Comprendo il collega (pubblico dipendente) che dimostra una malcelata insofferenza verso i giornalisti pubblici. Gli amministratori “preferiscono” i giornalisti ai comunicatori perché sono quelli che li fanno “parlare” con i mass-media. Ma questa “gelosia” credimi caro collega è fuori luogo, la maggior parte dei giornalisti pubblici ne farebbe volentieri a meno di questo “amore” interessato.
Tralascerei, invece, il bizantino tentativo di distinguere fra comunicazione e informazione: da Lasswell, a Shannon, passando per Adorno, Parsons e poi ad Habermas, sino ai nostri Wolf, Mancini e Gozzini i significati si sono troppo spesso incrociati sovrapposti per poterli mettere in contrapposizione.
Forse la differenza è più percettibile nelle citazioni: il collega (pubblico dipendente) preferisce richiamarsi ai motti latini, i giornalisti preferiscono confrontarsi con la sociologia, la politica e il vivere di tutti i giorni. E magari non capiscono perché certi enti (vedi INPDAP) a rispondere ad una normale richiesta di ricongiunzione ci mettono 5, 6 anni.
6/4/2007 - Elena Vallana
Non vorrei essere stata fraintesa con le mie affermazioni.
Credo che chi svolga la nostra attività da alcuni anni, sia come URP che come Ufficio Stampa risulti avvantaggiato nella comunicazione con il pubblico. Gli Uffici Relazioni con il Pubblico, proprio per il loro rapporto diretto con le persone, riescono (o dovrebbero) entrare più facilmente in relazione e dialogare con l'utente, garantire, inoltre, sempre più la semplificazione di procedure amministrative (semplificazione del linguaggio, garanzia del rispetto della trasparenza e chiarezza del procedimento amministrativo e garanzia e tutela della privacy).
Certamente non ci limitiamo all'informazione, ma mettiamo in atto tutti gli aspetti legati alla comunicazione (dall'ascolto attivo, alll'interattività, alll'accoglienza ecc..). Scusatemi la metafora potremmo essere paragonati ad una "Carta dei Servizi vivente", che facilita l'accesso del paziente, indirizza l'utente presso gli ambulatori o gli sportelli, distribuisce questionari di gradimento e i moduli per l'accesso ai servizi, aiuta il paziente nel pagamento del ticket e nella compilazione dei questionari di gradimento, ascolta le richieste d'aiuto dell'utente...
L'attività di addetto stampa si integra con questa attività cercando di mettere in atto ad es. un linguaggio che il più chiaro e comprensibile possibile e cerca di fare informazione finalizzata, nel mio caso specifico, a facilitare l'accesso dei cittadini ai percorsi di diagnosi e cura, a condividere esperienze ed informazioni che possano incidere gli stili di vita al fine di migliorare la qualità di vita delle persone.
Non è facile, ma ci provo.
Trovo che il confronto che nasce da questa lista consenta di porre l'attenzione proprio sull'importanza sia dell'informazione che della comunicazione nonché delle persone quotidianamente svolgono questa attività, spesso scontrandosi con muri fatti di silenzi e di incomprensioni.... ma tutti sanno comunicare, cosa ci vuole... (questa è una frase che purtroppo mi sento ancora ripetere)
9/4/2007 - Ufficio Stampa Provincia di Reggio - Fabio Macchi
Prima che la discussione generi, mi intrometto per qualche considerazione.
La legge 150 è molto chiara almeno su un punto: un conto è l'informazione, altro è la comunicazione.
Riporto:
4. Nel rispetto delle norme vigenti in tema di segreto di Stato, di segreto d'ufficio, di tutela della riservatezza dei dati personali e in conformità ai comportamenti richiesti dalle carte deontologiche, sono considerate attività di informazione e di comunicazione istituzionale quelle poste in essere in Italia o all'estero dai soggetti di cui al comma 2 e volte a conseguire:
a) l'informazione ai mezzi di comunicazione di massa, attraverso stampa, audiovisivi e strumenti telematici;
b) la comunicazione esterna rivolta ai cittadini, alle collettività e ad altri enti attraverso ogni modalità tecnica ed organizzativa;
c) la comunicazione interna realizzata nell'ambito di ciascun ente.
Giusto, quindi, che dell'informazione - ovvero del rapporto con i mass media - si occupino i giornalisti, che sanno come funzionano e di cosa hanno bisogno gli organi di informazione e sanno come si scrivono i comunicati stampa (ad esempio senza citazioni in latino...).
