L'Ufficio Stampa è di tutti?

4/4/2007 -  Uff. Stampa - Comune di Thiene - Jenny Bassa

Cari colleghi,
sollevo un problema che pongo in particolare agli addetti/responsabili degli Uffici Stampa sparsi sul territorio nazionale.
In qs giorni mi sono ritrovata amabilmente a discutere con i colleghi (e anche con qualche dirigente) sull'attività dell'Uff. Stampa in un Comune.
Alcuni sostengono che l'Uff. Stampa si debba occupare solo di comunicati stampa di carattere amministrativo/istituzionale; altri invece che l'Uff. Stampa deve dar voce a tutti gli amministratori, quindi anche a quelli di minoranza.
Secondo questi ultimi, quindi, così come si riportano le dichiarazioni del sindaco o dell'assessore di turno, così, se un capogruppo di minoranza o di un gruppo consiliare viene a dirmi di scrivere un com. stampa sulla sua posizione contraria a questa o quella iniziativa, l'uff. stampa deve farlo perchè è appunto al servizio di tutte le forze politiche.
Io son sempre stata del primo avviso, ma le argomentazioni dei secondi mi hanno fatto un po' ricredere...
Voi che ne dite?

Grazie a chiunque interverrà...

4/4/2007 - Ufficio Stampa - Provincia di Reggio Emilia - Fabio Macchi
 
Cara Jenny, ritengo che i tuoi dubbi siano più che legittimi, nel senso che l'Ufficio Stampa deve necessariamente essere al servizio di tutti.
La stessa Legge 150 è molto chiara e all'articolo 1 precisa che    
5. Le attività di informazione e di comunicazione sono, in particolare, finalizzate a:
        b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;

Tra le attività delle istituzioni è evidente che ci sono tanto quelle della Giunta, quanto quelle dei consiglieri (di maggioranza o opposizione che siano).
Se poi si riesce - come accade qui alla Provincia di Reggio Emilia - ad avere una persona dell'US che segue principalmente la Giunta e una che segue principalmente il Consiglio tanto meglio.
Ciao e buon lavoro

4/4/2007 - URP - Informazione Mass Media INPDAP - Ancona - Andrea Firodelmondo
 
Direi che di evidente nella legge 150 c'è ben poco, ed è forse per questo che ancora nessuno si è peritato di modificare una legge che funziona male da un settennato.
 
 Ad ogni buon conto non è certo la norma citata quella da tirare in ballo per giustificare l'apertura dell'ufficio stampa a chiunque. Mi è capitato, nella ricerca sulla relazione tra ufficio stampa e redazioni locali della mia provincia, che ho fatto per il conseguimento del Master Publi.Com, di sentire l'identico problema ed una soluzione diametralmente opposta.
 
Per quel che mi riguarda credo si debba far riferimento all'atto con la quale l'ufficio stampa (che NON è ufficio necessario, nel senso che la legge facultizza ma non obbliga l'amministrazione ad istituirlo) è stato concretamente istituito nel comune.
 
Se l'atto contiene riferimenti sufficienti ad delimitare l'ambito delle attività (ad es. viene istituito per esigenze di comunicazione ed informazione del Sindaco e della Giunta, o del Consiglio nel suo insieme), bene; viceversa  sarà ben difficile sostenere che chi comunica rappresentando il Comune debba rispondere anche a chi il Comune non rappresenta, anche se siede in Consiglio Comunale.
 
Il che non significa che all'interno di un comunicato stampa del sindaco o della giunta non possa esservi spazio per l'opinione contraria del consigliere d'opposizione. Questo rientra però nella discrezione di chi comunica, e nella volontà democratica di chi fornisce il contenuto del comunicato.
 
Va considerato, infine, che un comunicato stampa che contiene, oltre al "canto" dell'amministrazione il "controcanto", magari polemico, della minoranza, ha infinite maggiori probabilità di essere pubblicato, perchè fa notizia. Con buona pace di entrambe le parti, che ottengono la sospirata citazione dai quotidiani, e di chi firma il comunicato, che vede giustificato il pane quotidiano.
 

5/4/2007  - Addetto Stampa della Provincia di Genova - Renato Sirigu
 
L'UFFICIO STAMPA È DEI CITTADINI
 
Alcuni hanno già risposto correttamente come la legge 150 precisi che l'Ufficio Stampa è al servizio della comunicazione (non solo tramite quella mediata, ma anche con l'informazione autoprodotta) dell'Ente tutto (giunta, consiglio, uffici). Ma aggiungo, come sostengo da anni, con il convinto  l'appoggio del sindacato dei giornalisti, che è il cittadino il nostro autentico datore di lavoro, ancora più dell'amministratore pro-tempore.
 
Le informazioni che diamo sono sì quelle di comunicazione simbolica, ma devono essere soprattutto d'interesse pubblico. Per questo la legge 150 ha previsto che negli uffici stampa pubblici ci debbano essere giornalisti,  e non altro personale, perché i giornalisti rispondono, oltre che all'amministrazione, alla loro deontologia professionale,che impone di informare correttamente e compiutamente l'opinione pubblica, a differenza del portavoce, che per questo può non essere giornalista o se lo è si deve autosospendere perchè ha la facoltà di mentire nell'interesse dell'organo di vertice.

5/5/2007 - URP - Informazione Mass Media INPDAP - Ancona - Andrea Firodelmondo
 
Mi dispiace di dover dissentire dai colleghi degli uffici stampa che han risposto sin ora, che citano ancora una volta a sproposito la legge 150/2000, e mostrano, absit iniuria verbis ed a parer mio,  di non avere dimestichezza con il diritto, specie amministrativo, ma in compenso una percezione elitaria della loro funzione.
Non mi meraviglia affatto, d'altro canto, che questo accada: la legge 150 ed il suo regolamento d'attuazione, mentre chiede titoli specifici ed elevati per i responsabili URP, che hanno le stesse competenze per quanto concerne i rapporti con la stampa ed i mass media in genere, quando non sono essi stessi giornalisti, non chiede alcun titolo di studio per il capoufficio stampa nè per il portavoce. Dunque, non sono tenuti a sapere. E difatti, s'interrogano.
Se si considera inoltre che, fino a ieri, pure l'iscrizione all'Ordine dei giornalisti non richiedeva alcun titolo di studio, e che il freno alla professionalizzazione della figura unica del Comunicatore apparebbe derivare in larghissima misura dalle pressioni della lobby di quell'area, che lotta per i propri, a mio avviso ingiustificati, privilegi esclusivi, il quadro è completo.
Che vi siano regole deontologiche che obbligano gli addetti stampa perchè "professionisti" a far parlare "i cittadini", mi fa, permettetemelo, sorridere.
Per gli altri Comunicatori è la Costituzione che impone direttamente il rispetto dei suoi principi, quali funzionari pubblici; e fanno, ripeto, le vostre stesse cose. Magari sapendo anche a chi debbono o non debbono rispondere, sulla base di atti certi.
Altrettanto certo è che, tendenzialmente, vengono pagati meno.
Ma questa è la legge, che dicevamo, merita di essere cambiata, razionalizzando anche sprechi che derivano dall'affidamento per contratti professionali esterni di funzioni che possono essere svolte all'interno delle amministrazioni. Ed arrivando finalmente a costituire la figura del Comunicatore, con un proprio Ordine professionale. Il tutto sulle note della "deontologica canzone" di Antonello Venditti "Penna a sfera".
 

