Tema: Innovazione amministrativa

I reggiani per esempio

A Reggio Emilia va in scena l'altra faccia della medaglia: la responsabilità sociale di cittadini, associazioni e imprese

di Annalisa Gramigna





I reggiani per esempio  è il nome di un’iniziativa del tutto particolare che il Comune di Reggio Emilia ha lanciato qualche mese fa rivolgendosi a tutta la cittadinanza e che è giunta al suo culmine giovedì 18 dicembre all’interno di un evento che ha coinvolto, fra gli altri, personalità di spicco come Dario Fo, il filosofo Paolo Rossi, il Segretario di Cittadinanzattiva Teresa Petrangolini, … .

E così Reggio Emilia presenta l’altra faccia della medaglia: dopo aver dedicato, ad ottobre, tre giornate a discutere di partecipazione e sussidiarietà con le amministrazioni di tutto il territorio nazionale -in occasione dell’iniziativa Governare con i cittadini- ora affida ai cittadini e alla cosiddetta società civile il compito di raccontare esempi di responsabilità sociale, forme di solidarietà e azioni di cittadinanza attiva.

Con "I reggiani per esempio" si vuole mettere in evidenza come le associazioni, le imprese, i singoli cittadini, le scuole e le parrocchie siano attori rilevanti per il benessere della città. La particolarità di questa iniziativa sta soprattutto nella volontà di mettere sotto i riflettori la ‘virtù civica’ come dimensione politica rilevante e ‘l’intelligenza etica’ 1 come ingrediente necessario per lo sviluppo sostenibile di una società.
I messaggi che l’amministrazione comunale propone alla città, attraverso questa iniziativa, sono diversi e sono tutti evidenziati nella campagna di comunicazione che ha accompagnato il progetto. Il primo è il meta-messaggio che emerge dall’iniziativa stessa e sottolinea come tutti siamo responsabili della nostra comunità e della città in cui viviamo; il secondo messaggio dice che gli esempi sono importanti anche per dare idee ad altri e per ‘contaminarsi’ e lo fa utilizzando un chiaro pay off: “Più siamo meglio è”; il terzo messaggio - sempre dichiarato attraverso la campagna di comunicazione- è “La città ringrazia chi la rende migliore”.

"I reggiani per esempio" è quindi un forte segnale che l’amministrazione ha lanciato alla città e la città ha risposto in modo sorprendente: sono oltre 300 gli esempi che sono stati inviati. La maggior parte di questi arrivano dal terzo settore (51%) ma anche le imprese hanno risposto in modo significativo inviando 67 esempi; ci sono poi gruppi di cittadini che hanno raccontato esperienze di solidarietà e di cittadinanza attiva; infine iniziative presentate da parrocchie e scuole, luoghi di socialità e cura per eccellenza.

Gli esempi sono i più diversi e vanno dal tai chi proposto ai dipendenti di una piccola fabbrica come momento di relax e di socializzazione, all’organizzazione di viaggi e scambi tra comunità lontane che conoscendosi si avvicinano e sono in grado di apprezzare e condividere le rispettive differenze che derivano dalla cultura del loro territorio di nascita.
Al di là delle singole esperienze, discusse e premiate nella serata di giovedì 18 dicembre, è interessante osservare quale sia la strada intrapresa da Reggio Emilia, una delle città italiane a maggior capitale sociale, per affrontare quel senso di sfiducia e di paura che si va diffondendo tra i cittadini, generato da profondi cambiamenti sociali. Si tratta di spostare l’attenzione sugli aspetti positivi espressi dalla collettività mettendo in evidenza ‘il bicchiere mezzo pieno’.