Della comunicazione (dalle campagne pubblicitarie agli Urp, ai cartelli da mettere davanti agli uffici) si occupino pure i comunicatori. Senza gelosie o invidie
Certo il fine è comune
5. Le attività di informazione e di comunicazione sono, in particolare, finalizzate a:
a) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l'applicazione;
b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento (E QUI, A MIO AVVISO, SI RISPONDE ANCHE AL QUESITO DI JENNY DI THIENE: NELLE ISTITUZIONI VANNO COMPRESI ANCHE I CONSIGLIERI TANTO DI MAGGIORANZA QUANTO DI OPPOSIZIONE)
c) favorire l'accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
d) promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
e) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati nonchè la conoscenza dell'avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi;
f) promuovere l'immagine delle amministrazioni, nonchè quella dell'Italia, in Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d'importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
ma gli strumenti e le professionalità sono ben distinti.
Quindi, per favore, non usiamo più come sinomini informazione e comunicazione perché - almeno per chi frequenta questo forum - dovrebbe essere chiaro che trattasi di attività ben distinte. Che poi (nonostante la 150) nel 99% delle PA si confonda informazione con comunicazione (come confermano talune qualifiche alquanto bizzarre tipo Responsabile URP - Informazione Mass Media) è un altro discorso...
10/4/2007 - URP - Informazione Mass Media INPDAP - Ancona - Andrea Firodelmondo
Il povero Sirigu deve trovarsi in sincero imbarazzo, se davanti ad argomentazioni razionali e, purtroppo per lui, giuridicamente fondate non ha armi migliori dell'attacco personale. In qualche trattatello di retorica si può trovare come l'argomentazione ad hominem è l'extema ratio: quando non sai più cosa fare, attacca la persona. E già che ci siamo, attacchiamo pure l'ente datore di lavoro, non si sa mai.
Per toglierlo dall'imbarazzo, e solo per divertimento, diremo che siamo contenti di sapere che conosce i nomi di qualche autore. Non sappiamo se li abbia letti. Non sappiamo se li abbia capiti. Ne dubitiamo, ma gli concediamo il beneficio del dubbio.
D'altro canto, cos'era la mia se non una provocazione?
Giustamente inquieto, Sirigu, magari invidioso del mio cognome che è chiaro e pronunciabile, con un significato che corrisponde ad un significante, (ma credimi, se fossi nato donna c'avrei rinunciato pure per amore) quindi comunicativamente superiore, s'erge a Paladino delle Cause Perse e m'immagina privo di tesserino giornalistico almeno da pubblicista ma dotato di cultura classica, ed in più schiavo dell'INPDAP (ossia dipendente in senso psicologico dall'acronimo impronunciabile), e servo della dicotomia diritto - sociologia.
M'oppone dunque la cultura sociologica tedesca e americana, con misto fritto di filosofia del diritto e di studi quantitativi sul linguaggio, in salsa di politica e vita di tutti i giorni. Avrebbe potuto oppormi anche Il Grande Fratello (televisivo), Frate Indovino e Bianca Neve e i Sette Nani, ma, bontà sua, non l'ha fatto. In queste ultime materie non ho una preparazione adeguata a sostenere una conversazione.
Ne ricava che va tralasciato il tentativo "bizzantino" di distinguere tra informazione e comunicazione (ma bravo: come avevo detto io, la 150 non distingue tra questi per contenuti). Ed invoca, meglio così parrebbe, aiuto sulla sua ricongiunzione e sull'interpretazione dei tempi d'erogazione.
Una risposta potrebbe essere che mentre si tagliano fondi per servizi essenziali paghiamo con i soldi dei cittadini gli uffici stampa dei politici locali, che scelgono i loro fedelissimi. Quindi l'efficienza ne risente. Ma sarebbe scorretto, e quindi evitiamo.
Solo una cortesia, oh Renato. La prossima volta che mi citi, rispondi a quello che dico, non a quello che tu pensi io sia o faccia. Magari fai più bella figura. E giustifichi pure il tuo ruolo.
E comunque grazie per aver dato una conferma clamorosa dell'esattezza di quel che sostenevo.
10/4/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
La risposta fuori del collega (pubblico dipendente) si commenta da sola. Per me la discussione, pubblica, termina qui. Non certo perché mi manchino gli argomenti.
