere e la polizia. Infine vi è naturalmente un vantaggio anche per il potenziale investitore sociale (social investor) che ha scommesso in questo tipo di fondo: se l’attività va a buon fine, come nell’esempio presentato, il proprio capitale investito verrà remunerato (e tali costi saranno coperti appunto dal governo).
Per il momento, le linee di attività già definite riguardano circa 3,6 milioni di sterline, ripartiti fra cinque diversi settori:
- Think Forward Social Impact, che aiuta i giovani nel mondo del lavoro e dell’istruzione;
- Franchising Works, che addestra i disoccupati a gestire un’attività in franchising;
- Community Generation Fund, che sostiene lo sviluppo delle infrastrutture energetiche rinnovabili per le comunità locali;
- Social Stock Exchange che sostiene le imprese responsabili per trovare il capitale per crescere
- Triodos New Horizon per combattere la disoccupazione giovanile, aiuta i giovani che abbandonano la scuola nella formazione al lavoro.
Nonostante queste nuove possibili forme di finanziamento, i conti del terzo settore britannico sono comunque in passivo, a causa dei tagli decisi dal governo nel quadro del Comprehensive Spending Review. Un’analisi del National Council for Voluntary Organisations ha stimato in circa tre miliardi di sterline i mancati introiti pubblici nel periodo 2011-2015, (dati forniti dallo stesso governo Cameron), e sempre il Ncvo ha creato un sito, in cui sono raccolte le segnalazioni dirette delle associazioni di volontariato che vedono svanire i finanziamenti pubblici. Nei soli primi sei mesi del 2011 il sito ha ricevuto 494 segnalazioni, per 76,5 milioni di sterline di tagli riportati.
Anche in Italia, il tema della big society è di forte interesse e, recentemente, è stato affrontato nell’ambito del convegno “Coesione sociale, sussidiarietà, Big Society - riflessioni su alcuni miti”, organizzato da Forumpa il 15 dicembre 2011, nel quale si è discusso in merito agli esempi anglosassoni di big society, open government e social innovation alla luce dell’attuale crisi economica finanziaria. In questo contesto, un’opportunità per uscire dalla crisi potrebbe senz’altro essere la mobilitazione, quali risorse, di tutte le forze vitali della società: settore pubblico, imprenditoria, terzo settore, cittadinanza organizzata. Il convegno ha avviato un confronto tra i massimi esperti del settore su questa visione allargata della società che si basa insieme sul valore delle persone, sulla responsabilità sociale e individuale e sulla convinzione che è essenziale considerare una ricchezza il sapere e l’energia dei cittadini singoli e associati. Dal punto di vista operativo comunque l’Italia evidenzia una certa familiarità con i temi della big society, ed infatti, alcuni esempi si riscontrano già nel nostro paese. In particolare, è’ parte integrante della nostra tradizione l’attenzione alla cooperazione, alla coesione sociale, alla visione solidaristica dello sviluppo e al volontariato.
(Approfondimento a cura di Cristina Fracchiolla, redazione portale PAQ)
Per saperne di più
Documento strategico del governo inglese sul mercato degli investimenti sociali