3/11/2008 Giuseppe Cattaneo Associazione Comunicazione Pubblica
Grazie Marisa, hai chiarito il mio “travisamento”. Credo che nel confronto di questi anni con Governo, Aran e Organizzazioni sindacali, l’Associazione Comunicazione Pubblica (pur con successi inferiori alle aspettative) abbia proprio cercato di chiedere la piena applicazione della legge 150, sia con riferimento alle strutture da creare in tutte le strutture della P.A. che alla definizione per via contrattuale di tutti i profili, sia quelli previsti dall’articolo 8 che dall’articolo 9 della legge.
3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso
In particolare per Stefano Benini o per chi avesse i medesimi dubbi, riporto la norma : DPR 422/2001 - Regolamento titoli professionali..... (previsto dall’art. 5 Legge 150/2000)
Art. 6.
Norma di prima applicazione
1. In fase di prima applicazione del presente regolamento, le
amministrazioni possono confermare l’attribuzione delle funzioni di
comunicazione di cui all’articolo 2 e di informazione di cui ai commi
1 e 2 dell’articolo 3 al personale dei ruoli organici che gia’
svolgono tali funzioni. La conferma puo’ essere effettuata anche se
il predetto personale e’ sfornito dei titoli specifici previsti per
l’accesso, e, relativamente all’esercizio delle funzioni di
informazione, in mancanza del requisito professionale della
iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti.
L’art. 6 prosegue, nei successivi commi, a trattare l’aspetto dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp). Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.
3/11/2008 Stefano Benini Servizi di comunicazione comune di Desenzano del Garda (BS)
L’art. 6 prosegue, nei successivi commi, a trattare l’aspetto
>dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da
>confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp).
>Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.
Credo che io e la collega Marisa stiamo dicendo la stessa cosa.
L’art. 6 del ben noto regolamento applicativo prevedeva che per la conferma
delle funzioni al personale già in servizio si tenessero entro 24 mesi appositi
corsi di formazione. Tale termine fu poi prorogato ed ora è definitivamente
scaduto.
Ad oggi perciò negli uffici stampa della P.A. non dovrebbero più esserci
dipendenti non iscritti all’ordine dei giornalisti.
Se ci sono è un abuso da segnalare all’ordine stesso nonchè all’Inpgi che è
assai solerte a svolgere ispezioni.
3/11/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino
L’informazione è corretta. Va però aggiunto che l’Ordine dei Giornalisti, nel 2002, ha dato la possibilità di iscrizione a chi lavorava negli Uffici Stampa al momento in cui è entrata in vigore la legge 150, per cui, in via del tutto teorica, oggi non ci dovrebbero e non ci potrebbero essere addetti non iscritti all’ODG.
Vi allego la delibera dell’Ordine
3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso
Finalmente si comincia a fare chiarezza: l’Ordine del Veneto NON ha ammesso all’iscrizione coloro che avevano seguito i relativi Corsi, entro il termine previsto, nonostante gli attestati di frequenza e di superamento della prova finale, il tutto presso Istituto accreditato. Richiesta RESPINTA. Non so se tutti gli altri Ordini Regionali abbiano invece adottato quanto deliberava l’Ordine Nazionale. Sapete bene che la competenza è Regionale. Ecco che noi del Veneto, quindi, siamo Responsabili dell’Ufficio Stampa NON iscritti all’ordine. Dobbiamo essere penalizzati? L’aver fatto tutto a norma di legge non ci garantisce?
Si farà chiarezza fino in fondo ora? Gradirei magari sapere a chi inoltrare istanza.
