Una idea umanistica del lavoro - 24/04/02

URP DEL DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA - Emilio Simonetti 24/04/02

 
"Questa e-mail e' composta da tre domande e da un elemento conclusivo a suffragio, frutto di uno sforzo estremo di sintesi a cui ho sottoposto l'idea che ho della lista. Le vostre risposte o il vostro silenzio saranno, per me, cmq costitutivi del loro effettivo significato.
1. Si puo' elaborare una idea umanistica del lavoro?
In altre parole: innovazione ed efficienza delle organizzazioni possono convivere con la buona qualita' esistenziale degli individui che lavorano, dove per "buona qualità esistenziale" si intende una dimensione in cui la quota ineliminabile di fatica e/o alienazione della prestazione non sia tanto dominante da essere visssuta solo comedelirio (o stress) competitivo, ma *contenuta e circoscritta* dentro un clima organizzativo favorevole alla crescita, alla espressione e alla creatività individuale?
2. Puo' a questo fine essere utile la discussione su questa lista?
In altre parole: è legittimo e/o possibile che una lista pubblica di servizio, nata per consentire lo scambio e la cooperazione tra gli operatori della comunicazione pubblica, sia anche utilizzata come strumento di comunciazione in cui un'idea di questo genere puo' essere discussa ed elaborata senza con cio' violarne finalità e funzioni?
3. Possiamo allora, sulla base: (A) di una interpretazione degli OT circolati negli ultimi mesi come di un sintomo dell'esigenza di cui al punto 1.; (B) di una risposta positiva alla domanda del punto 2; indirizzare i nostri sforzi verso una scelta consapevole di parlare delle emozioni, dei sentimenti e dei bisogni dei nostri "mondi vitali" radicati nel lavoro, come della trama necessaria per elaborare
*proprio su questa ml* una idea umanistica del lavoro?
A suffragare una risposta positiva a questa ultima domanda - se non bastasse il fatto che non si vede come del tema della qualita' del lavoro pubblico non possa/debba far parte la sfera dell'affettivita' sensibile - ci sarebbe la nostra particolare condizione di lavoratori della comunicazione, nel senso oggettivo e soggettivo del genitivo. "
 

 
24/04/02. URP dell' Arpa di Torino - Salvatore Tonti
"A mio giudizio non solo si puo', ma si deve.
Da quando nell'estate 1999 ricevetti dalla direttrice del mio dipartimento l'incarico di occuparmi dell'Urp, ho lentamente maturato in me una domanda: << e' possibile svolgere questo mestiere di comunicatori in modo burocratico, freddamente tecnico cioe'- come dicono gli psicologi, senza alcun "investimento affettivo"?>>
Se fosse possibile, allora perche' non ritenere plausibile, anche per la Pubblica Amministrazione come e' avvenuto per la fabbrica, il passaggio dal modell fordista a quello taylorista , ovvero il passaggio dalla centralita' del lavoro umano alla centralita' del lavoro delle macchine? Perche' dunque non sostituire ad emotivi impiegati delle macchine atarassiche?
Ai miei esordi in Lista (credo 18 mesi fa...), lanciai un messaggio, apparentemente intellettualoide, sulla distinzione tra *téchne* e *pòiesis* , tra tecnica e poesia, dietro il quale pero' in embrione c'era quella domanda che dicevoprima. Sottolineai come nella parola greca techne ci fosse anche un significato di affabulazione e in quella di pòiesis un significato di azione. Si puo' dunque agire nel mondo- dicevo- anche attraverso il lavoro per esempio, con una visione poetica, affabulante.
<<2. Puo' a questo fine essere utile la discussione su questa lista?>> Proprio per la ragione che dice Emilio, se di queste tematiche non discute un Lista professionale di operatori e operatrici della comunicazione, chi altri ne deve discutere?
<<3. Possiamo allora...indirizzare i nostri sforzi verso una scelta consapevole di parlare delle emozioni, dei sentimenti e dei bisogni dei nostri "mondi vitali" radicati nel lavoro, come della trama necessaria per elaborare *proprio su questa ml* una idea umanistica del lavoro?>>
A mio giudizio, si'. Come possiamo ascoltare un altro essere umano, le sue emozioni, i suoi bisogni affettivi se prima non siamo capaci di ascoltare noi stessi, le nostre emozioni, i nostri bisogni affettivi? Credo che volesse dirci questo, al Compa 2000, nel workshop sul front-office, la nostra docente (dirigente responsabile dello Sportello del cittadino della provincia di Perugia), quando ci disse come premessa che per fare il nostro mestiere e' necessario mettere in gioco anche la nostra esperienza umana, la nostra cultura, il nostro universo valoriale."
 