5/5/2007 - Enrico Borsari
 
Secondo questi ultimi, quindi, così come si riportano le dichiarazioni del sindaco o dell'assessore di turno, così, se un capogruppo di minoranza o di un gruppo consiliare viene a dirmi di scrivere un com. stampa sulla sua posizione contraria a questa o quella iniziativa, l'uff. stampa deve farlo perchè è appunto al servizio di tutte le forze politiche.
secondo me è proprio così...
buona giornata

5/5/2007 - Uff. Stampa - Comune di Thiene - Jenny Bassa
 
Come si può non essere d'accordo col collega Renato Sirigu?
Anzi, sarà per questo principalmente che stentano i dipendenti degli Ufficio Stampa ad avere il contratto da giornalisti. Credo siano infatti pochissimi i fortunati...

E per gli altri, come la mettiamo? Chi non è assunto come giornalista seppure iscritto all'albo (pubblicisti o professionisti che sia), ma è invece assunto come tutti gli altri, come si deve porre costui nei confronti dell'amministrazione? E quelli che sono a tempo determinato, per giunta...?
 
Il dibattito si complica...


5/5/2007 - Capo Ufficio Stampa della Provincia di Lodi - Andrea Ferrari

Le considerazioni, in parte condivisibili, del collega di Genova vanno a mio avviso temperate da altri elementi. In primo luogo va approfondita la riflessione sul rapporto dell'Ufficio Stampa con l'Amministrazione, che, in modo spurio, può essere assimilata all'editore di un giornale, con tutte le peculiarità derivanti dal fatto che stiamo parlando di pubbliche istituzioni e le prerogative di qualsiasi editore. Si possono obiettivamente, mi domando io, servire due padroni, il Consiglio e la Giunta, con le armi della deontologia professionale?
La legge 150 è senza dubbio una buona legge su un piano teorico, ma la sua piena attuazione è e resterà a mio parere una chimera soprattutto in tempi di vacche magre.
Una legge che sconta il limite di essere germinata sotto la spinta corporativa dei giornalisti, che hanno pensato bene di risolvere i problemi previdenziali della categoria ricollocando nel pubblico gli esuberi del privato. La presunzione che si fa derivare dalla legge di inquadrare con un contratto da giornalista gli addetti stampa, frena di fatto qualsiasi evoluzione applicativa della norma, non solo per le conseguenze economiche, ma soprattutto per le implicazioni giuridiche: applicare un contratto come quello dei giornalisti significherebbe incuneare un principio che rischia di minare la contrattazione collettiva della PA incoraggiando le spinte corporative di altre categorie.

5/5/2007 - Spazio Stampa Ufficio Stampa - Diego Fasano
 
Quando leggo messaggi come questo mi viene in mente che forse il mondo è molto diverso da come lo vedo io. Forse non ci sono sindaci che assumono giornalisti con contratti atipici negli uffici stampa e fanno scrivere loro comunicati stampa e notiziari comunali che di fatto sono il megafono della propaganda, sotto la costante e velata minaccia di lasciarli a casa. Forse non esistono amministratori pubblici che chiedono agli uffici stampa comunicati o testi su progetti e opere pubbliche, sì destinati alla cittadinanza, ma con inevitabili ripercussioni politiche dal momento stesso della pubblicazione del comunicato stampa.
Forse non esistono gruppi consiliari che approfittano degli spazi loro attribuiti sul periodico istituzionale per fare propaganda politica pura e semplice. Forse esistono sindacati dei giornalisti che appoggiano le istanze dei lavoratori degli uffici stampa, anche se mi è sempre parso che nel 90% dei casi i giornalisti lavorano negli enti locali con ogni tipo di contratto tranne quello giornalistico.
Forse esistono luoghi in cui la legge 150 viene applicata in tutto il suo dettato e non è di fatto lettera morta rispetto alla pratica quotidiana.
Forse esistono luoghi in cui agli operatori della comunicazione è stata riservata un'attività di formazione così come prevista dal decreto 422 e non luoghi in cui gli stessi operatori sono andati loro stessi a caccia dei corsi di formazione e li hanno proposti, fino a perdere il fiato, ad amministratori e dirigenti che spesso hanno solo fatto finta di ascoltare.
Ecco che cosa penso quando leggo frasi tipo "l'ufficio stampa è dei cittadini".
Penso che forse questo è il Paradiso e io - convinto, dopo 7 anni di lavoro, che l'ufficio stampa sia dei partiti che pagano lo stipendio agli addetti stampa - io non me ne sono mai accorto.
 

5/5/2007 - Addetto Stampa della Provincia di Genova - Renato Sirigu
 
Forse, se nessuno ci avesse creduto, ci sarebbero ancora nel Galles bambini di 8 anni che lavorebbero in miniera, forse, se nessuno ci avesse creduto, le donne non potrebbero votare neanche in Italia, forse.
Io penso che siamo artefici del nostro destino, che il pessimismo sia una malattia perniciosa.  
 
Lavoro all’Ufficio Stampa della Provincia di Genova dal 1987, ho cambiato presidenti, giunte e maggioranze. Tutti hanno capito che è meglio un Ufficio Stampa credibile ed autorevole, che uno appiattito sulle logiche di parte. Non sto in paradiso, io e miei colleghi, i questi giorni stiamo affrontando come spesso capita i problemi legati al periodo preelettorale alla par condicio e così via.
 
Oltre l’ufficio stampa tradizionale, l’agenzia di stampa quotidiana on-line (1200 news all’anno), un giornale cultuale e così via, da oltre dieci anni produciamo, postproduciamo (con sole risorse interne) una trasmissione TV che va in onda tutte le settimane su tutte le emittenti commerciali e comunitarie della Liguria. Certo che dobbiamo resistere alle pressioni, nessuno nega che ci siano. Il nostro, unico, vantaggio è che siamo dipendenti a tempo indeterminato (naturalmente con contratto egli enti locali cat. D3) e con assegnazione specifica (dopo selezione)  all’Ufficio Stampa.
 
Se poi uno non ci crede può sempre dare le dimissioni e fare qualcosa in cui crede.

 
5/5/2007 - Ufficio stampa - Azienda Usl di Piacenza -  Silvia Barbieri

Buongiorno a tutti
 
Approfitto dell'interesse specifico emerso stamattina per gli uffici stampa e, ora, con il quesito posto da Marcello, anche sugli inquadramenti professionali, per porre all'attenzione della lista un quesito. Io opero da quattro anni come addetta stampa per un'azienda sanitaria. Dopo vari contratti annuali di collaborazione coordinata e continuativa, quest'anno la direzione sembra propensa a trovare per me una soluzione più stabile all'interno dell'organizzazione. C'è qualcuno che può darmi qualche suggerimento su esperienze analoghe in altre aziende sanitarie? 
 
un consiglio sarebbe per me molto prezioso!

Ah, ho omesso di dire che io sono giornalista pubblicista regolarmente iscritta all'albo e ho una laurea in lettere moderne.  Intanto, esprimo la mia estrema soddisfazione per il "ritorno" della lista!! è sempre molto interessante leggere e confrontarsi... 
  