A parte questo (che, ripeto, riguarda gli Uffici Stampa) rimane fermo il richiamo al riconoscimento della Professionalità nel contratto di lavoro per i Comunicatori Pubblici (leggi Urp)
3/11/2008 Irene Zaino Ufficio stampa Provincia di Padova
Un po’ strano però... io al corso dell’Odg Veneto per regolarizzare i dipendenti c’ero (era al Bentisk, il centro formativo della Provincia di Padova) e chi aveva i requisiti è stato iscritto. Io per esempio non li avevo in quanto non ero dipendente pubblica alla data che veniva richiesta e infatti non sono stata iscritta. Li ho ottenuti in due anni scrivendo per un quotidiano, come prevede l’Ordine e mi sono regolarizzata così. Lavoro a tutt’oggi in un ufficio stampa del Veneto. Se è stata respinta la richiesta, forse come nel mio caso non c’erano tutti i requisiti...
3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso
Gentile Irene, hai usato la "parola chiave" parlando di Corsi organizzati dall’Ordine (se ho capito bene). So che andavano bene anche quelli organizzati dall’Associazione di Comunicazione Pubblica Regionale. Invece io ed il mio Dirigente, ad esempio abbiamo frequentato i Corsi organizzati dalla Scuola di Pubblica Amministrazione, accreditata a tutti gli effetti (indicata anche dal Formez), ma evidentemente Non riconosciuta dall’Ordine.
Chiedo scusa se alla fine si è andati a parlare di casi specifici, ma è partito tutto dalla interpretazione della norma. Per me l’argomento personale è chiuso ringraziando per l’attenzione. Ciò che mi preme è invece il discorso iniziale a carattere generale.
3/11/2008 Dott.ssa Nadia Bertin DC Politiche del Lavoro e dell’Occupazione Responsabile Ufficio Comunicazione e Monitoraggio Prodotti Editoriali Comune di Milano
Quanto rileva la collega Marisa evidenzia la necessità di sistemare le anomalie e rendere coerenti i comportamenti delle varie amministrazioni e delle varie sedi degli Ordini Professionali.
Il problema secondo me va affrontato nel suo complesso: i sindacati non possono firmare separatamente accordi per i giornalisti, mantenendo tutti i privilegi che ora godono (economici, autonomia organizzativa e nei tempi di lavoro) e poi lasciare i rimasugli per i comunicatori che magari in alcune, forse molte realtà, fanno lo stesso lavoro dei giornalisti e sono pagati un terzo del loro stipendio e si devono adattare anche ad altri compiti della comunicazione(campagne di comunicazione, customer ecc.). In quanto a loro viene richiesta maggiore flessibilità per usare un eufemismo .
Se l’incarico è stato dato per l’applicazione della Legge 150/2000 l’accordo andrà firmato quando si raggiugneranno e condivideranno i trattamenti e i riconoscimenti per tutte le figure professionali previste dalla Legge e li si applicherà rispettando tutte le normative che impongono alle PPAA di ricorrere prima alle professionalità interne e poi ad incarichi esterni, compresi anche quelli degli addetti stampa dei vari assessori o degli altri amministratori. (art7 Dlgs 165/2001, art.46 D.L. 112/2008 L. 133/2008.
Questo deve essere chiaro sia per i confederali che per la FNSI.
Ai sindacati e all’esperto nominato dal ministro, Prof. Rolando si deve richiedere di procedere ad una seria ricognizione interna sullo stato degli attuali riconoscimenti professionali e dei titoli posseduti dagli incaricati di ruolo e di consulenza fino ad ora concessi sia sul versante delle professioni della comunicazione e informazione politica, sia su quello dei comunicatori impegnati nella comunicazione istituzionale.
Incomincerebbero ad evidenzairsi le varie anomalie, come quelle del comune dove lavoro, già denunciate anche dalla Corte dei Conti.
Giornalisti che non hanno la laurea e fanno in realtà i fotografi, altri che si stanno laureando e guadagnando compensi da capogiro, comunicatori che pur facendo lo stesso lavoro dei giornalisti devono mantenere le qualifiche professionali di tipo amministrativo mentre in realtà sono iscritti agli albi professionali dei giornalisti, pubblicisti e/o professionisti... e così via.