 
24/04/02. URP dell' INPDAP di Latina - Margherita Napolitano
"Ritengo sia un dovere per noi tutti, per la nostra esistenza, per le aziende stesse per le quali lavoriamo, realizzare quanto ipotizzi nella prima domanda.L'impegno lavorativo, vissuto come stress, in Paesi più avanzati del nostro, è già superato.
Negli USA, è da tempo che si lavora per il recupero della qualità della vita dell'individuo, relazionandolo alla preziosa disponoibilità del tempo libero, per ciascuno. E' già terminata l'era del manager esaurito, con l'orologio e la planning sott'occhio e l'infarto dietro l'angolo.
Da parte mia, ritengo che anche il tempo dedicato al lavoro debba essere vissuto in modo gradevole, anche se impegnativo.Un ambiente sereno e disteso fa produrre meglio e di più. L'esperienza mi ha insegnato che lavorare ridendo aumenta sia la produttività pro-capite, che la qualità del prodotto.
Professionalmente, inoltre, si cresce meglio in un clima empatico e positivo, dove ogni problema può essere risolto "comunicando", con pacatezza e serenità.In qualche azienda esiste già il " Manager della felicità", che si occupa del benessere del Personale, facilitandone l'approccio positivo e disteso nei rapporti.
E, comunque, il Lavoratore, in generale, è prima di tutto una Persona con il suo prezioso bagaglio di sensibilità, sentimenti ed emozioni da cui non si deve mai prescindere. Bellissime le tue riflessioni, importanti le tue domande, altrimenti, poi, che comunicatori saremmo!


24/04/02. URP dell' ANAS di Roma - Barbara Rubino
"Vorrei dire qualcosa anch'io, brevemente.
"Qualità esistenziale degli individui nella loro dimensione lavorativa ": è questo il punto, è proprio questo!
Noi come comunicatori abbiamo il dovere - credo più di altri - di investire le nostre risorse ed energie nel raggiungimento di questo obiettivo. Non possiamo presentarci all'Utente, al Cliente, al destinatario del nostro prodotto, con il nostro fardello di stress, stanchezza, rancori, etc.....
E allora dobbiamo sforzarci di creare ambienti ed instaurare climi lavorativi in cui vivere il più serenamente possibile. Noi all'URP (lo so, come "contributo" vi farà sorridere) la mattina accendiamo la radio o compriamo - a volte - fiori. E così il sorriso all'Utente arrabbiato ci viene più spontanemante.
Sul piano più del contenuto, cerchiamo di creare procedure che siano il più funzionali e semplici possibili per non cadere nel burocratismo e nell'alienazione. 
"Clima organizzativo favorevole alla crescita, all'espressione e alla creatività individuale": e questo è il secondo punto, a mio avviso, dolente. Il problema è che spesso l'organizzazione non è sulla tua stessa "lunghezza d'onda".
Cosa troviamo se ci affacciamo fuori dalla nostra porta ? E' quello il vero ambiente su cui intervenire.
"Può essere utile la discussione su questa lista?" Si, assolutamente si.
Alcune settimane fa vi comunicavo il mio stupore a proposito del vostro tempo a disposizione per i messaggi OT. E' bene, ho imparato ad apprezzarne l'importanza e mi hanno aiutato a riconsiderare il mio approccio alla giornata lavorativa. Quindi, si, alla ML, anche nei suoi aspetti OT, come fonte di "alimentazione" della qualità della nostra dimensione umana."


24/04/02. Comune di Marzabotto (BO) - Marina Gensini
"A mio parere, molto semplicemente, un approccio umanistico al lavoro, nei rapporti con i colleghi e con gli utenti è possibile, e ovviamente auspicabile, ma dipende solo da noi.
L'approccio umanistico al lavoro non discende da teorie, e non avviene a seguito di diversi modelli organizzativi.
Basta un pò di buona volontà, individualmente e quotidianamente. E' sufficiente che ciascuno nel proprio ambito agisca con umiltà, coscienza e lealtà, tenendo sempre presente che l'altro (il collega, il capo, l'utente ecc.) è un essere umano come noi e che come tale va trattato e rispettato. Per me è tutto qui."
 