5/5/2007 - Spazio Stampa Ufficio Stampa - Diego Fasano
 
Forse, se nessuno ci avesse creduto, non saremmo neppure arrivati sulla Luna...
Eppure per ogni bambino che oggi in Galles non lavora più in miniera ce ne sono 100 che invece lavorano in Pakistan, in Brasile, in Perù o in Somalia...
 
Credo di avere speso per ben 3 mandati di amministratori pubblici molte delle mie energie, della mia professionalità e della mia creatività. Eppure l'osservazione della realtà mi dimostra ogni giorno che nel nostro settore la realtà molto, troppo spesso, supera la fantasia. Per la quale ti riconosco merito (e parlo da uno che fino a 3 anni fa scriveva fumetti...). E il regime di par condicio elettorale è il minore dei mali, credimi. Te lo dice uno che, in regime di par condicio, si trovava sul tavolo una segnalazione in Procura alla settimana da parte dei gruppi consiliari di minoranza. Il problema è il mandato di governo; tutto il mandato. E' su lì che io ho fatto i miei bilanci.
Sono anch'io un lavoratore a tempo indeterminato, laureato, giornalista iscritto all'Ordine e... in categoria C3. Perché "di più per ora non si può", come mi hanno detto ogni anno, negli ultimi 5 anni.
Peccato che, come tu dici, non vivete in Paradiso: stavo quasi per preparare la richiesta di mobilità ((-: (accettalo come una battuta, per sdrammatizzare)
Non dò le dimissioni non perché non credo nel mio lavoro ma perché questo è un lavoro che mi permette di pagare spese condominiali, riscaldamento, bollette, mantenimento di 2 figli e (perché no) vacanze, teatro e concerti di musica classica.
Lo so: è banale, è poco poetico ma, alla fine (lo sai meglio di me), quello in cui credi si misura ogni giorno della tua vita con queste cose. E ti accorgi che nella tua vita finisci per spendere la maggior parte del tuo tempo a fare una sola cosa: trovare compromessi. Se facessi quello in cui credo (e l'ho fatto per 6 anni, prima di fare questo mestiere) non potrei sbarcare il lunario. Se questo è pessimismo, i pessimisti in Italia sono milioni. Nel mondo, addirittura miliardi.
Con amicizia

5/5/2007 - U.R.E. ASL 13 Novara - Elena Vallana
 
Ormai dovrebbe essere consolidato che la gestione della relazione con  i mezzi di informazione avvenga tramite gli Uffici e/o gli Addetti Stampa (l'art. 9, punto 2 della L.150/2000, cita: "gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all'albo nazionale dei giornalisti..." )

Anch'io come te lavoro in un'Azienda Sanitaria ed essendo iscritta all'albo pubblicisti dell'Ordine Regionale dei Giornalisti, svolgo il ruolo di addetto stampa con il compito di interagire con i mass media, di redigere comunicati stampa ed articoli giornalistici, di svolgere l'incarico di Direttore Responsabile del periodico aziendale In Forma (rivista regolarmente iscritta in Tribunale), e di redattore/conduttore di trasmissioni televisive e radiofoniche.

Attività finalizzata a fare informazione sanitaria e consolidare il dialogo con il cittadino/cliente/utente per condividere esperienze ed informazioni, migliorando la qualità dei servizi offerti e di conseguenza la qualità della vita delle persone. L'impegno nasce dalla consapevolezza dell'importanza che la comunicazione riveste, infatti, comunicando in modo consapevole ed efficace e, quindi, efficiente, imprescindibilmente si migliora il rapporto interpersonale con chi interagisce con la struttura sanitaria.

Il dialogo con gli organi di informazioni non si è improvvisato, ma è il risultato di un lungo lavoro di collaborazione che gli addetti stampa costruiscono quotidianamente (ed hanno costruito negli anni), partendo - a mio parere - dal presupposto che comunicare senza mascherarsi dietro a ma, perché, o no comment  è la strategia di comunicazione vincente (anche se ancora oggi talvolta non è ancora chiaro ai più lo sforzo, la professionalità e la competenza che investiamo nel nostro lavoro ogni giorno). 

Inoltre, a noi spetta il compito cerca di coniugare comprensibilità e chiarezza nell'informazione al pubblico. Fatta questa prolissa premessa, purtroppo ancora oggi c'è confusione tra i ruoli di addetto stampa, comunicatore pubblico, uffici stampa, uffici relazioni con il pubblico, esperti in marketing, tanto che spesso questi ruoli si sovrappongono.

Come te sono stata  assunta (alcuni anni addietro) con contratto della Pubblica Amministrazione (Sanità) ed attualmente i miei contributi previdenziali (dopo tante lotte) sono versati all'INPGI ed ho un riconoscimento ufficiale (atto deliberativo) a gestire la comunicazione interna ed esterna all'Azienda come responsabile dell'Ufficio Relazioni Esterne (URP e Ufficio Stampa) ed addetto stampa. Mi piacerebbe conoscere le evoluzioni del tuo iter professionale.

5/5/2007 - URP - Informazione Mass Media INPDAP - Ancona - Andrea Firodelmondo
 
Sempre stimolante, la lista. Bellissima l'interpretazione della legge 150 per la quale:
"Ormai dovrebbe essere consolidato che la gestione della relazione con i mezzi di informazione avvenga tramite gli Uffici e/o gli Addetti Stampa (l'art. 9, punto 2 della L.150/2000, cita: "gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all'albo nazionale dei giornalisti...")
Seguendo questa splendida interpretazione, se ne dovrebbe derivare che le Amministrazioni Pubbliche non possono avere rapporti con la stampa se non tramite uffici stampa.
Peccato che, come dicevamo, gli uffici stampa sono uffici NON necessari ossia solo discrezionalmente un'amministrazione li istituisce. Possono benissimo non esserci. Diversamente da questi, un'altra tipologia di strutture di comunicazione, ossia gli URP, sono obbligatori per legge, quindi uffici necessari delle PA. Ci sono per forza. Inoltre la 150 (da leggere con la dovuta attenzione) non distingue nel contenuto tra informazione e comunicazione. Il che significa che le Amministrazioni pubbliche comunicano all'esterno attraverso tre tipologie di strutture, di cui una sola è obbligatoria, mentre le altre sono discrezionali quanto a costituzione.
Ossia, rovesciando l'interpretazione dell'addetta stampa sopra citata,  dovrebbe essere consolidato che la comunicazione con i mezzi di informazione avviene normalmente tramite l'URP (che in ogni caso deve essere istituito) e dove se ne ravvisi la necessità tramite Ufficio Stampa o Portavoce (da costituirsi e da giustificare puntualmente come investimento di risorse pubbliche, per altro sempre più scarse). Carino, no?
La stessa voce della lista si riserva la seguente funzione: "a noi spetta il compito cerca di coniugare comprensibilità e chiarezza nell'informazione al pubblico".
Quindi a tutti gli altri comunicatori spetta altro. Abbiamo capito bene?
Tale quesito sull'aria di  Libera nos domine di Francesco Guccini, nella parte attinente alla questione giornalistica (solo per Emilio).
 

6/4/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
 
Il collega (pubblico dipendente) Fiordelmondo si avventura in abduzioni che farebbero rabbrividire anche Peirce. Una pubblica Amministrazione se vuole dotarsi di Ufficio Stampa deve prevedere l’assunzione (nel modo che riterrà più opportuno) di giornalisti/e.
 