Anche la FNSI deve guardarsi al prorpio interno e cercare di rappresentare tutta la categoria: ci sono giornalisti che lavorano nelle PPAA a tempo indeterminato e di ruolo che, pur facendo attività di comunicazione pubblica ed istituzionale hanno qualifiche amministrative, prendono stipendi da fame e lavorano accanto a loro colleghi che, a partià di lavoro hanno trattamenti economici e normativi ben differenti......
Questo incarico al Prof. Rolando, persona esperta del settore e conoscitore da molto tempo delle contraddizioni della comunicazione pubblica ed istituzionale, mi auguro che serva a mettere sul tavolo tutte le anomalie e ad affrontare la questione in modo integrato e il più realistico possibile come si rende ora necessario.
3/11/2008 Walter Cavanna URP comune di Vittoria (RG)
Mi permetto di dire la mia in merito…
Il mio pensiero nasce da precedenti convinzioni che mi sono state confermate durante il Comlab di Bologna.
Ho assistito a numerose conferenze in cui si è discusso di comunicazione pubblica, istituzionale e di comunicatori. Tralasciando delle penose figure nelle quali si è impantanato il segretario generale di un sindacato nazionale che ha dichiarato di aver sentito parlare della 150/2000 solo in quella occasione (L) quello che ho recepito, purtroppo, è questo: noi comunicatori dell’urp, pur con 1000 lauree e master e quant’altro di utile per lo scibile umano, siamo considerati dalla casta dei giornalisti figli di un Dio minore…
Nessuno si scandalizzi o si indigni ma è così.
Siamo comunicatori di terzo o quarto livello.
Per cui se non si abbatte questa barriera mentale potranno esserci 1000 tavoli di trattativa e 1000 buone o pessime leggi ma il risultato resterà lo stesso: divisi nella comunicazione.
Credo che sia indispensabile sedersi attorno ad un tavolo tenendo presente che la comunicazione pubblica e istituzionale hanno come “bersaglio” il cittadino che deve essere correttamente e imparzialmente informato affinchè possa avere una partecipazione attiva e fattiva nella res publica.
Tutto il resto sono chiacchiere.
Scusate la mia solita franchezza.
3/11/2008 dr. Maria Esposito sociologo dirigente urp distretto sanitario 50 asl napoli 1
In riferimento alle riflessioni della d.ssa Bettin, mi pare che siano maturi i tempi per una una identificazione, anzi una "tipizzazione" dei contenuti del lavoro di comunicatore pubblico, perchè solo sul fronte dei contenuti e degli obiettivi comunicativi che il comunicatore pubblico persegue, ai sensi della L. 150, è possibile omologare un profilo professionale e ottenere riconoscimento ed accordi contrattuali coerenti. Attività editoriali sono ormai attività parallele e/o integrate di molti servizi di comunicazione, come ad esempio un ufficio urp. Credo che per ciò che riguarda le posizioni ed ai titoli per ciascuna amministrazione, dove la confusione è grande, non potrà non essere in qualche modo valutata l’esperienza. In ogni caso, per i comunicatori pubblici e istituzionali dipendenti non è più accettabile la perdurante assenza di attenzione contrattuale.
4/11/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino
Gli Enti Locali non possono, ovviamente con la eccezione delle Regioni, applicare il contratto giornalistico, chi l’ha fatto vedi Enti locali Sicilia è dovuto ritornare indietro. I contratti giornalistici sono stati applicati solo nei casi di contratto a termine di tipo professionale. Il contratto di lavoro attuale pone il giornalista in D3 (ex 8° livello) non indica invece il Capo Ufficio Stampa che secondo la Legge 150 e secondo la Direttiva Frattini va collocato nella Dirigenza. Su questi due profili siamo purtroppo in pieno marasma nel senso che si vedono i casi più disparati. Non vi è differenza tra Pubblicista e professionista (credo che in merito
puoi trovare una sentenza del 1968 Corte Costituzionale).