Mi dispiace per tutti gli altri interlocutori vessati da questa polemica.
10/4/2007 - Spazio Città - ufficio stampa - Diego Fasano
Tralasciando la parte di questo dibatitto uscita un po' dalle righe, credo che questo commento di Alessandro Rovinetti, pubblicato sulla newsletter Comunicatori Pubblici, faccia al caso nostro.
Secondo me non si tratta di conoscere la legge 150 bene o male, o di averla letta come un libro o come una legge (perdono per il bisticcio lessicale!).
Si tratta di applicarla. Non mi riferisco a chi come noi deve eseguire degli ordini ma a chi invece ha la responsabilità di tradurre il dettato legislativo in azioni.
Siamo tutti d'accordo sulla divisione delle competenze, sulle differenze fra informazione e comunicazione e su tanta bella teoria. Dopotutto addetti stampa, capi ufficio stampa o responsabili Urp di più non possono fare, perché gli ordini del sindaco o del dirigente li devono poi eseguire, con quotidiane schizofrenie fra pratica e teoria, di fronte alle quali - siamo sinceri, cari colleghi - siamo tutti bellamente impotenti.
Ma proviamo a fare come suggerisce Rovinetti: proviamo a fare un po' di analisi e di ricerca.
Quanti sono gli enti pubblici sottoposti alla legge 150? Di questi quanti hanno un URP che applicano in toto il suo dettato? Perché la 150 OBBLIGA le P.A. ad avere un Urp, giusto? (ma già lo faceva il decreto 29 addirittura nel 1993!)
Perché 7 anni dopo il decreto 29, si è sentita la necessità di ribadire l'obbligo per la P.A. di avere strutture di comunicazione?
Quanti sono gli Uffici Stampa? E i portavoce?
Quanti comunicatori hanno seguito la formazione nei termini previsti dal decreto 422?
Quanti giornalisti sono dipendenti a tempo indeterminato? Come sono inquadrati? Quanti sono atipici? Quante e quali tipologie di contratto vengono applicate?
Partiamo da qui, cari colleghi. Partiamo da qui a vedere come la politica si stia mangiando le strutture che a spese dei cittadini sono deputate a svolgere attività di informazione. Partiamo da qui a verificare che più della metà degli addetti agli URP non hanno i requisiti per stare dove stanno. Anche se il loro lavoro lo fanno con capacità e dedizione. Ma a questa capacità e a questa dedizione dirigenti malati di burocrazia e di Progetti Qualità e politici menefreghisti non danno alcun premio.
Partiamo da qui per constatare che la legge 150 è una legge buona o cattiva a seconda dei punti di vista; migliorabile o perfetta, secondo i punti di vista.
Ma soprattutto NON APPLICATA, come molte, troppe, leggi italiane. Anche il decreto 29 del preistorico 1993...
Buona lettura.
10/10/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
Concordo con Fasano è importante la conoscenza dei dati.
Non a caso ho chiesto a moltissimi di voi se nel vostro ente è stato fatto il piano della comunicazione.
Per quanto riguarda la Liguria posso dire che in Regione ci sono due uffici stampa (consiglio e giunta) i giornalisti, tutti professionisti, sono inquadrati con contratto FIEG/FNSI (alcuni sono dipendenti regionali a tempo indeterminato in aspettativa).
Delle quattro province la meglio messa è Genova con tre giornalisti (due professionisti ed un pubblicista) inquadrati come dirigente e D3 a tempo indeterminato, più un fotografo e tre operatori di ripresa (tutti a tempo indeterminato) più un precario.
Uffici Stampa sono operativi con giornalisti (con vari contratti) anche a Imperia e La Spezia.
Nei comuni capoluogo: Genova ha un direttore della comunicazione (giornalista professionista con contratto a termine) un capo ufficio stampa (dirigente pubblicista) e 6 addetti stampa (pubblicisti tutti con contratto a tempo indeterminato). Regolare, rispetto alla 150, anche la situazione nei comuni di Imperia, La Spezia e Savona. Gli uffici stampa, con giornalisti, funzionano anche in altri comuni (Sanremo, Rapallo, Arenzano, Chiavari, Sarzana ecc), nell'Autorità portuale di Genova, in alcune ASL, in due camere di commercio (Genova e Imperia) alla direzione compartimentale delle poste all'agenzia delle entrate e in altre società a capitale pubblico: Fiera di Genova, FILSE; casinò di Sanremo APT 5 Terre e poco altro.