La legge 150 è nata dopo un lungo e serrato confronto sia con l’ordine ei sindacato di giornalisti che con l’associazione dei comunicatori pubblici (FERPI). Se qualcuno non è soddisfatto si adoperi per cambiarla. Per esempio con la raccolta di firme per un referendum abrogativo o magari con una energica campagna di stampa, ma cribbio, qua ci vuole l’apporto degli odiati giornalisti!
 
L’URP è il fondamentale snodo per i rapporti con il cittadino (che per come la vedo io, è l’azionista della cosa pubblica, chiamarlo cliente o utente mi sembra riduttivo è il PADRONE). L’Ufficio Stampa, quando l’ente ha la necessità di istituirlo per dimensioni, capacità economica è competenze tiene e cura i rapporti con i mass-media e provvede all’informazione autoprodotta, secondo i dettami della legge 47/48.
 
Comprendo il collega (pubblico dipendente) che dimostra una malcelata insofferenza verso i giornalisti pubblici. Gli amministratori “preferiscono” i giornalisti ai comunicatori perché sono quelli che li fanno “parlare” con i mass-media. Ma questa “gelosia” credimi caro collega è fuori luogo, la maggior parte dei giornalisti pubblici ne farebbe volentieri a meno di questo “amore” interessato.
 
Tralascerei, invece, il bizantino tentativo di distinguere fra comunicazione e informazione: da Lasswell, a Shannon, passando per Adorno, Parsons e poi ad Habermas, sino ai nostri Wolf, Mancini e Gozzini i significati si sono troppo spesso incrociati sovrapposti per poterli mettere in contrapposizione.
 
Forse la differenza è più percettibile nelle citazioni: il collega (pubblico dipendente) preferisce richiamarsi ai motti latini, i giornalisti preferiscono confrontarsi con la sociologia, la politica e il vivere di tutti i giorni. E magari non capiscono perché certi enti (vedi INPDAP) a rispondere ad una normale richiesta di ricongiunzione ci mettono 5, 6 anni.
 

6/4/2007 - Elena Vallana
 
Non vorrei essere stata fraintesa con le mie affermazioni.

Credo che chi svolga la nostra attività da alcuni anni, sia come  URP che come Ufficio Stampa risulti avvantaggiato nella comunicazione con il pubblico. Gli Uffici Relazioni con il Pubblico, proprio per il loro rapporto diretto con le persone, riescono (o dovrebbero) entrare più facilmente in relazione e dialogare con l'utente, garantire, inoltre, sempre più la semplificazione di procedure amministrative  (semplificazione del linguaggio, garanzia del rispetto della trasparenza e chiarezza del procedimento amministrativo e garanzia e tutela della privacy).

Certamente non ci limitiamo all'informazione, ma mettiamo in atto tutti gli aspetti legati alla comunicazione (dall'ascolto attivo, alll'interattività, alll'accoglienza ecc..). Scusatemi la metafora potremmo essere paragonati ad una "Carta dei Servizi vivente", che facilita l'accesso del paziente, indirizza l'utente presso gli ambulatori o gli sportelli, distribuisce questionari di gradimento e i moduli per l'accesso ai servizi, aiuta il paziente nel pagamento del ticket e nella compilazione dei questionari di gradimento, ascolta le richieste d'aiuto dell'utente...

L'attività di addetto stampa si integra con questa attività cercando di mettere in atto ad es. un linguaggio che il più chiaro e comprensibile possibile e cerca di fare informazione finalizzata, nel mio caso specifico, a facilitare l'accesso dei cittadini ai percorsi di diagnosi e cura, a condividere esperienze ed informazioni che possano incidere gli stili di vita al fine di migliorare la qualità di vita delle persone.

Non è facile, ma ci provo.

 Trovo che il confronto che nasce da questa lista consenta di porre l'attenzione proprio sull'importanza sia dell'informazione che della comunicazione nonché delle persone quotidianamente svolgono questa attività, spesso scontrandosi con muri fatti di silenzi e di incomprensioni.... ma tutti sanno comunicare, cosa ci vuole... (questa è una frase che purtroppo mi sento ancora ripetere)
 

9/4/2007 - Ufficio Stampa Provincia di Reggio - Fabio Macchi
 
Prima che la discussione generi, mi intrometto per qualche considerazione.

La legge 150 è molto chiara almeno su un punto: un conto è l'informazione, altro è la comunicazione.
Riporto:

4. Nel rispetto delle norme vigenti in tema di segreto di Stato, di segreto d'ufficio, di tutela della riservatezza dei dati personali e in conformità ai comportamenti richiesti dalle carte deontologiche, sono considerate attività di informazione e di comunicazione istituzionale quelle poste in essere in Italia o all'estero dai soggetti di cui al comma 2 e volte a conseguire:
  a) l'informazione ai mezzi di comunicazione di massa, attraverso stampa, audiovisivi e strumenti telematici;
        b) la comunicazione esterna rivolta ai cittadini, alle collettività e ad altri enti attraverso ogni modalità tecnica ed organizzativa;
        c) la comunicazione interna realizzata nell'ambito di ciascun ente.

Giusto, quindi, che dell'informazione - ovvero del rapporto con i mass media - si occupino i giornalisti, che sanno come funzionano e di cosa hanno bisogno gli organi di informazione e sanno come si scrivono i comunicati stampa (ad esempio senza citazioni in latino...).

Della comunicazione (dalle campagne pubblicitarie agli Urp, ai cartelli da mettere davanti agli uffici) si occupino pure i comunicatori. Senza gelosie o invidie

Certo il fine è comune   
5. Le attività di informazione e di comunicazione sono, in particolare, finalizzate a:
        a) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l'applicazione;
        b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento (E QUI, A MIO AVVISO, SI RISPONDE ANCHE AL QUESITO DI JENNY DI THIENE: NELLE ISTITUZIONI VANNO COMPRESI ANCHE I CONSIGLIERI TANTO DI MAGGIORANZA QUANTO DI OPPOSIZIONE)
        c) favorire l'accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
        d) promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
        e) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati nonchè la conoscenza dell'avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi;
        f) promuovere l'immagine delle amministrazioni, nonchè quella dell'Italia, in Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d'importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
ma gli strumenti e le professionalità sono ben distinti.

Quindi, per favore, non usiamo più come sinomini informazione e comunicazione perché - almeno per chi frequenta questo forum - dovrebbe essere chiaro che trattasi di attività ben distinte. Che poi (nonostante la 150) nel 99% delle PA si confonda informazione con comunicazione (come confermano talune qualifiche alquanto bizzarre tipo Responsabile URP - Informazione Mass Media) è un altro discorso...

10/4/2007 - URP - Informazione Mass Media INPDAP - Ancona - Andrea Firodelmondo
 
Il povero Sirigu deve trovarsi in sincero imbarazzo, se davanti ad argomentazioni razionali e, purtroppo per lui, giuridicamente fondate non ha armi migliori dell'attacco personale. In qualche trattatello di retorica si può trovare come l'argomentazione ad hominem è l'extema ratio: quando non sai più cosa fare, attacca la persona. E già che ci siamo, attacchiamo pure l'ente datore di lavoro, non si sa mai.
 
Per toglierlo dall'imbarazzo, e solo per divertimento, diremo che siamo contenti di sapere che conosce i nomi di qualche autore. Non sappiamo se li abbia letti. Non sappiamo se li abbia capiti. Ne dubitiamo, ma gli concediamo il beneficio del dubbio.
 