4/11/2008 Stefano Benini Servizi di comunicazione comune di Desenzano del Garda (BS)
Concordo, tuttavia l’inquadramento in D3 o Dirigenziale è difficilmente esigibile nel quadro attuale e senza l’adozione da parte dell’ente di profili professionali. La differenza tra Addetto e Capo dell’ufficio stampa è poi piuttosto labile, soprattutto quando si tratta di un unico soggetto.
4/11/2008 Massimo Cornacchiari Responsabile L’altr’ufficio Servizio Comunicazione - Ufficio Relazioni con il Pubblico Comune di Bagnolo Mella (BS)
E noi? Quanto ci abbiamo messo di nostro a fare in modo che la disapplicazione della Legge 150 fosse così diffusa? In nome del servizio e dell’utenza e forti della nostra etica del lavoro quante volte abbiamo accettato che il nostro ruolo non venisse riconosciuto? Che le nostre figure fossero bypassate dagli "amici" di sindaci o assessori vari o da persone con
le tessere giuste in tasca? Che l’inquadramento, e le lotte per ottenerlo, fosse solo lo sfondo di un quadro "tutto da definire", che lasciava la speranza, sempre poi delusa? Non siamo stati "zitti e buoni" un pò troppo tempo?
Io nel mio ente sto conducendo una "battaglia" perchè la persona che l’Amministrazione vorrebbe pormi quale superiore non ha NESSUNO dei requisiti previsti dalla 150. E non lo faccio per motivi economici, ma perchè dal basso devono partire le istanze per smuovere la situazione. Certo non possiamo poi venire abbandonati, soprattutto da chi tutela la "categoria". Ve lo immaginate cosa succederebbe se un Comune (o altro ente) affidasse la responsabilità del settore tecnico ad una persona del proprio organico priva dei titoli logicamente necessari: (geometra, architetto, ingegnere). Io non penso che i rispettivi ordini se ne starebbero zitti. E così dovrebbe succedere anche per i comunicatori pubblici, anche se il settore è "nuovo" ed in fase "di costruzione". Ma il primo passo dipende comunque da noi. Quanti di noi sono pronti ad
accettare un confronto con la propria amministrazione, che può essere duro e difficilmente prevedibile a priori, con tutto ciò che ne consegue? Io ci sto provando ma a volte ho una sgradevole sensazione di "solitudine" che, se non mi fa certo demordere vista l’importanza dell’obiettivo, lascia quantomeno un pò sconsolati.
Mi scuso per lo sfogo, ma forse bisognerebbe iniziare a condividere anche
queste esperienze per costruire insieme le nostre prospettive
4/11/2008 Marina Alini Servizio Sussidiarietà e Trasparenza comune di Brescia
Io la battaglia l’ho fatta, ma ho dovuto fare causa al Comune di Brescia per avere l’incarico di responsabile del servizio comunicazione che era stato affidato a persona priva dei titoli previsti dalla legge 150. Mi è andata bene, il giudice del lavoro mi ha dato ragione ed il Comune di Brescia è stato costretto a conferirmi l’incarico. Ora l’amministrazione è cambiata dal servizio comunicazione sono passata al servizio sussidiarietà e trasparenza e comunque mi occupo ancora di Urp.
Sostenere la causa è stato molto difficile, a livello personale, ma non ho avuto alternative, prima di rivolgermi all’avvocato ho tentato tutte le strade: Assessore al Personale, capo del Personale, Sindaco, Vice Sindaco, Difensore Civico, Direttore Generale. Ci vuole molta forza e costanza per andare avanti anche perché gli esiti per le cause di lavoro di questa natura non sono scontati. E’ andata bene sono stata fortunata. Dalla mai esperienza posso solo dire si, è giusto, andare avanti, far valere le proprie ragioni c’è una legge cerchiamo di farla rispettare.