 
24/04/02. Comune di Granarolo dell'Emilia (BO) - Marina Mancini
"Ho desiderato attendere il tempo "umano e vitale" per poter rispondere alletue domande in maniera serena e con tutta l'analisi che mi era possibile fare.Un tempo nelle nostre campagne si usava riunirsi la sera per chiacchierare davanti ad un fuoco e per partecipare alla vita ed al lavoro degli altri. E mentre ognuno svolgeva il proprio lavoro si scambiavano opinioni e più o meno consapevolmente ci si aiutava.
Chi sapeva, i saggi, gli anziani... raccontavano gli altri ascoltavano e comunicano tra loro magari passando dal pettegolezzo alla trasmissione diuna vera e propria cultura.I tempi sono cambiati e i bisogni, seppur raffinandosi, quasi per nulla..., sarà pur vero che "homo hominis lupus" ma alla fin dei conti chi ti aiuta se non un tuo simile?
Da quei bisogni probabilmente ha tratto spunto la nascita di URPNEWS, una collaborazione che si è espressa tramite un dialogo che affronta ogni necessità nell'ambito del nostro lavoro. Metaforicamente potrei rappresentare URPNEWS come un stella che guida il cammino di una barchetta di carta (veicolo di scrittura e quindi di comunicazione). Nella barchetta ci siamo noi, comunicatori, P.A. ecc, che viaggiamo nel mare della libertà, delle nuove risorse, dei servizi, noi che dobbiamo lottare ancora contro le onde della burocrazia, dell'interpretazione di leggi e regolamenti....
La stella dunque rappresenta una tensione, una possibilità di sbocco e diorientamento.Le problematiche che incontriamo sul cammino della nostra vita lavorativa hanno trovato una risposta in URPNEWS attraverso lo spirito di solidarietà e di condivisione. URPNEWS a volte ha assunto, secondo il mio modestissimo parere, il volto di una vera e propria mailing list altre volte, probabilmente il più delle volte, quella di un newsgroup specialistico e tecnico.
Alle domande di Emilio chi potrebbe rispondere diversamente da un "si".Chi non desidera un'idea umanistica di lavoro.... ci pensate quanto tempo trascorriamo nei nostri uffici: un'enormità della nostra vita! La domanda che però mi viene spontanea è: qual'è il grado, il livello, di "idea umanistica" cui tu pensi, caro Emilio?
Alla luce anche del rispetto di coloro che quei famosi OT non gradiscono. Quando penso al concetto di "idea umanistica" ovviamente penso alla società, alla cultura, alla storia, a tutto quello che rappresenta la sensibilità umana, a quello che tu hai definito emozioni, sentimenti, bisogni dei nostri mondi vitali... bisogni che a volte rischiano anche di essere poco razionali se li avvicini alle emozioni.
Ribadisco che mi trovi assolutamente d'accordo con la tua proposta e quindi le mie risposte ai tuoi punti 1.2.3. sono si si e si ma mi domando quanto si riesca a superare la cesura tra "mondo vitale" radicato nel lavoro e "mondo vitale" e basta.L'uomo spesso ha bisogno di regole per vivere... e forse anche questa esperienza andrebbe regolamentata per non creare caos.
Lavoriamo spesso nell'urgenza, non so voi ma a me capita, anche per leggere e rispondere al mail di Emilio mi sono dovuta ritagliare uno spazietto pomeridiano senza utenti ...forse magari ho anche frainteso il tuo discorso ma mi fa comunque piacere aver scritto quanto sopra."


24/04/02. URP della Camera di Commercio di Bergamo - Cattaneo Giuseppe
"In questo momento non ho l'ispirazione giusta per rispondere in modo articolato ma mi ritrovo in molte delle risposte già date da altri. Sui si estesi a tutte e tre le domande. Mi accorgo anche di quanto sono (siamo) privilegiati noi di questa famiglia di urpisti, un pò idealisti, un pò missionari, un pò sognatori.
La lista permette di accogliere quesiti, risultati raggiunti, speranze di risultati, sfoghi, sogni, poesia...Mi sembra comunque un privilegio rispetto ad altri colleghi che passano il lavoro a consegnare certificati, a controllare conti, pratiche edilizie. Certo, anche dietro a quelle carte ci sono persone, bisogni, sogni.
Ma io mi sento fortunato, anche se a volte il nostro lavoro non è apprezzato. Grazie a Emilio che ha rilanciato e di nuovo scoperchiato l'umanità di tutti noi e la voglia di raccontare speranze e sogni. Questa è anche la risposta alle tre domande."


