Il termine digital divide vuol dire letteralmente "divario digitale" e indica la distanza esistente tra quanti hanno la possibilità di accedere, in modo appropriato, alle tecnologie e alle risorse dell'informazione e della comunicazione, in particolare di Internet, e tutti gli altri che non hanno questa possibilità.
La disparità dell'era digitale si divide in due indicatori. Il primo riguarda l'accesso alle varie infrastrutture di telecomunicazioni di base (apparecchi tv, tv satellitare, telefonia mobile etc). Il secondo è proprio dell'accesso ad Internet. In questo caso si distinguono diversi livelli di ineguaglianza: tra la minoranza dei connessi e la stragrande maggioranza dei non connessi. Tra i connessi, vi sono coloro che utilizzano Internet per una vasta gamma di attività, traendone effettivi vantaggi e coloro che di vantaggi ne traggono pochi o nessuno. Tra questi, i molti che ancora non possono beneficiare dei vantaggi della banda larga, costretti a navigare con mezzi obsoleti, che rendono estremamente difficile la fruizione dei contenuti pubblicati sul Web.
La frattura tra quelli che "possono e sono in grado di farlo" e quelli che "non possono e non sono in grado di farlo" attraversa tutti i livelli sociali. Il digital divide è un problema che interessa il mondo nella sua globalità, attiene alla carenza di saperi e di cultura ed impedisce, di fatto, l'accesso alle nuove tecnologie creando un gap tra paesi, tra popolazioni, tra individui. Un divario causato dallo status sociale, piuttosto che dal grado di istruzione, dalle capacità fisiche e mentali, spesso di ostacolo nell'utilizzo del computer e quindi nell'accesso ad Internet. Insomma, siamo di fronte ad un nuovo muro di Berlino tutto digitale (nota 9).
Per le finalità proprie delle Istituzioni pubbliche, le amministrazioni e i vari organi di governo non possono esimersi dal fare politiche finalizzate all'inclusione, piuttosto che all'emarginazione di categorie sociali non autosufficienti nell'uso dello strumento tecnologico.Un sito web istituzionale si differenzia da un sito web commerciale perché nel primo non ci sono prodotti da vendere, ma diritti da esercitare. In capo alle Istituzioni pubbliche grava quindi una responsabilità enorme, quella che la Costituzione italiana ha sancito nell'art. 3 secondo comma: il compito di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno esplicarsi dell'uguaglianza sostanziale. Che significa, in pratica, dare a tutti pari opportunità e non discriminare alcuno.
Le norme sull'accessibilità, gli studi sull'usabilità e le teorie sul Web universale partono da questa constatazione e tentano di allargare l'orizzonte delle azioni possibili per favorire le pari opportunità.