Intervista a Mauro Di Grazia, CIPAT

In Italia varie scuole, sfruttando l’interesse dei livelli regionali e la sensibilità di alcune associazioni hanno deciso di intraprendere un percorso in cui il modello CAF diviene uno strumento di confronto e di sviluppo delle competenze, nonchè di accreditamento (utilizzando la procedura europea "CAF External Feedback"). Mauro di Grazia responsabile per il CIPAT (Consorzio Istituti Professionali Associati Toscani) del progetto di diffusione del CAF nelle istituzioni scolastiche della Toscana racconta in un’intervista l’esperienza in corso (dicembre 2010)

D. Quando e da dove nasce l’interesse delle istituzioni scolastiche del territorio della regione per il modello CAF?

R. La Toscana vanta una lunga tradizione nella applicazione dei modelli di qualità alla scuola. Già dal 1993 l’IRRE Toscana  promuoveva progetti di sperimentazione in questo campo, culminati nel 2002 nel progetto AQUA (auto-analisi, qualità, auto-valutazione), che coinvolse circa 50 scuole nella applicazione del modello EFQM, dal quale è stato successivamente derivato il modello CAF. Questo avveniva in un contesto in cui la regione, unica sul piano nazionale,  riconosceva EFQM e recentemente il CAF, come modelli validi al fine dell’accreditamento dei soggetti (privati e pubblici) quali possibili destinatari di finanziamenti  del FSE. Disciolto l’IRRE, negli ultimi anni l’esperienza è stata recuperata dal CIPAT, un consorzio di quasi 50 istituti professionali e tecnici toscani.

In partenariato con l’AICQ (Associazione Italiana Cultura Qualità) tosco-ligure, è stato così promosso, dal 2007, un percorso di sperimentazione del CAF, del quale è stata elaborata una  prima versione personalizzata per le scuole (il CAF “Veneto”, realizzato da un team veneto-toscano). Tale attività è poi confluita, nell’ambito della collaborazione fra Dipartimento della Funzione Pubblica – Centro Risorse nazionale CAF, Ministero della Pubblica Istruzione e uffici scolastici di livello regionale del Veneto e della Lombardia, nella realizzazione della versione nazionale "CAF istruzione" che a sua volta ha alimentato i lavori di livello europeo per la definizione del "CAF education". La specificità toscana in questa attività è stata quella di  aver focalizzato l’attenzione sui “risultati”, pilastro dei modelli di eccellenza.

L’esperienza, infatti, aveva insegnato che è proprio nella valutazione e revisione dei risultati che nella scuola si riscontrano le maggiori criticità. Da qui è scaturita la necessità di individuare indicatori comuni di sistema (utilizzando la Balance Score Card e anche esperienze straniere), per favorire il benchmarking e il miglioramento continuo. Con la partecipazione attiva delle scuole sono stati elaborati indicatori di risultato, divisi per i relativi criteri del CAF, come riferimento comune alla rete dei partecipanti.

Il sistema di indicatori è stato presentato anche alla regione Toscana, con cui i promotori si interfacciano. Malgrado la crisi generale della scuola si faccia sentire, l’interesse suscitato resta forte ed è spinto anche dal bisogno di contenere i costi che l’accreditamento richiesto dalla regione comporta  se ottenuto avvalendosi di modelli diversi dal CAF.
 
D. Che cosa è stato realizzato fino ad ora nell’ambito di questa esperienza e quali sono stati i risultati raggiunti?

R. Con gli ultimi arrivi, sono quasi trenta le scuole toscane ad oggi coinvolte in attività di formazione, con manifeste possibilità di ulteriore diffusione. Il nucleo iniziale è costituito da scuole del consorzio, reduci da esperienze ISO o EFQM, a cui si sono aggiunte altre di diversa tipologia. Si tratta per lo più di scuole superiori interessate all’utilizzo del CAF anche ai fini dell’accreditamento regionale. La prima tornata formativa ha coinvolto 19 scuole e quasi cinquanta fra docenti e dirigenti. In considerazione del fatto che la regione Toscana riconosce oggi, come requisito per l’accreditamento, anche l’attestato di "CAF effective user", queste scuole stanno lavorando con l’obiettivo di candidarsi  alla procedura europea "CAF external feedback" che ne prevede il rilascio, in Italia, da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica.

Alcune di queste scuole hanno già concluso l’auto-valutazione ed elaborato il piano di miglioramento.  Una seconda tornata di formazione sta per partire a breve con un nuovo gruppo che seguirà lo stesso percorso.  Le attività in corso sono gestite da un partenariato costituito da CIPAT, AICQ tosco-Ligure e APQI (Associazione Premio Qualità Italia), sulla base di  un protocollo che assicura continuità e  coordinamento all’iniziativa. 

Il raccordo con il Centro Risorse nazionale CAF, che ha supportato l’idea di favorire la diffusione del modello CAF in tale ambito, ha sinora garantito, inoltre, la possibilità di avvalersi del know how e degli strumenti definiti dallo stesso nel tempo per accompagnare e supportare, a livello nazionale, le amministrazioni che utilizzano il modello CAF.
I servizi offerti alle scuole  toscane che partecipano all’iniziativa comprendono: due giornate di formazione teorica sul modello e sul processo, tre giornate di approfondimenti ed esercitazioni  e tutoraggio on line, in fase di applicazione del modello.

D. Quali sono i prossimi passi e gli obiettivi che vi siete posti per il futuro?

R. Nell’ambito dell’iniziativa in corso intendiamo rafforzare ulteriormente la collaborazione con il CRCAF allo scopo di far crescere, in ambito regionale, sia il numero delle scuole che utilizzano il modello, che quello dei valutatori CAF ad oggi presenti sul territorio. Uno degli obiettivi condivisi con il CRCAF è, infatti, quello di  creare  le condizioni per agevolare il benchmarking e promuovere la valutazione fra pari, anche attraverso la procedura europea "CAF external feedback".

Per tale ragione un  primo obiettivo strategico che intendiamo conseguire è il coinvolgimento della regione Toscana e dell’Ufficio Scolastico Regionale nell’iniziativa, per cercare di coinvolgere l’intero sistema di istruzione professionale regionale. Contiamo sul fatto che  l’interesse  delle scuole e l’allargamento della loro rete possa innescare un circolo virtuoso fra singole esperienze di innovazione e politiche di sistema. In particolare auspichiamo che la regione, titolare dei corsi triennali di istruzione e formazione professionale che qui saranno realizzati in via preminente dagli istituti professionali statali, voglia adottare  il CAF come modello di autovalutazione per il miglioramento continuo delle scuole che gestiranno quei corsi. In questa prospettiva generale, puntiamo anche ad una revisione degli indicatori comuni di risultato, affinché sia rafforzata la connessione con gli obiettivi e le priorità delle politiche regionali. Non ignoriamo che i nostri obiettivi  sono ambiziosi, ma contiamo sulla partnership con il CRCAF e  crediamo  nelle potenzialità del modello.

Intendiamo, infine, cercare di estendere l’utilizzo del CAF in Toscana oltre i confini della scuola, coinvolgendo enti locali e altre tipologie di amministrazioni nella convinzione che, anche alla luce delle previsioni del decreto legislativo 150/2009, sia necessario favorire la diffusione nel settore pubblico di una cultura organizzativa focalizzata sulla soddisfazione di cittadini e stakeholder e che orienta le amministrazioni, scuole comprese, ad una gestione efficiente, efficace e strategica delle risorse materiali e umane disponibili.

Ultimo aggiornamento:  01/07/2013