Regolarizzate, con i corsi previsti dal 422, le posizioni dei colleghi sprovvisti di titolo, ora l'Ordine regionale dei Giornalisti in collaborazione con il Sindacato (Associazione Ligure dei Giornalisti) e del GUS (Gruppo Uffici Stampa) organizza, con il supporto della scuola d formazione del Comune di Genova, corsi anche per i colleghi degli uffici stampa privati.
Non conosco la situazione degli URP. (La Provincia di Genova ha una capo ufficio D5, che segue anche l'ufficio commissioni consiliari, e 4 impiegate a tempo indeterminato tutte in fascia C)
10/4/2007 - URP - Provincia di Livorno - Maria Torrigiani
Avevo avuto la tentazione d'intervenire a mia volta, perché sono giornalista, sono stata addetto stampa per otto anni e da sette sono responsabile URP.
Perché mi pareva di aver vista parecchia confusione.
Ma anche una così viva animosità da travolgere, in alcuni casi, perfino la correttezza e il corretto uso dello scrivere.
Allora ho rinunciato - e rinuncio.
Se e quando il discorso dovesse ritrovare toni più civili - e se i colleghi avranno la pazienza di leggere - mi piacerà intervenire. Non foss'altro per consegnare ai colleghi spunti di riflessione che nascono da un'annosa (ahimè, s'invecchia!) esperienza sul campo.
A tutti "pax et bonum".
10/4/2007 - Andrea Fiordelmondo
Che forza. A te devo confessarlo: è nato tutto come una burla, ai danni di chi, dagli uffici stampa, faceva del qualunquismo facile. Complice uno dei moderatori che m'ha telefonato al primo intervento, s'è dato un po' di pepe all'aria fritta. La verità alla quale credo, è che questa legge non funziona. E' nata apposta per essere così. E va cambiata, perchè non è tollerabile che una legge quadro che contiene principi generali, che dovrebbero far da guida alla legislazione regionale concorrente, sia così mal fatta.
Se leggi quello che allego da qui a poco in lista e mi fai sapere cosa ne pensi, mi fai felice.
Bella Livorno.
10/4/2007 - Andrea Fiordelmondo
Prima che la discussione "generi", scrive un illustre che non sopporta le citazioni in latino.
Dei cartelli davanti agli uffici si occupino gli URP, senza invidie o gelosie, rimarca, e soprattutto, dell'informazione si occupino i giornalisti, che sanno come si scrivono i comunicati stampa. Ti credo. Pensa se facesse i cartelli lui...
Facciamo i seri, che è meglio.
Allego per quelli che hanno la voglia di veder chiaro nelle ambiguità della legge, senza slogan, e cerchi delle definizioni non ideologiche i primi due capitoli della mia tesi, discussa per il conseguimento del Master di II° livello Publi.Com. in Comunicazione Pubblica e Istituzionale alla Sapienza di Roma. E' datata 2002, ma evidentemente di una certa attualità.
Me ne riservo tutti i diritti.
10/04/2007 - Comune di Vignola (MO) - Alberto Cortesi
hai perfettamente ragione, ma questo potrà succedere solo quando al centro ci sarà chi deve ricevere la "comunicazione", cioè il cittadino!!!!!!!!!!!!!!!!!! e non chi comunica........
sinceramente mi sembra (anche se ho letto mentre si lavora) che qualcuno cerchi di dividere gli urp dagli uffici stampa >:o
ecco perchè vorrei che finalmente si interpretasse lo spirito della legge 150!!!!!!!!!!! sarebbe interessante, giuro..... provare per credere :-D
10/4/2007 - Servizi di Comunicazione - Comune di Fabriano - Paola Sabbatini
Intervengo nella discussione , perchè finalmente la questione "informazione- comunicazione " esce allo scoperto tra chi effettivamente opera negli Enti con le più disparate qualifiche e contratti diversificati di addetto stampa, responsabile ufficio stampa ecc.
La realtà , almeno negli enti di medie dimensioni, è che da un lato c'è un U.R.P. ed una rete civica o sito web più o meno rispondenti ai dettami della L.150 e con personale a volte formato a volte no, dall'altro cè un addetto stampa incaricato dal Sindaco con contratto da giornalista ,ma anche con contratto professionale enti locali, che impropriamente viene chiamato responsabile di un ufficio stampa che non c'è, limitandosi a fare comunicati stampa, ad indire conferenze stampa e ad essere responsabile di una testata del periodico comunale , che il più delle volte riporta la propaganda politica dei vari gruppi consiliari.