Reggio Emilia, come tante altre città italiane, ha assistito negli ultimi dieci anni ad un consistente aumento della popolazione anche in seguito al fenomeno migratorio. L’immigrazione ha consentito la fornitura di manodopera alle imprese e alle famiglie ma ha creato anche tante tensioni sul piano della convivenza e della connessa percezione di sicurezza dei cittadini da tempo residenti. Dall’altra parte si sta assistendo ad un progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle famiglie mononucleari oltre che alla modifica della struttura del nucleo familiare. A questi fenomeni si aggiunge l’emergere di una condizione di incertezza economica diffusa determinata dalla paura di perdere una condizione faticosamente conseguita, dalla progressiva precarizzazione del lavoro.

Ai sistemi di sicurezza ed alle reti create attraverso i diversi servizi pubblici (servizi socio-assistenziali, servizi rivolti alla famiglia, servizi agli anziani, ai disabili, servizi di vigilanza e servizi di polizia, ecc.) occorre affiancare, secondo il Comune di Reggio Emilia, l’azione e la responsabilità di tutti i cittadini che, nelle loro varie funzioni (genitori, figli, imprenditori, volontari, liberi professionisti, dipendenti pubblici, ecc.) hanno un ruolo determinante nel creare una città per tutti e di tutti: vivibile, accogliente, ospitale.

Come si legge in un articolo firmato dal Sindaco di Reggio Emilia: “…Le nostre società contemporanee sono in difficoltà di fronte alle sfide che abbiamo davanti perché stentano a riuscire ad organizzare le persone intorno a progetti comuni. Eppure sempre più abbiamo evidenza che da soli non possiamo fare nulla. La crisi economica è un esempio lampante: inizia da una qualsiasi parte del mondo e come un domino contagia il mondo e arriva fino a noi, noi singole persone. Non possiamo pensare di uscire dalla crisi da soli, ma solo insieme agli altri. E non bastano progetti comuni locali: si parla di strategie europee, ma è il mondo intero che cerca insieme una soluzione. ... La nostra storia economica ci dice che siamo divenuti una delle regioni più ricche del mondo grazie alle nostre virtù, alla nostra voglia di fare e di darci una mano, alla nostra fiducia reciproca, al rispetto dei nostri doveri. Se sappiamo ricostruire il nostro futuro intorno ai nostri valori con i quali siamo cresciuti, la nostra città sarà capace di uscire dalla crisi economica, senza lasciare indietro nessuno.”

Evitare che l’Altro diventi un alieno, ricostruire legami di fiducia, vivere le differenze,… sono tutte strade che, secondo il Comune di Reggio Emilia, possono portare a ricreare legami sociali e senso della comunità e possono portare a definire nuove modalità di condivisione e partecipazione alla vita della città evitando ‘la tragedia della perdita del bene comune’.

Zygmunt Bauman, prendendo spunto da quanto racconta il film messicano La Zona, scrive: “La tendenza a ricorrere all’arida e impersonale parola della legge anziché affidarsi alla negoziazione tra individui in un comune modus vivendi è una conseguenza del graduale, ma inesorabile abbandono di ciò che Richard Sennett chiamava “molteplicità dei punti di contatto”, una delle principali caratteristiche della vita nelle città. Scaraventato in una condizione formata di assenza di familiarità, vincolato a confini fisici rigorosamente vigilati, confinato a distanza ed escluso dall’accesso, sia esso regolare o sporadico, alla comunicazione, l’Altro diventa un alieno ed è vincolato a tale condizione essendo stato efficacemente “cancellato”, spogliato della sua unicità personale che, sola, può evitare gli stereotipi e superare o mitigare così l’impatto riduzionista della legge penale” 2.



  1)H. Gardner, Cinque chiavi per il futuro, Feltrinelli, 2007, pagg. 133- 159. Sinteticamente si può dire che l’intelligenza etica “riflette concettualmente sulle caratteristiche essenziali del ruolo che un individuo ricopre nell’ambito del lavoro e nell’ambito della comunità e agisce coerentemente con l’idea che se n’è formata; si sforza di diventare un buon lavoratore e un buon cittadino”.  (torna al testo)

 2) Da Il muro del Benessere, Feltrinelli 2008 (Volume inseparabile dal film La Zona), pag. 16.


Ultimo aggiornamento: 28/12/09