Intervista a Francesco Frieri, direttore generale dell’unione di comuni della Bassa Romagna (RA), amministrazione pilota del Progetto "Valutazione delle Performance"
L’unione di comuni della Bassa Romagna è costituita da 9 comuni per un totale di circa 103.000 abitanti. Si compone di un servizio di staff e 5 aree, sicurezza, welfare, territorio, servizi generali e servizi finanziari. L’unione ha aderito al progetto Valutazione delle performance come ente “osservato” per aver avviato il ciclo della performance e la definizione del piano (gennaio 2012)
L’unione ha avuto nel 2011 un massiccio trasferimento di funzioni e servizi dai comuni. Come la contemporanea attivazione del ciclo di gestione della performance vi ha aiutato ad impostare tali servizi e a rivedere il funzionamento dell’organizzazione?
Stiamo ancora vivendo questa transizione. L'attivazione del ciclo di gestione della performance ha consentito di introdurre le metodologie della pianificazione e della programmazione a tutto il sistema di comuni integrati con l'unione. Poiché è la dimensione di una organizzazione che impone meccanismi di programmazione e controllo, sarebbe stato impensabile gestire un ente che serve 103 mila abitanti senza un ciclo di programmazione. L’introduzione del ciclo di gestione della performance ha consentito una maggiore trasparenza della performance dei servizi conferiti all’unione nei confronti di tutti i comuni aderenti. Agire con la massima trasparenza nei confronti dei comuni associati era già negli intenti e nella missione dell’unione. Le disposizioni del decreto 150/2009 ci hanno permesso di formalizzare questi intenti, modellando una strumentazione a supporto che rendesse chiari a tutti gli associati e a tutti i dipendenti: gli obiettivi da perseguire, come monitorarli, come intervenire attraverso azioni correttive nel caso di disallineamento, come verificare che i risparmi conseguiti non avessero compromesso la qualità dei servizi erogati, come valutare il contributo di ciascun dipendente al perseguimento degli obiettivi comuni.
Nella fase in cui vi trovavate, indubbiamente più avanzata di quella di altre unioni, che tipo di contributo vi ha dato partecipare in qualità di amministrazioni pilota al progetto Valutazione della performance?
La possibilità di confrontarci e partecipare ad un network con altri enti, comuni medi in questo caso, è stata uno stimolo ed un'occasione di ripensamento delle convinzioni maturate negli anni in materia di programmazione e valutazione. Inoltre la partecipazione al network e la condivisione di esperienze ci hanno dato l'opportunità di apprendere dalle pratiche di altri comuni avanzati mentre fino ad allora avevamo avuto occasione di confrontarci solo con altre unioni. Questa condivisione di esperienze, ci ha confermato la validità di alcune scelte effettuate: l’introduzione del concetto di accountability per rimodellare l’organizzazione orientandola ai risultati ed ai comportamenti agiti per ottenere questi risultati, l’implementazione di un sistema informativo di supporto per centralizzare le informazioni, da una parte, e renderle facilmente accessibili a tutti sul territorio, dall’altra.
Come pensate che il percorso e l’esperienza che state realizzando possa essere utile ad altre unioni o anche ad altri comuni?
L'individuazione di un ciclo di programmazione e valutazione delle performance organizzative personalizzato per le unioni di comuni potrebbe essere un punto di partenza per fare benchmarking tra unioni di territori diversi. Ciò sarebbe di grande utilità per chi oggi lavora sulla carta delle autonomie, e per gli amministratori delle unioni. Infine, essendo, per ora, l'unione un ente non elettivo, un ciclo della performance improntato ai principi di trasparenza e semplificazione, come previsto dal decreto 150/2009, favorirebbe il consenso sulla semplificazione della distribuzione dei comuni sul territorio nazionale. L’unione deve essere pensata come ente che opera a servizio dei comuni. Molte unioni non funzionano come dovrebbero per una sorta di diffidenza reciproca dei comuni aderenti ed il timore di perdere il controllo su qualcosa che fino a ieri era di loro esclusiva competenza. Credo che la nostra esperienza mostri chiaramente come sia possibile superare queste barriere in un’ottica di integrazione finalizzata al bene comune per cui tutti traggono vantaggi nel “perdere qualcosa”, perché quel qualcosa non viene perso, ma viene messo a disposizione, come contributo del singolo, dell’interesse comune di tutti i partecipanti. È chiaro che deve essere un processo governato e governato bene, partendo da un piano strategico condiviso, costruito ascoltando tutti gli stakeholder del territorio, per arrivare ad una programmazione delle attività e dei risultati che si desidera ottenere, ad un loro monitoraggio, ad una restituzione, a fine esercizio, dei risultati effettivamente ottenuti attraverso una rendicontazione trasparente di quanto conseguito rispetto a quanto desiderato. In pratica, una efficace implementazione del ciclo di gestione della performance. È altrettanto chiaro che la fiducia reciproca gioca un ruolo fondamentale, ma questa si costruisce e si rafforza con azioni e risultati esclusivamente orientati all’interesse di tutti i cittadini che vivono nel nostro territorio.
Per approfondimenti sull'esperienza dell'unione dei comuni della Bassa Romagna e delle altre 5 amministrazioni pilota è disponibile il rapporto "Il ciclo di gestione della performance negli Enti Locali - Esperienze e Leading Practices", che presenta i risultati complessivi del percorso di analisi, con l’obiettivo di mettere in evidenza le pratiche di riferimento emerse nell’esperienza di attuazione delle misure di performance management introdotte dal decreto legislativo 150/2009.