Doing Business 2013: indicatori di competitività e possibili riforme per l’Italia
29 aprile 2013 - Banca Mondiale e International Finance Corporation hanno pubblicato Doing Business in Italy 2013 che analizza l’impatto delle riforme istituzionali e normative italiane sulle iniziative imprenditoriali, soprattutto di piccole e medie dimensioni, in tredici città italiane
Il rapporto esamina cinque aree tematiche particolarmente significative per la vita delle piccole e medie imprese quali: l’avvio d’impresa, l’ottenimento dei permessi edilizi, il trasferimento di proprietà immobiliare, la risoluzione di dispute commerciali e il commercio transfrontaliero marittimo. Vediamo cosa emerge dal rapporto in merito alla riforma della giustizia civile in Italia.
"Doing Business in Italy”: la prima analisi in un Paese del G7
Prende il nome da un progetto decennale della Banca Mondiale che punta a misurare l'efficienza delle regolamentazioni d'impresa nazionali mediante indicatori costruiti secondo una metodologia standard; il “benchmarking” consente di effettuare comparazioni “ceteris paribus” tra i Paesi nel mondo.
Lo studio "Doing Business in Italy 2013" costituisce una versione più approfondita del più generale rapporto "Doing Business" e mira a descrivere sia gli ostacoli sia le opportunità che i piccoli e medi imprenditori devono affrontare a seconda di dove siano localizzati. L’analisi, finanziata dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) della Presidenza del Consiglio dei Ministri permette di comparare le regolamentazioni con altre 350 città nel mondo (analizzate in altri rapporti "subnazionali").
Riformare con una strategia coerente per lo sviluppo del Paese
Il Rapporto Doing Business offre spunti per spingere i governi a migliorare la regolamentazione d’impresa evidenziando le "strozzature" e identificando buone pratiche da replicare.
La strada proposta per ciascun Paese è di lavorare su un programma di lungo termine, con una visione chiara del futuro, rimanendo concentrati su obiettivi specifici e monitorando periodicamente i propri progressi.
Secondo il Doing Business 2013, le regolamentazioni devono essere Semplificate, o meglio dovrebbero permettere di ottenere il risultato desiderato in modo più efficiente; Meritevoli, con un impatto positivo e misurabile nel facilitare le interazioni che avvengono sul mercato. Adottabili, capaci quindi di adattarsi anche ai cambiamenti in atto nel sistema economico; Rilevanti, ovvero proporzionate al problema che sono chiamate a risolvere e, in ultimo, Trasparenti, o meglio accessibili e chiare a tutti.
Il progetto Doing Business si basa sull’idea che lo sviluppo del settore privato trae beneficio dall’esistenza di norme chiare e coerenti, che definiscano e chiariscano i diritti di proprietà, agevolino la risoluzione delle controversie, migliorino la prevedibilità delle interazioni economiche, offrano ai partner contrattuali le protezioni indispensabili in caso di abusi.
Una riforma urgente
Nel "Doing Business in Italy 2013" assume carattere di urgenza la riforma della giustizia civile in Italia. Diverse modifiche agli ordinamenti sono state adottate in altri Paesi con criticità simili a quelle italiane e ciò porta il nostro Paese a collocarsi oltre il 150° posto su una lista di 185 Paesi. Prima dell’Italia anche la Sierra Leone, il Malawi, l'Iraq e la Bolivia.
La Banca Mondiale considera la rapidità e l’efficienza del sistema giudiziario elementi importanti per lo sviluppo del tessuto produttivo di ciascun Paese. Nello specifico, vengono analizzati i costi – dalle spese del giudizio a quelle dell’avvocato fino ai costi per l’esecuzione della sentenza -, i tempi e le fasi processuali necessarie per la risoluzione di una controversia commerciale.
Secondo quanto riportato nel Rapporto, per dirimere una disputa commerciale presso un tribunale locale nelle tredici città esaminate occorrono 41 fasi processuali contro le 32 richieste in media negli altri Paesi dell’Unione Europea.
Il valore delle performance delle città nostrane perde il confronto con gli altri Paesi UE anche in riferimento alla durata (1400 giorni contro i 547 registrati in media negli altri Stati membri) e al costo che ammonta al 26,2% del valore della controversia contro il 21,5% sostenuto negli altri Paesi.
Differenze significative si evidenziano anche per area geografica. Il Nord Italia è più efficiente delle zone meridionali, sebbene i tempi della giustizia superano di gran lunga quelli registrati nelle altre città europee. Nella città di Torino, ad esempio, la risoluzione di un contenzioso risulta pari al 22,3% del valore della controversia e dura 855 giorni. Per concludere una medesima disputa a Bari occorrono 2022 giorni ad un costo pari al 34,1% del valore del processo. Lo stesso tipo di contenzioso in Spagna dura 510 giorni, in Germania 394 e in Francia 390 giorni.
L'urgenza di una riforma della giustizia civile in Italia è sottolineata a più riprese nel rapporto, dove vengono segnalate una serie di modifiche applicabili all’ordinamento corrente quali ad esempio: la promozione di nuovi sistemi di gestione delle cause, del processo telematico e la specializzazione dei tribunali, l'introduzione di leggi ad hoc che disciplinino la riduzione della cause in arretrato, il monitoraggio delle attività dei magistrati, etc..Tali modifiche sono state adottate in altri Paesi con situazioni simili a quella italiana e hanno portato a buoni risultati.
Per saperne di più
Doing Business in versione italiana