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Usabilità ''da Bar'' per guardare all'intero della comunicazione

Nel libro di Cantoni, Di Blas e Bolchini, due metodi (AWARE e MiLE) per avvvicinarsi alla progettazione e alla valutazione della qualità dei siti web, con l'attenzione rivolta soprattutto ai contenuti.

di Emilio Simonetti

 

    Lorenzo Cantoni
    Nicoletta Di Blas 
    Davide Bolchini

    Comunicazione, qualità, usabilità

    Apogeo, Milano 2003, pp. 142, ? 13,00
 
 

 
"italiano", "corto", "testuale", non sono aggettivi qualsiasi. Dai tempi della mia laurea ho imparato che appartengono a quel particolare tipo di aggettivi detti "autologhi", che cioè hanno la caratteristica di includere se stessi nella propria designazione. Per questo, occupandomi di usabilità, ogni volta, non posso fare a meno di ripensare a questa proprietà. Ascolto un discorso, visito un sito, seguo una conferenza e se il tema è l'usabilità, mi chiedo invariabilmente se si tratti di un'esperienza "autologa". E' usabile quel sito sull'usabilità? Quella conferenza o quell'articolo dedicati allo stesso oggetto, sono "usabili" anch'essi?

Anche questa volta, leggendo il libro di Cantoni, Di Blas, Bolchini, la domanda è arrivata puntuale. Poi, nell'ordine, l'anticipazione dei contenuti e degli obiettivi all'inizio di ogni capitolo, il breve riassunto alla fine di ogni parte importante, l'efficace esemplificazione che trapunta quasi ogni concetto rilevante e, infine, il nitore linguistico dell'esposizione che non tralascia mai di rendere esplicito il senso delle enunciazioni, mi hanno fornito la risposta che giro subito al lettore: il libro non solo parla di usabilità ma è anche "autologo" e quindi ricade nel novero degli oggetti ai quali fa riferimento.

Per un recensore un libro "usabile" come questo, è una specie di pacchia. Se "attributi di valutazione" andranno trovati, un domani, per una ipotetica metodologia di valutazione di libri usabili, direi che il seguente: "consentire al recensore di disporre del contenuto del libro anche senza leggerlo", dovrebbe essere tra i primi? Qui, potremmo dire, la piccola disonestà presupposta nel criterio, verrebbe riscattata dalla sicura pertinenza delle recensioni che ne potrebbero seguire ?.

A parte gli scherzi, qual è il contenuto reso "facile" al recensore (ma prima, al lettore) di questo libro?

E' soprattutto quello delle due metodologie che ne costituiscono il cuore: una, per l'analisi dei requisiti nella progettazione e l'altra per la valutazione di qualità dei siti web. Sono espsoste rispettivamente, nel secondo e nel terzo capitolo, con i nomi di AWARE (Analysis of Web Application REquirements) e MiLE (quest'ultimo, presumo, da leggere proprio "mile" e non "mail", visto che è acronimo di "Milano Lugano Evalutation method"). Metodologie accompagnate da notazioni grafiche e spunti tratti da concrete applicazioni sul campo (soprattutto quello dei beni culturali). Precede, una utile premessa "teorica" generale sulla comunicazione e su che cosa si deve intendere per sito web "visto come comunicazione" (sulla teoria della comunicazione che fa da sfondo al libro si puo' leggere più estesamente: "Teoria e pratiche della comunicazione" di L. Cantoni e N. Di Blas, Apogeo, 2002).

Rimarchevole è che AWARE e MiLE sono entrambi frutto della confluenza di due culture: quella informatico-ingegneristica del laboratorio "HOC" (Hypermedia Open Center) del Politecnico di Milano e quella umanistico-comunicativa del laboratorio "Tec-Lab" (Technology Enhanced Communication Lab) della facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università della Svizzera italiana.