D'altro canto, cos'era la mia se non una provocazione?
 
Giustamente inquieto, Sirigu, magari invidioso del mio cognome che è chiaro e pronunciabile, con un significato che corrisponde ad un significante, (ma credimi, se fossi nato donna c'avrei rinunciato pure per amore) quindi comunicativamente superiore, s'erge a Paladino delle Cause Perse e m'immagina privo di tesserino giornalistico almeno da pubblicista ma dotato di cultura classica, ed in più schiavo dell'INPDAP (ossia dipendente in senso psicologico dall'acronimo impronunciabile), e servo della dicotomia diritto - sociologia.
 
M'oppone dunque la cultura sociologica tedesca e americana, con misto fritto di filosofia del diritto e di studi quantitativi sul linguaggio, in salsa di politica e vita di tutti i giorni. Avrebbe potuto oppormi anche Il Grande Fratello (televisivo), Frate Indovino e Bianca Neve e i Sette Nani, ma, bontà sua, non l'ha fatto. In queste ultime materie non ho una preparazione adeguata a sostenere una conversazione.
 
Ne ricava che va tralasciato il tentativo "bizzantino" di distinguere tra informazione e comunicazione (ma bravo: come avevo detto io, la 150 non distingue tra questi per contenuti). Ed invoca, meglio così parrebbe,  aiuto sulla sua ricongiunzione e sull'interpretazione dei tempi d'erogazione.
 
Una risposta potrebbe essere che mentre si tagliano fondi per servizi essenziali paghiamo con i soldi dei cittadini gli uffici stampa dei politici locali, che scelgono i loro fedelissimi. Quindi l'efficienza ne risente.  Ma sarebbe scorretto, e quindi evitiamo.
 
Solo una cortesia, oh Renato. La prossima volta che mi citi, rispondi a quello che dico, non a quello che tu pensi io sia o faccia. Magari fai più bella figura. E giustifichi pure il tuo ruolo.
E comunque grazie per aver dato una conferma clamorosa dell'esattezza di quel che sostenevo.
 

10/4/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
 
La risposta fuori del collega (pubblico dipendente) si commenta da sola. Per me la discussione, pubblica, termina qui. Non certo perché mi manchino gli argomenti.
Mi dispiace per tutti gli altri interlocutori vessati da questa polemica.
 

10/4/2007 - Spazio Città - ufficio stampa - Diego Fasano
 
Tralasciando la parte di questo dibatitto uscita un po' dalle righe, credo che questo commento di Alessandro Rovinetti, pubblicato sulla newsletter Comunicatori Pubblici, faccia al caso nostro.
Secondo me non si tratta di conoscere la legge 150 bene o male, o di averla letta come un libro o come una legge (perdono per il bisticcio lessicale!).
Si tratta di applicarla. Non mi riferisco a chi come noi deve eseguire degli ordini ma a chi invece ha la responsabilità di tradurre il dettato legislativo in azioni.
Siamo tutti d'accordo sulla divisione delle competenze, sulle differenze fra informazione e comunicazione e su tanta bella teoria. Dopotutto addetti stampa, capi ufficio stampa o responsabili Urp di più non possono fare, perché gli ordini del sindaco o del dirigente li devono poi eseguire, con quotidiane schizofrenie fra pratica e teoria, di fronte alle quali - siamo sinceri, cari colleghi - siamo tutti bellamente impotenti.
Ma proviamo a fare come suggerisce Rovinetti: proviamo a fare un po' di analisi e di ricerca.
Quanti sono gli enti pubblici sottoposti alla legge 150? Di questi quanti hanno un URP che applicano in toto il suo dettato? Perché la 150 OBBLIGA le P.A. ad avere un Urp, giusto? (ma già lo faceva il decreto 29 addirittura nel 1993!)
Perché 7 anni dopo il decreto 29, si è sentita la necessità di ribadire l'obbligo per la P.A. di avere strutture di comunicazione?
Quanti sono gli Uffici Stampa? E i portavoce?
Quanti comunicatori hanno seguito la formazione nei termini previsti dal decreto 422?
Quanti giornalisti sono dipendenti a tempo indeterminato? Come sono inquadrati? Quanti sono atipici? Quante e quali tipologie di contratto vengono applicate?
 
Partiamo da qui, cari colleghi. Partiamo da qui a vedere come la politica si stia mangiando le strutture che a spese dei cittadini sono deputate a svolgere attività di informazione. Partiamo da qui a verificare che più della metà degli addetti agli URP non hanno i requisiti per stare dove stanno. Anche se il loro lavoro lo fanno con capacità e dedizione. Ma a questa capacità e a questa dedizione dirigenti malati di burocrazia e di Progetti Qualità e politici menefreghisti non danno alcun premio.
 
Partiamo da qui per constatare che la legge 150 è una legge buona o cattiva a seconda dei punti di vista; migliorabile o perfetta, secondo i punti di vista.
Ma soprattutto NON APPLICATA, come molte, troppe, leggi italiane. Anche il decreto 29 del preistorico 1993...
 
Buona lettura.
 

10/10/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
 
Concordo con Fasano è importante la conoscenza dei dati.
 
Non a caso ho chiesto a moltissimi di voi se nel vostro ente è stato fatto il piano della comunicazione.
 
Per quanto riguarda la Liguria posso dire che in Regione ci sono due uffici stampa (consiglio e giunta) i giornalisti, tutti professionisti, sono inquadrati con contratto FIEG/FNSI (alcuni sono dipendenti regionali a tempo indeterminato in aspettativa).
 
Delle quattro province la meglio messa è Genova con tre giornalisti (due professionisti ed un pubblicista) inquadrati come dirigente e D3 a tempo indeterminato, più un fotografo e tre operatori di ripresa (tutti a tempo indeterminato) più un precario.
 
Uffici Stampa sono operativi con giornalisti (con vari contratti) anche a Imperia e La Spezia.
 
Nei comuni capoluogo: Genova ha un direttore della comunicazione (giornalista professionista con contratto a termine)   un capo ufficio stampa (dirigente pubblicista) e 6 addetti stampa (pubblicisti tutti con contratto a tempo indeterminato).  Regolare, rispetto alla 150, anche la situazione nei comuni di Imperia, La Spezia e Savona. Gli uffici stampa, con giornalisti, funzionano anche in altri comuni (Sanremo, Rapallo, Arenzano, Chiavari, Sarzana ecc), nell'Autorità portuale di Genova, in alcune ASL, in due camere di commercio (Genova e Imperia) alla direzione compartimentale delle poste all'agenzia delle entrate e in altre società a capitale pubblico: Fiera di Genova, FILSE; casinò di Sanremo APT 5 Terre  e poco altro.
 