27/04/02. URP dell'AUSL di Bologna - Scagliarini Corrado
"Solo per aggiungere anche la mia voce di consenso ad una discussione di questo tipo.Quali i costi della negazione, dell'evitamento o della rimozione della componente emozionale e affettiva sempre presente e attiva, e ancor più significativa in uno dei momenti di maggior importanza nella vita di gruppo di ciascuno che è il lavoro???
Non parlarne, non nominarla, non riconoscerla significa bloccare una enorme quantità di energia dentro un circolo vizioso che fa percepire come ostacolo una risorsa. Perchè questo sono le emozioni e i sentimenti se diventano motore del cambiamento.
Di questo tra l'altro da decenni si occupa la socioanalisi e la psicosocioanalisi lavorando con i gruppi e con le istituzioni."
 

 
07/05/02. URP dell'ARPA di Torino - Salvatore Tonti
"dal Capitolo Primo  Esperienze nella comunicazione
"Nel mio modo di comunicazione reciproca con gli altri ci sono state esperienze che mi hanno fatto piacere, facendomi sentire soddisfatto, facendomi stare bene. Ve ne sono state altre, poi, che in una certa misura mentre le facevo, e anche di più in seguito, mi hanno fatto sentire insoddisfatto, dispiaciuto, più distante e meno contento di me stesso. Mi piacerebbe comunicare alcune di queste cose. Un altro modo di esporre tutto questo è che alcune delle mie esperienze di comunicazione con gli altri mi hanno fatto sentire accresciuto, più grande, arricchito, ed hanno accelerato la mia stessa crescita. Molto spesso sento che in queste esperienze l'altra persona ha avuto reazioni simili, che anch'essa si è arricchita, e che il suo sviluppo e il suo modo di essere si sono ulteriormente affinati. Vi sono state quindi altre occasioni in cui la crescita o sviluppo di ciascuno di noi è stato diminuito, o bloccato, o perfino invertito.
Sono certo che risulterà chiaro in ciò che sto per dire che preferirei che le mie esperienze di comunicazione avessero un effetto di promozione della crescita, tanto su di me che su l'altro, e che amerei evitare quelle esperienze di comunicazione in cui tanto io che l'altro ci sentiamo diminuiti"
Carl R.Rogers  Un modo di essere PSYCHO-Martinelli Editore 1983


10/05/02. URP dell'ARPA di Torino - Salvatore Tonti
"Dal Capitolo Primo    Esperienze nella comunicazione
" ...Credo di sapere perche' mi piaccia cosi' tanto ascoltare qualcuno. E' stato grazie all'ascolto delle persone che ho imparato tutto cio' che so circa gli individui, la personalita', le relazioni interpersonali. Vi e' un'altra soddisfazione peculiare nell'ascoltare realmente qualcuno, poiche' al di la' del messaggio immediato della persona, indipendentemente da quale esso sia, c'e' l'universale. Dietro tutte le comunicazioni personali che realmente ascolto sembrano esserci delle ordinate leggi psicologiche, aspetti dello stesso ordine che troviamo nell'universo come un tutto.
Cosi', c'e' al tempo stesso la soddisfazione di ascoltare questa persona e la soddisfazione di sentirsi in contatto con cio' che e' universalmente vero.Quando dico che gioisco nell'ascoltare qualcuno, intendo naturalmente un ascoltare profondo.Voglio dire che presto attenzione alle parole, ai pensieri, ai toni sentimentali, al significato personale e anche al significato che e' sotteso all'intenzione cosciente di colui che parla. Inoltre, qualche volta sento, in un messaggio che superficialmente non e' molto importante, un profondo lamento umano che giace sconosciuto e sepolto molto al di sotto della superficie.
Cosi' ho imparato a chiedermi: posso sentire i suoni e percepire le forme del mondo interno di una persona? Puo' esservi in me una risonanza cosi' profonda per cio' che egli dice al punto di intuire i significati che egli teme e tuttavia vorrebbe comunicare, come fa con quelli che conosce?.
Trovo, sia nei colloqui terapeutici che nelle intense esperienze di gruppo che hanno significato cosi' tanto per me, che l'ascoltare comporta delle conseguenze. Quando ascolto veramente una persona e i significati che sono importanti per essa in quel momento, porgendo la mia attenzione non solo alle parole, ma a tutta quanta la persona, ...allora accadono diverse cose. In primo luogo si nota uno sguardo pieno di gratitudine. L'altro si sente piu' rilassato, e ora vuole dirmi molte piu' cose del suo mondo.Sente un nuovo senso di libertà.Diventa piu' disponibile verso il processo di cambiamento.
...Quasi sempre, allorche' la persona sente di essere stata profondamente ascoltata, i suoi occhi si inumidiscono.Penso che in un senso in certa misura realistico essa stia piangendo di gioia...."
(Carl R. Rogers  Un modo di essere Martinelli Editore 1983)

 



Ultimo aggiornamento: 15/11/04