5/11/2008 Patrizia Vecce
Professionalità previste dalla Legge 150/2000
Sono d’accordo con i colleghi della lista, della necessità di sistemare con il Sindacato trattante le molte anomalie che si sono create in questi anni e rendere omogenei i comportamenti delle varie amministrazioni e degli Ordini Professionali.
Nella Pubblica Amministrazione si dovrebbero esaminare più attentamente i monitoraggi annuali previsti dalla Legge per meglio delineare le diverse mansioni da recepite nei vari contratti nazionali. (Ministeri, Enti Locali, Agenzie fiscali ecc...)
Forse a noi comunicatori pubblici manca un Albo nazionale riconosciuto.
Perchè non proporlo?
Vi potrebbero far parte tutti coloro che con ordine di servizio svolgono mansioni di comunicazioni dal 2001 e che hanno frequentato il corso obbligatorio, con esame finale, previsto dal Regolamento.
Sono d’accordo sul fatto che non si possono firmare separatamente gli accordi dei giornalisti e dei comunicatori.
L’accordo dovrebbe essere firmato per entrambi se l’incarico è stato attribuito per l’applicazione della Legge 150/2000 e
quando si condivideranno i trattamenti e i riconoscimenti per tutte le figure professionali previste dalla Legge.
Questo deve essere chiaro sia per i confederali che per la FNSI.
Ai sindacati e all’esperto nominato dal Ministro, Prof. Rolando, si deve chiedere di procedere ad una seria ricognizione interna sullo stato degli attuali riconoscimenti professionali e dei titoli posseduti dagli incaricati di ruolo e di consulenza fino ad ora concessi sia sul versante
delle professioni della comunicazione e informazione politica, sia su quello dei comunicatori impegnati nella comunicazione istituzionale.
Il Prof. Rolando, persona che da anni segue il settore e conoscitore da molto tempo delle contraddizioni della comunicazione pubblica ed istituzionale, dovrà mettere sul tavolo tutte le anomalie e ad affrontare la questione in modo integrato e il più realistico possibile come si rende ormai necessario.
L’art. 6 tratta l’aspetto dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp).
Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.
L’art. 6 del regolamento applicativo prevedeva che per la conferma delle funzioni al personale già in servizio si tenessero entro 24 mesi appositi corsi di formazione.
Tale termine fu poi prorogato ed è definitivamente scaduto da cinque anni.
Molti impiegati da allora sono in attesa di un giusto riconoscimento.
25/11/2008 SalvatoreTonti Arpa Piemonte - Agenzia regionale protezione ambiente SC06 - Dipartimento provinciale di Torino
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DA: Comunicatori e Comunicazione Newsletter - n° 33
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‘Comunicazione Pubblica' scrive ai Sindacati
Al termine di COMLab - Stati Generali della Comunicazione Pubblica in Italia e in Europa, svoltisi ad ottobre a Bologna, l'Associazione "Comunicazione Pubblica" ha inviato una lettera ai comparti Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil, per confermare e quindi proseguire un processo di confronto che porti a definire in tempi brevi un'intesa relativa al profilo dei comunicatori pubblici, in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 150.
Il confronto, positivamente avviato dal 2003 dall'Associazione con le Organizzazioni Sindacali confederali e, in particolare, con quelle delle Autonomie Locali, ha consentito di condividere negli anni obiettivi e risultati. Questa intesa è stata segnata da più documenti comuni sottoscritti (raccolti nel sito dell'Associazione http://www.compubblica.it/index.html?sezione=6&pagweb=legge150.html, da impegni ribaditi ai comunicatori pubblici in varie occasioni pubbliche e dai rappresentanti sindacali che hanno partecipato agli "Stati Generali" di Bologna.
http://www.compubblica.it/binary_files/news/Lettera_Sindacati_postComlab_39355.pdf
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