Regolarizzate, con i corsi previsti dal 422, le posizioni dei colleghi sprovvisti di titolo, ora l'Ordine regionale dei Giornalisti in collaborazione con il Sindacato (Associazione Ligure dei Giornalisti) e del GUS (Gruppo Uffici Stampa) organizza, con il supporto della scuola d formazione del Comune di Genova, corsi anche per i colleghi degli uffici stampa privati.
Non conosco la situazione degli URP. (La Provincia di Genova ha una capo ufficio D5, che segue anche l'ufficio commissioni consiliari, e 4 impiegate a tempo indeterminato tutte in fascia C)
 

10/4/2007 - URP - Provincia di Livorno - Maria Torrigiani
 
Avevo avuto la tentazione d'intervenire a mia volta, perché sono giornalista, sono stata addetto stampa per otto anni e da sette sono responsabile URP.
Perché mi pareva di aver vista parecchia confusione.
Ma anche una così viva animosità da travolgere, in alcuni casi, perfino la correttezza e il corretto uso dello scrivere.
Allora ho rinunciato - e rinuncio.
Se e quando il discorso dovesse ritrovare toni più civili - e se i colleghi avranno la pazienza di leggere - mi piacerà intervenire. Non foss'altro per consegnare ai colleghi spunti di riflessione che nascono da un'annosa (ahimè, s'invecchia!) esperienza sul campo.
A tutti "pax et bonum".

10/4/2007 - Andrea Fiordelmondo
 
Che forza. A te devo confessarlo: è nato tutto come una burla, ai danni di chi, dagli uffici stampa, faceva del qualunquismo facile. Complice uno dei moderatori che m'ha telefonato al primo intervento, s'è dato un po' di pepe all'aria fritta. La verità alla quale credo, è che questa legge non funziona. E' nata apposta per essere così. E va cambiata, perchè non è tollerabile che una legge quadro che contiene principi generali, che dovrebbero far da guida alla legislazione regionale concorrente, sia così mal fatta.
Se leggi quello che allego da qui a poco in lista e mi fai sapere cosa ne pensi, mi fai felice.
Bella Livorno.

10/4/2007 - Andrea Fiordelmondo
 
Prima che la discussione "generi", scrive un illustre che non sopporta le citazioni in latino. 
Dei cartelli davanti agli uffici si occupino gli URP, senza invidie o gelosie, rimarca, e soprattutto, dell'informazione si occupino i giornalisti, che sanno come si scrivono i comunicati stampa. Ti credo. Pensa se facesse i cartelli lui...
Facciamo i seri, che è meglio.
Allego per quelli che hanno la voglia di veder chiaro nelle ambiguità della legge, senza slogan,  e cerchi delle definizioni non ideologiche i primi due capitoli della mia tesi, discussa per il conseguimento del Master di II° livello Publi.Com. in Comunicazione Pubblica e Istituzionale alla Sapienza di Roma. E' datata 2002, ma evidentemente di una certa attualità.
Me ne riservo tutti i diritti.
 
 

10/04/2007 - Comune di Vignola (MO) - Alberto Cortesi
 
hai perfettamente ragione, ma questo potrà succedere solo quando al centro ci sarà chi deve ricevere la "comunicazione", cioè il cittadino!!!!!!!!!!!!!!!!!! e non chi comunica........
sinceramente mi sembra (anche se ho letto mentre si lavora) che qualcuno cerchi di dividere gli urp dagli uffici stampa >:o
ecco perchè vorrei che finalmente si interpretasse lo spirito della legge 150!!!!!!!!!!! sarebbe interessante, giuro..... provare per credere :-D
 

10/4/2007 -  Servizi di Comunicazione - Comune di Fabriano - Paola Sabbatini
 
Intervengo nella discussione , perchè finalmente la questione "informazione- comunicazione " esce allo scoperto tra chi effettivamente opera negli Enti con le più disparate qualifiche e contratti diversificati di addetto stampa, responsabile ufficio stampa ecc.
La realtà , almeno negli enti di medie dimensioni, è che da un lato c'è un U.R.P. ed una rete civica o sito web più o meno  rispondenti ai dettami della L.150 e con personale a volte formato a volte no, dall'altro cè un addetto stampa incaricato dal Sindaco con contratto da giornalista ,ma anche con contratto professionale enti locali, che impropriamente viene chiamato responsabile di un ufficio stampa che non c'è, limitandosi a fare comunicati stampa, ad indire conferenze stampa e ad essere responsabile di una testata del periodico comunale , che il più delle volte riporta la propaganda politica dei vari gruppi consiliari.
In ogni caso credo che si sia persa a livello sia degli addetti ai lavori che di chi governa ai vari livelli la spinta innovativa che ha pervaso molte pubbliche amministrazioni ,soprattutto Comuni, negli anni '90 , anni in cui i cosi detti comunicatori , come poi denominati dalla Legge 150, si formavano autonomamente e sperimentavano forme di comunicazione con i cittadini che poi hanno costituito la base per l'introduzione dell'U.R.P. prima e dei servizi di comunicazione ed informazione della 150 poi.
All'epoca i giornalisti o pubblicisti che operavano , sempre su incarico ad personam negli enti , vedevono con molta distanza queste nuove forme di trasparenza, di comunicazione diretta con i cittadini, o di comunicazione tramite campagne informative ecc e anche da ultimo con le reti civiche. Tutte attività tenute fino ad una certa data  ben lontane dal loro operato a diretto contatto con Sindaci ed Assessori.
I professionisti dell'informazione si sono impossessati della novità della comunicazione , proprio a ridosso dell'uscita della Legge 150, perchè hanno avvertito il pericolo di essere superati da modalità diverse e più "vere" di interloquire con i cittadini, fuori dal teatrino : addetto stampa- giornali- politici e hanno reclamato un ruolo in nome di una iscrizione ad un albo , cosa non nuova nel nostro paese di tutelati per" diritto divino".
Ecco il succo della questione chi ci rimette in tutto ciò , a parte i comunicatori della prima ora, sono i cittadini .
Domanda spontanea non è che si vuole ricreare tra politici e giornalisti una santa alleanza per ridurre tanta trasparenza ed innovazione della pubblica amministrazione ? 
Se non è questo il fine ultimo , non vedo il problema , ognuno svolga il suo compito con i titoli e la formazione richiesti dalla norma e faccia sinergia nell'interesse dei cittadini azionisti dell'Ente.
 

10/4/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
 
Ho letto con attenzione quando scritto da Paola Sabbatini e ribadisco quanto ho scritto il 6 aprile ?07
L'URP è il fondamentale snodo per i rapporti con il cittadino (che per come la vedo io, è l'azionista della cosa pubblica, chiamarlo cliente o utente mi sembra riduttivo è il PADRONE)
 
L'Ufficio Stampa, quando l'ente ha la necessità di istituirlo per dimensioni, capacità economica è competenze tiene e cura i rapporti con i mass-media e provvede all'informazione autoprodotta, secondo i dettami della legge 47/48.
 
Concordo, anche e  soprattutto, con quanto scritto, credo all?URP del comune di Vignola (mi sembra (anche se ho letto mentre si lavora) che qualcuno cerchi di dividere gli urp dagli uffici stampa >:o
ecco perchè vorrei che finalmente si interpretasse lo spirito della legge 150!!!!!!!!!!!)
 
Non ci sono buoni o cattivi tutti da una parte, per esperienza pluridecennale posso dire che ho conosciuto e collaborato con moltissimi ?buoni? sia negli uffici stampa, che negli URP, da quando sono nati.
 

10/10/2007 - Emilio Simonetti - moderatore della lista Urpnews
 
Salve a tutti. Al messaggio che avevo preparato questa mattina all'annuncio del ritiro di Renato Sirigu dalla discussione - la cosa + grave che ritengo stesse per accadere e che per fortuna non si è verificata -, aggiungo solo un invito d'ufficio, rivolto a tutti, a "moderare i toni" allo scopo di non disturbare le argomentazioni. Argomentazioni che ritengo non siano mai mancate e che sono il motivo fondante per cui *tutti i messaggi* sono stati inoltrati senza censura alcuna.

