TRE U come antidoti alla liturgia della efficienza

19/10/01. Urp dell'ARPA Piemonte - Salvatore Tonti
 
"Care colleghe e colleghi,
vi invio l'allegato interessante articolo, pubblicato sulla rivista giuridica on line Diritto.it  del 17/10/01, che a me sembra una stimolante proposta di riflessione sul tema della comunicazione organizzativa.
Voi che ne pensate?"
 

 
21/10/2001. Emilio Simonetti
"Ringrazio davvero Salvatore Tonti per il suo ultimo msg in lista di venerdi' 19. Non solo perche' ci ha fatto conoscere una riflessione interessante allegando l'articolo di Attilio Meliado' sulle "tre U" (Umanita', Umilta', Umorismo) come antidoti alla liturgia dell'efficienza nelle organizzazioni, ma anche perche' ha ripreso un tema gia' toccato ma non piu' visibile da qualche tempo: quello dei *colori della lista*. La tematizzazione nell'articolo del disagio emotivo-esistenziale che attraversa sempre piu' la vita organizzativa pubblica, mi sembra proprio uno dei fili piu' interessanti lungo i quali dipanare la nostra discussione.
Lo so. La lista non ha perso i suoi "colori" solo perché non li mostra. Sono sicuro che sono sotto traccia, carsici e persistenti. Del resto, io stesso nel parlare dei modelli di comunicazione che le sono propri ho usato la categoria dello "stare a maggese", per descrivere e legittimare il silenzio di quelli che, come me nelle ultime settimane, non sono intervenuti pure su questioni importanti.
Si puo' infatti sostenere ragionevolmente che esiste nella comunicazione asincrona di una ml con settecento iscritti come questa, oltre che un "silenzio assordante", anche un "ascolto assordante". E credo di contribuire al secondo in numerosa compagnia.
Cosa dire delle tre "U" di Meliado'? Leggendolo a me e' venuto in mente che.
 
- Umanita'. Andro' in una stanza da solo. Vivo la mia stanza, non come trincea relazionale, ma come riaffermazione dei "fattori di ordine affettivo-emotivi" del mio mondo interiore. Una parte del mio disagio esistenziale non passa dalla convivenza con la mia cara collega di lavoro, ma dalla baraonda delle masse che passano davanti alla mia
porta-URP... Qualita' individuale di vita d'ufficio contro socialità di servizio. Scelgo la prima. Nel mio profondo, leggendo Meliado', confesso di aver pensato al "solitaire solidaire" di Camus.
 
- Umilta'. Non so se tornero', prima o poi, alla mia amministrazione d'origine. Non so quale sara' il nuovo assetto del mio ufficio nel nuovo ordinamento del Dipartimento. Non so se avro' nuovi dirigenti. Non so se l'attivita' professionale che piu' mi ha fatto crescere in questi anni continuera'. E allora accolgo volentieri dall'articolo l'invito alla "capacita' negativa di accettare momenti di indeterninatezza e di assenza di direzione senza farsi travolgere dallo sconforto o essere presi
dall'ansia performativa di un risultato comunque e subito". Ma mi chiedo: quali percorsi praticabili esistono affinche' la razionalita' limitata delle decisioni non si traduca in facili esoneri psicotici dal lavoro, ma in "soste e aperture cognitive per esplorare nuove azioni e possibilita' di intervento?". Qui credo che l'umilta' debba portare piuttosto al superamento delle barriere egotiche, che considero il vero fattore di alienazione nella vita relazionale e il veleno dell'esistenza umana in
generale, non solo di quella organizzativa. Si puo' ascoltare, come individuo e come organizzazione, solo se non si e' presi dal rumore pervasivo del proprio Se'. Che e' meno una verita' psico-sociologica e piu' forse un principio pratico-operativo. Percio' di fronte all'indeterminatezza e alla U di Umilta' come suo antidoto, ho pensato, leggendo, alla orientale impermanenza delle cose e alla N del Non-Se' . La cui percezione, se cosi' si puo' dire, lascia il campo al correre
incessante dei fenomeni "cosi' come sono" e alla coscienza della loro interdipendenza. Per poter essere "cognitivamente aperti" nelle organizzazioni credo ci sia bisogno, piu' che dell'atteggiamento legato alle connotazioni cristiano-morali del termine "umile", dello sforzo di oltrepassamento del grumo del Se', codice autoritario massimo delle proprie
piste esperenziali. Ma il discorso si fa lungo e si puo' discutere ancora.
 
- Umorismo. Io che mai ne ho, colgo l'invito e me ne vo.
 
Un caro saluto a tutti, emilio."

 



Ultimo aggiornamento: 01/07/11