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Lucia D'Ambrosi e M. Valentina Giardina
Amministrazione pubblica e partecipazione
Carocci editore, Roma 2006, pag. 110, euro 9,50 |
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Non sono tempi facili per le nostre amministrazioni, sottoposte a difficili prove di austerità. Considerata la situazione della finanza pubblica e le misure previste nella Finanziaria 2007 cè da temere che gli investimenti necessari per modernizzarle e snellire le loro attività pensiamo ad esempio al processo elettronico siano nei prossimi anni molto ridotti rispetto al reale fabbisogno. Con il risultato probabile di incidere negativamente sulla competitività del sistema Paese, che negli ultimi anni è ancora peggiorata.
Nella classifica 2006 dal World Economic Forum lItalia ha infatti perso quattro posizioni scendendo dal 38° al 42° posto: oggi siamo solo di una posizione avanti allIndia e precediamo di poco il Kuwait e il Sud Africa. Questo arretramento non è dovuto al peggioramento della situazione italiana ma al miglioramento di altri Paesi, che ci hanno scavalcato. E le ragioni della nostra deludente posizione, secondo gli esperti del Forum, sono dovute principalmente a problemi istituzionali, come lefficienza della spesa pubblica, i costi della regolamentazione e, più in generale, la qualità delle istituzioni del settore pubblico. Paradossalmente, mentre siamo al quarto posto al mondo per numero di cellulari posseduti siamo al centoventiduesimo per il peso burocratico della pubblica amministrazione.
Queste analisi impietose non possono comunque mettere in ombra una realtà incontestabile, e cioè che negli ultimi anni le nostre amministrazioni hanno fatto passi avanti notevoli, sia a livello nazionale alcuni ministeri, alcuni enti pubblici sia a livello locale. Molti comuni, ad esempio, sono all'avanguardia nella gestione dei trasporti o dell'ambiente urbano, o nell'utilizzo della Rete per fornire informazioni e servizi ai cittadini.
Tuttavia questi progressi non sono percepiti come meriterebbero dall'opinione pubblica e dalla massa degli utenti, e così anche le esperienze positive, invece di diventare elemento portante di uno sviluppo collettivo, rischiano di essere assorbite nel generale giudizio di inadeguatezza. E i cittadini continuano a sentirsi estranei alle amministrazioni anziché vedere in loro dei soggetti con cui avviare un dialogo in vista di obiettivi comuni come la qualità della vita e l'efficienza dei servizi.
Tanto più viene a proposito, quindi, un libro come quello di Lucia D'Ambrosi e M. Valentina Giardina Amministrazione pubblica e partecipazione, Carocci editore che cerca di spiegare in modo agile e chiaro quali possano essere le strade migliori per incentivare questo dialogo. Come si può passare, in concreto, da un rapporto di autorità/soggezione a un rapporto di condivisione/cooperazione? In che modo le esperienze e le azioni positive delle amministrazioni possono servire a veicolare un nuovo modello, più partecipato e paritario, di rapporti con i cittadini?
Nel libro di D'Ambrosi e Giardina che segue la traccia di una ricerca svolta dalle autrici per conto della Scuola superiore della pubblica amministrazione la strada da seguire per innescare questo processo virtuoso è quella della sussidiarietà. Che significa la capacità di rendere sinergiche e reciprocamente complementari le attività dei cittadini e quelle delle amministrazioni. La riforma del Titolo V della Costituzione ha riconosciuto il valore e l'importanza dell'azione dei privati nel processo di organizzazione e funzionamento della società. Nel libro questo ruolo dei cittadini come custodi attivi dellinteresse generale viene sottolineato con molta efficacia.
Sostanzialmente sono attività di interesse generale quelle volte alla produzione, cura e valorizzazione dei beni comuni. La legittimazione operata dall'ultimo comma dellart.118 promuove notevolmente il ruolo della cittadinanza attiva che può così muoversi nellambito di un nuovo sistema di governance, cioè di un governo rinnovato e originale perché consente la partecipazione a nuovi protagonisti. Accanto a quello dellamministrazione tradizionale, si crea così un nuovo modello di amministrazione condivisa, il cui pilastro portante è la sussidiarietà orizzontale.
In questo modello si genera tra lamministrazione e i cittadini un rapporto del tutto nuovo sotto molteplici aspetti. Se nel sistema amministrativo tradizionale legittimati ad operare nellinteresse generale erano esclusivamente i soggetti pubblici, e i cittadini amministrati rivestivano il ruolo di semplici destinatari del loro intervento, nellamministrazione condivisa i cittadini assumono un compito che li porta ad agire insieme e a pari titolo con lamministrazione.
Il rapporto di collaborazione tra cittadini e amministrazione, grazie al quale il principio di sussidiarietà orizzontale si realizza, fa sì che tutti i soggetti coinvolti assumano un ruolo attivo e il contributo di tutti diventi indispensabile per il perseguimento dellinteresse generale. Ma non solo, perché lattivarsi dei cittadini, singoli ed associati, nellinteresse generale può rappresentare per le amministrazioni una preziosa forma di collaborazione da sostenere e favorire per le ricadute positive che essa ha nella soluzione pratica di problemi che riguardano la collettività.
Certamente questo processo non è facile né privo di ostacoli. Ma solo così osservano giustamente le autrici - la sussidiarietà orizzontale potrà uscire dalla nicchia di evento occasionale per divenire una procedura normale e permanente. Si può venire in questo modo a creare una rete di soggetti pubblici e privati in grado di offrire in un quadro di autonomie e responsabilità reciproche - maggiori possibilità di realizzazione dei valori costituzionali di quanto non possa fare una amministrazione pubblica operante secondo gli schemi tradizionali. Contribuendo così anche al recupero di una maggiore efficienza e al superamento del burocratismo.
E chissà che questo non ci aiuti a scalare qualche posizione nella classifica del World Economic Forum.
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