Si tratta di salvagurdare la libertà stilistico-espressiva di ognuno, compresa l'ironia spinta fino ai toni sardonici e/o beffardi. Purché gli anzidetti stili discorsivi siano sostanziati di argomenti, ritengo non possano essere motivo sufficiente, di per sè, per censurare i messaggi. Ovvio tuttavia che se la derisione del punto di vista altrui fosse fine a se stessa, non avrebbe cittadinanza. Ma questo finora non è accaduto. Scusatemi per la lunghezza del msg che avevo preparato questa mattina in risposta a quello di Renato Sirigu delle 8,38 e che riporto di sotto. Credo non ci sia bisogno tra noi partecipanti alla lista di giustificare la
seconda persona singolare che mi sono permesso.
Scrive Renatu Sirigu:

> La risposta fuori del collega (pubblico dipendente) si commenta da sola.
> Per me la discussione, pubblica, termina qui. Non certo perché mi manchino
> gli argomenti. > Mi dispiace per tutti gli altri interlocutori vessati da questa polemica.
> Renato Sirigu

--------------------
No, caro Renato, vorrei che non uscissi dalla discussione, tanto più che - come hai detto - hai altri argomenti da far valere. Intervengo per dirtelo pubblicamente, come moderatore (te lo avrei detto, prima, personalmente, per telefono, ma purtroppo non hai indicato il numero nei tuoi msg). Ti chiedo di non uscire dalla discussione non perché ritenga che tu abbia ragione nella polemica con Andrea Fiordelmondo, e lui torto, ma perchè abbandonare il proprio posto nel dialogo, sia la cosa più grave che possa accadere.

Come moderatore della lista ritengo di dover, in ogni caso, garantire le condizioni di possibiltà affinche' la discusione avvenga e si mantenga nell'ambito del civile confronto. Ritengo che tra te e Andrea ci sia stato
un "accesso" confronto, ma né inicivile, né offensivo. A meno di considerare incivile e offensivo, la beffarda ironia di entrambi (come non ricordare che questa usava anche Socrate nei suoi dialoghi?). Per chi frequenta un po' i newsgroup di internet o abbia memoria storica anche di questa lista, non c'è molto da stupirsi e scandalizzarsi dei toni accesi, che in passato ci sono pur stati.

Dare e ricevere ragione, è il sano movimento su cui si fonda il dialogo (socratico). Si discute per far conoscere il proprio punto di vista e metterlo a confronto con quello degli altri. Chi più banalmente di noi comunicatori dovrebbe saperlo e ad esso tenersi fermo? Come? Accettando eventuali imprecisioni, fraintendimenti, divagazioni, magari anche totali misconoscimenti e quant'altro nuoccia a quella che si ritiene la giusta
comprensione del propiro punto di vista, perché è proprio questo in gioco nella discussione. Se ciò che penso fosse chiaro a tutti e non dovessi sforzarmi, ogni volta, perchè ciò non accada, che ragione avrei di
continuare a parlare e a dilungarmi nella spiegazione del mio punto di vista? E non è che sia indifeso, di fronte alla polemica del mio interlocutore.

Che, le armi retoriche che usa il mio interlocutore sono forse diverse da quelle che posso usare io stesso nel rispondergli? Ma poi - invece di limitarmi al colpo sul colpo - non posso più proficuamente combattere i
fraintendimenti, l'ironia, le divagazioni e quant'altro, con l'arma dell'andare, io, col mio ragionamento, all'essenziale, riportando la discussione sul punto sul quale credo sia giusto portarla, confidando nella
forza delle mie ragioni, sola arma per non dar ragione alla forza?

Non serve adontarsi per il "gioco retorico" dell'interlocutore (sempre posto che non sia simmetrico al proprio). Oltre che "rivelarlo" con le mie argomentazioni, posso soprattutto confidare nel giudizio di chi legge.
Quindi, l'invito è a continuare la discussione, sia pure, possibilmente, abbassando il volume... Se ci sono giochi auto-distruttivi in cui l'unica mossa vincente è non giocare (vedi War Games...), ne esistono anche altri, altrettanto distruttivi, in cui l'unica mossa perdente è uscire dal gioco.

Aspetto di leggere i tuoi argomenti.

Un cordiale saluto
ES

10/10/2007 - Spazio citta' Ufficio stampa - Diego Fasano
 
Mi trova d'accordo, questa lettura, quasi completamente.
Gli albi professionali (io appartengo a quello dei giornalisti ma è un discorso che vale per tutti, credo) sono fatti di molte, moltissime, situazioni. Per esperienza diretta posso dire di giornalisti che lavorano con tutti i sacri crismi della deontologia professionale e che vedono 1000 euro scarsi al mese come co.co.co. in uffici stampa comunali.
Questo per dire che non tutti i "professionisti dell'informazione" sono collusi con un sistema conservatore o implicati in una "santa alleanza" che tende a mantenere il cittadino all'oscuro dei meccanismi della burocrazia. Anzi, oserei dire che rappresentano una minima parte.
Il problema sta nella politica, penso. O meglio, in chi opera nella politica italiana, a livello centrale e locale.
Vi prego di non dare una lettura orientata per "colore politico" alle mie parole, perché la cronaca degli ultimi anni annovera vari casi del genere: ci troviamo di fronte a Presidenti del Consiglio che snobbano le relazioni al Parlamento su questioni-chiave di politica estera o interna.
Negli ultimi 7 anni la legge più importante del Governo è stata votata in un solo articolo composto di centinaia di commi, artificio regolamentare per evitare emendamenti e "blindare" così il voto di fiducia.
Quando la prima cosa da fare sarebbe rendere conto ai rappresentanti dei cittadini, ci si affida invece a interviste in tv o a comunicati stampa, prodotti nei corridoi degli uffici stampa o al chiuso degli studi tv.
E queste dinamiche a cascata coinvolgono consigli e giunte regionali, provinciali, comunali.
Da questa cultura possiamo attenderci l'applicazione di una legge che auspica la trasparenza e l'imparzialità della comunicazione?

10/10/2007 - Comunicazione Istituzionale - RETE CIVICA - Comune di Messina - Giovanna Beccalli
 
Cari Amici della Lista,
Cari Colleghi,

Concordo pienamente con le 'frange moderate' della nostra preziosa Lista e dei suoi Moderatori...
Preziosa, cari Colleghi... e importante per crescere... con l'umiltà di non volere imporre le proprie idee a tutti i costi e la voglia di entrare nella prospettiva che gli altri possono avere dello stesso
argomento, della stessa problematica...Dunque, fuori dalle polemiche, cerchiamo di far tesoro di ciò che
riusciamo a scambiarci...

Se non ci fosse la Lista, non avremmo la possibilità di scambiare, di COMUNICARE e anche di INFORMARE....  Che, anche per me, restano DUE FUNZIONI DISTINTE.

E concordo con chi, come Fabio o Paola, hanno fornito una schematica, semplice, chiara disamina di come la legislazione in materia di Informazione e Comunicazione Pubblica distingua le due funzioni e dia
spazio a Tutti per espletarle al meglio proprio chiedendo competenze e requisiti specifici ai soggetti chiamati a svolgere funzioni amministrative a beneficio della migliore fruizione dei servizi istituzionali.

