Intervista a Luigi Birritteri, Capo Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria
Il 25 novembre scorso si è tenuto, presso l’aula magna della Corte di Cassazione di Roma, un seminario dedicato alla presentazione del "CAF giustizia", una delle iniziative realizzate nell’ambito della collaborazione fra il Ministero della Giustizia e il Dipartimento della Funzione Pubblica. All’incontro sono intervenuti rappresentanti del Dipartimento della Funzione Pubblica, del Ministero della Giustizia e del Consiglio Superiore della Magistratura. Ne abbiamo parlato con Luigi Birritteri, capo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia (dicembre 2009)
D. Quali secondo lei sono stati i risultati più importanti di questa giornata?
R. Innanzitutto la partecipazione degli uffici giudiziari è il primo risultato significativo perché è al tempo stesso indice di attenzione al tema dell’organizzazione e di condivisione di un percorso di qualità. Con il piano di diffusione delle best practices negli uffici giudiziari abbiamo creato una comunità di innovatori, una sorta di “avanguardia” per affrontare il tema del cambiamento organizzativo negli uffici giudiziari; con il tavolo tecnico di personalizzazione del modello CAF e con la sua sperimentazione presso un gruppo di uffici pilota, stiamo dotando la nostra avanguardia di strumenti tecnici oggettivi e di qualità per misurare e migliorare le performance degli uffici.
Questa è la prova che chi intraprende un percorso di miglioramento e ottiene risultati concreti apre una strada anche per gli altri. L’altro risultato degno di nota è che abbiamo il know how per il miglioramento della qualità del servizio giustizia anche in un momento qual è quello attuale caratterizzato da continui ed evidenti tagli di risorse finanziarie e di carenze di organico degli Uffici, che pure sono all’attenzione di questo Dipartimento.
D. Qual è oggi la situazione degli uffici giudiziari italiani e come l’utilizzo del “CAF giustizia” può contribuire al miglioramento delle loro performance organizzative?
R. Gli uffici giudiziari sono organizzazioni complesse diversi per funzioni e compiti. Tale complessità è accentuata da fattori geografici e da una diversa qualità del contenzioso (si pensi al differente impatto dei processi contro la criminalità organizzata nelle varie zone del Paese). Il CAF come strumento di autoanalisi rappresenta un punto di partenza per promuovere un atteggiamento organizzativo nuovo, più trasparente e manageriale, per effettuare comparazioni e rilevare prassi da evitare o comportamenti virtuosi. Il nostro impegno in questo progetto di personalizzazione del modello alla giustizia testimonia l’esistenza di una politica centrale chiara e la volontà di ottenere risultati da diffondere su tutto il territorio.
D. Quali saranno le iniziative del Ministero della Giustizia per favorire la diffusione del CAF negli uffici giudiziari?
R. Il primo banco di prova per la diffusione del CAF è il progetto best practices per il quale un centinaio di uffici diversi per tipologia e dimensioni saranno impegnati a realizzare una “analisi e riorganizzazione dell’ufficio giudiziario al fine di migliorarne l’efficienza operativa e l’efficacia delle prestazioni rivolte agli utenti interni ed esterni”.
Entro il primo semestre del prossimo anno avremo i primi risultati delle analisi effettuate con l’ausilio di tale strumento.
Inoltre , stiamo pensando ad altre iniziative rivolte agli altri uffici per incentivarne l’utilizzo grazie anche al supporto del Dipartimento della Funzione Pubblica.
Ci aspettiamo che anche il Consiglio Superiore della Magistratura diventi parte attiva di questo progetto in quanto l’interesse al miglioramento delle performance degli uffici giudiziari è un tema condiviso.
Il nostro compito è ora di programmare la formazione anche avvalendoci degli esperti interni che hanno partecipato a vario titolo all’iniziativa e valorizzare in tal modo il personale che da tempo si occupa di affinare lo strumento.
Sarà altrettanto utile comunicare tramite un canale efficace i risultati raggiunti a tutti gli Uffici giudiziari italiani in modo da diffondere negli uffici giudiziari la cultura dell’"organizzazione di qualità".
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