E qui il messaggio del recensore per i comunicatori pubblici è: non lasciatevi sfuggire l'occasione di conoscere un modo di avvicinare l'usabilità del tutto adatto alla vostra cultura e al vostro ruolo professionale ? ricordo che l'usabilità studia l'efficacia, l'efficienza e la soddisfazione con cui vengono fruiti i sistemi di interazione uomo-macchina. La novità è che dopo tanta attenzione dedicata agli aspetti del design delle interfacce e all'architettura dell'informazione, finalmente il mondo della ricerca offre un metodo (anzi due) facile da apprendere e da applicare per valutare la qualità nei processi di comunicazione on line che interessano cittadini e istituzioni. Ma ciò che merita di più rilevare è che questi due metodi non solo mettono al centro l'utente, come accade in altri analoghi sistemi di progettazione e valutazione, ma mettono al centro di questo centro i contenuti, come è giusto che sia per chiunque si voglia occupare di usabilità per migliorare l'accesso dei cittadini ad un servizio pubblico. Perché più di ogni altra cosa, ai contenuti è legata la questione dei diritti che è lo "specifico pubblico" dei siti web. E' evidente infatti che più grave che perdere il cliente - perché, come ci ricorda Nielsen, se non trova un prodotto non lo compra -, è perdere un diritto da parte di chi, se non accede facilmente ad un contenuto o ad una funzionalità, non lo può esercitare.

Andavamo alla ricerca di uno strumento che tenesse conto dello specifico dell'interazione che avviene in un sito pubblico, tra i siti evidentemente quello a più alto valore "di contenuto".. Leggendo il libro ci siamo accorti di averlo trovato non più in là di pagina 3, dove si legge del modello di "sito web come comunicazione", posto alla base di entrambe le proposte: il modello del "Coffee Bar Shop" ovvero della comunità di svago, di lavoro e di servizio che ruota intorno ad esso per renderlo possibile. Un modello di sito pensato in analogia con questa comunità del Bar e presentato dagli autori in precedenti articoli specialistici. Esso efficacemente rende la struttura e il funzionamento di un sito web con l'analisi di quattro dimensioni, ovvero quelle di:

"Un insieme di contenuti e di funzionalità [?] un insieme di strumenti tecnici che rendono accessibili i contenuti e realizzabili le funzionalità [?] un insieme di persone che lo hanno progettato e realizzato, che lo aggiornano e mantengono e che interagiscono con i visitatori [?] un insieme di persone che vi accedono e ne fruiscono" (pag. 5).

Ora, la morale sottolineata dagli autori è che un metodo di valutazione deve tener conto dell'intero di questi fattori "se l'usabilità non vuole trasformarsi in un semplice elenco ? spesso insufficiente e casuale - di precetti" - qui la critica all'uso dei cosiddetti metodi euristici, basati sull'applicazione pedissequa e astratta di principi desunti dall'esperienza, è evidente (pag. 23).

Ma quali le caratteristiche del metodo di valutazione dell'usabilità proposto? In sintesi, sono quelle della combinazione dell'elemento analitico (ispettivo) e di quello empirico, tipici delle analisi di usabilità.. Ad essi viene unita l'analisi "task driven" ovvero la previsione di azioni ben precise (task) orientate ad un obiettivo da raggiungere nel sito oggetto d'analisi. Ma forse la caratteristica più rilevante di MiLE è quella degli "scenari d'uso", che costituiscono lo strumento principale per l'analisi dei contenuti. Essi sono un po' il fulcro del metodo, consentendo di organizzare in forma narrativa gli obiettivi del sito, in base ai quali ricavare i task (compiti) da eseguire per verificare se lo stesso consente ai suoi utenti di realizzare proprio ciò per cui è stato progettato e implementato (agli scenari d'uso è dedicato l'ultimo paragrafo del libro, a pag. 117) .

Non è possibile entrare in maggiori dettagli, ma ci sembra evidente già da questi cenni come il metodo faccia emergere quell'"intero" della comunicazione a cui fanno riferimento gli autori. Un fattore a cui più volte i comunicatori pubblici si appellano per rimarcare le differenze del loro ruolo con quello degli specialisti che di volta in volta sono chiamati alla progettazione e alla gestione dei siti Web in ambito pubblico. La ricerca sugli URP on line condotta dal progetto URPdegliURP, mette in luce il ritardo con cui questo "intero" della comunicazione stenta ad emergere e ad accompagnare, in particolare, la diffusione dei servizi di e-government (non sfugge l'importanza della cosa perché è qui che si gioca la partita della qualità delle relazioni - e della democrazia - tra Istituzioni e cittadini).

E' tuttavia proprio questo stesso intero della comunicazione che ora i comunicatori pubblici possono più facilmente mettere a massimo comune denominatore della progettazione e della verifica della qualità della comunicazione, grazie ai due strumenti di analisi descritti e proposti dal libro.

Emilio Simonetti


Ultimo aggiornamento: 23/01/08