Direi, appunto, che un pilastro da tenere sempre a mente è proprio l'importanza della COMPLEMENTARIETA' DELLE COMPETENZE SPECIALISTICHE per il raggiungimento pieno del fine comune.
Il che significa, a mio parere:
1) NON mera ACCETTAZIONE del dualismo tra Ufficio Stampa e URP - e, perché no? Rete Civica, Sportelli Europa, Informagiovani, etc. - ma CONSAPEVOLEZZA del VANTAGGIO DI AVERE COMPETENZE APPROPRIATE per FUNZIONI SPECIALISTICHE;
2) CONOSCENZA effettiva dei RUOLI e delle COMPETENZE ma soprattutto del VALORE che ciascuna STRUTTURA DI COMUNICAZIONE può apportare all'intero ente ed anche per l'efficacia del servizio delle altre.
2) CAPACITA' di VEDERE LA COMUNICAZIONE/INFORMAZIONE come il motore dell'amministrazione pubblica: UN MOTORE UNICO FATTO DI PEZZI DIVERSI E TUTTI IMPORTANTI per farlo funzionare.
Quindi,
4) VISIONE COMUNE per tutti gli organizzatori, coordinatori e operatori dell'Informazione/comunicazione pubblica, legata alla funzione dell'Ente e ai suoi diversi target di riferimento...
Ovvero...
5) Chiediamoci sempre A CHI CI RIVOLGIAMO e PERCHE.... A COSA SERVE CIO' CHE FACCIAMO?
La biella non può fare la manovella e neanche il cilindro: a ciascuno il suo... senza manie di protagonismo.
Se mi occupo di informazione e comunicazione - e lo faccio su web, per la Rete Civica del mio Ente, da responsabile della Comunicazione Istituzionale - non posso considerare in senso lato la mia RC come uno Sportello... sol perché è sempre aperta al 'pubblico virtuale' e dunque un URP... e nemmeno un Ufficio Stampa, sol perché sono giornalista professionista dal 2000 o perché i giornalisti, collegandosi su web,
possono venire a conoscenza dei comunicati e molte altre informazioni che riguardano il mio Comune, utili a costruire i pezzi e a trovare notizie da 'lavorare' per le rispettive testate.

Ciascuno fa il suo mestiere, deve farlo nel modo migliore, facendo fruttare le proprie competenze.
Il mio mestiere è quello di consentire a chi accede alle INFORMAZIONI del Comune di Messina attraverso internet, di poterle acquisire in modo chiaro, semplice, completo, di conoscerle fornendo indicazioni sulle persone a cui rivolgersi per entrare nel dettaglio; permettere agli utenti di COMUNICARE con coloro che, amministratori o amministrativi, potranno esaudire le proprie necessità anche a distanza.
Il di più che la Rete Civica può fare è la COLLAZIONE di tutto ciò che è reperibile e fruibile in termini di infomazione/comunicazione sia dall'interno che dall'esterno dell'Ente.

E, sapete CHI sono i miei primi interlocutori, per questo: URP e UFFICIO STAMPA, ma anche tutti I DIPARTIMENTI DELL'ENTE, l'INFORMAGIOVANI/IMPRESA, ovvero TUTTI coloro che producono informazioni e servizi utili al territorio. Dunque, bando alle polemiche e ai deliri di onnipotenza latenti, c'è spazio per tutti... e soprattutto per lo SPIRITO DI COLLABORAZIONE. Cosa, invece, dovrebbe preoccuparci un po' di più è la QUALITà DEL SERVIZIO che ciascuna struttura di comunicazione ed informazione pubblica assicura ai propri utenti.  E la qualità passa dall'effettiva COMPETENZA dei suoi operatori e di coloro che sono chiamati a ORGANIZZARE il servizio/ufficio e anche degli Amministratori che non hanno ancora ben chiara la valenza e la ratio della normativa sulla comunicazione.

Ha ragione Diego, insomma, rispetto alla pregiudiziale sulla dimensione' ahinoi limitata della stessa dialettica in atto in Lista: la legge 150 e prima il dpr 29/93 sono ancora in gran parte disapplicati e forse - come anche altri Colleghi hanno evidenziato spesso, in occasione di problemi reali prospettati in questi anni - dovremmo chiederci se questo sia un limite della normativa o della reale capacità di vedere e VOLERE gli enti puibblici come delle fucine di servizi efficienti per la collettività e non come di orticelli da coltivare.
 

10/04/2007 - Comune di Vignola (MO) - Alberto Cortesi
 
forse nel mio piccolo ho sbagliato anche io con i toni, e chiedo scusa, ma sentir parlare male di una delle poche leggi fatte bene e che ha uno spirito come tutte le leggi dovrebbero avere (la legge 150), mi fa letteralmente imbestialire, come mi fa imbestialire questa divisione che si cerca di fare tra uffici stampa e URP..... scusate, ma sia l'uno che l'altro serve per un unico scopo che chi non capisce...

10/10/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
 
Figuriamoci se lascio una lista attiva, attenta e stimolante! 
 
Infatti in mattinata fra qualche news, un paio di servizi per la TV e una conferenza stampa ho trovato modo di intervenire un paio di volte.  La fine della discussione pubblica è quella con il collega Fiordelmondo, a cui ho scritto in privato. Perché i toni non mi sembravano idonei ad una platea qualificata e interessata ad argomenti di carattere generale.
 
- Ribadisco alcune cose che ho scritto oggi e nei giorni scorsi:
 
- La legge 150 è una buona legge, il problema è la sua mancata applicazione in alcune parti (non ultima la contrattualizzazione dei giornalisti, ma non per farne una categorie di privilegiati, ma per difenderne il ruolo dalle ingerenze degli amministratori).
 
- Il nostro datore di lavoro, l’azionista di riferimento per tutti i comunicatori (portavoce a parte), è il cittadino.
 
- URP e Ufficio Stampa, ma anche reti civiche altri sportelli devono essere strumenti diversi di una stessa strategia (che va esplicitata nel pIano della Comunicazione).
 
Non c’è gerarchia fra i tre organi previsti dalla 150, però non va dimenticato che i giornalisti italiani e i loro organi rappresentativi hanno una storia centenaria,  nella quale i giornalisti pubblici negli ultimi tre decenni si sono distinti per senso di responsabilità e coraggio nell’abbattere un modo di pensare che per tropi anni ha frenato, a talvolta ancora frena, lo sviluppo trasparente della comunicazione pubblica.
 
Per fortuna da molto tempo i giornalisti non sono più soli, e neanche più in maggioranza, nella comunicazione pubblica, non a caso ricordavo che la 150 è nata con il contributo determinante di Ordine, dei Giornalisti, FNSI e FERPI. La discussione aperta sul ruolo dell’ufficio stampa non mi pare casuale. Se il giornalista pubblico sa ed è in grado (non per coraggio individuale, ma in forza di norme contrattuali) di scrivere per i cittadini e non per l’amministratore pro-tempore, ecco che la nostra democrazia sarà più compiuta. Questo non toglie una virgola al lavoro quotidiano degli URP, all’attività continua di informazione, alle molte iniziative che nascono in molti comuni. Sono piani differenti, la cui proiezione dell’uno sull’altro genera un processo virtuoso di conoscenza, quindi di libertà.
 


Ultimo aggiornamento: 21/12/07