In ogni caso credo che si sia persa a livello sia degli addetti ai lavori che di chi governa ai vari livelli la spinta innovativa che ha pervaso molte pubbliche amministrazioni ,soprattutto Comuni, negli anni '90 , anni in cui i cosi detti comunicatori , come poi denominati dalla Legge 150, si formavano autonomamente e sperimentavano forme di comunicazione con i cittadini che poi hanno costituito la base per l'introduzione dell'U.R.P. prima e dei servizi di comunicazione ed informazione della 150 poi.
All'epoca i giornalisti o pubblicisti che operavano , sempre su incarico ad personam negli enti , vedevono con molta distanza queste nuove forme di trasparenza, di comunicazione diretta con i cittadini, o di comunicazione tramite campagne informative ecc e anche da ultimo con le reti civiche. Tutte attività tenute fino ad una certa data ben lontane dal loro operato a diretto contatto con Sindaci ed Assessori.
I professionisti dell'informazione si sono impossessati della novità della comunicazione , proprio a ridosso dell'uscita della Legge 150, perchè hanno avvertito il pericolo di essere superati da modalità diverse e più "vere" di interloquire con i cittadini, fuori dal teatrino : addetto stampa- giornali- politici e hanno reclamato un ruolo in nome di una iscrizione ad un albo , cosa non nuova nel nostro paese di tutelati per" diritto divino".
Ecco il succo della questione chi ci rimette in tutto ciò , a parte i comunicatori della prima ora, sono i cittadini .
Domanda spontanea non è che si vuole ricreare tra politici e giornalisti una santa alleanza per ridurre tanta trasparenza ed innovazione della pubblica amministrazione ?
Se non è questo il fine ultimo , non vedo il problema , ognuno svolga il suo compito con i titoli e la formazione richiesti dalla norma e faccia sinergia nell'interesse dei cittadini azionisti dell'Ente.
10/4/2007 - Renato Sirigu - Provincia di Genova
Ho letto con attenzione quando scritto da Paola Sabbatini e ribadisco quanto ho scritto il 6 aprile ?07
L'URP è il fondamentale snodo per i rapporti con il cittadino (che per come la vedo io, è l'azionista della cosa pubblica, chiamarlo cliente o utente mi sembra riduttivo è il PADRONE)
L'Ufficio Stampa, quando l'ente ha la necessità di istituirlo per dimensioni, capacità economica è competenze tiene e cura i rapporti con i mass-media e provvede all'informazione autoprodotta, secondo i dettami della legge 47/48.
Concordo, anche e soprattutto, con quanto scritto, credo all?URP del comune di Vignola (mi sembra (anche se ho letto mentre si lavora) che qualcuno cerchi di dividere gli urp dagli uffici stampa >:o
ecco perchè vorrei che finalmente si interpretasse lo spirito della legge 150!!!!!!!!!!!)
Non ci sono buoni o cattivi tutti da una parte, per esperienza pluridecennale posso dire che ho conosciuto e collaborato con moltissimi ?buoni? sia negli uffici stampa, che negli URP, da quando sono nati.
10/10/2007 - Emilio Simonetti - moderatore della lista Urpnews
Salve a tutti. Al messaggio che avevo preparato questa mattina all'annuncio del ritiro di Renato Sirigu dalla discussione - la cosa + grave che ritengo stesse per accadere e che per fortuna non si è verificata -, aggiungo solo un invito d'ufficio, rivolto a tutti, a "moderare i toni" allo scopo di non disturbare le argomentazioni. Argomentazioni che ritengo non siano mai mancate e che sono il motivo fondante per cui *tutti i messaggi* sono stati inoltrati senza censura alcuna.
Si tratta di salvagurdare la libertà stilistico-espressiva di ognuno, compresa l'ironia spinta fino ai toni sardonici e/o beffardi. Purché gli anzidetti stili discorsivi siano sostanziati di argomenti, ritengo non possano essere motivo sufficiente, di per sè, per censurare i messaggi. Ovvio tuttavia che se la derisione del punto di vista altrui fosse fine a se stessa, non avrebbe cittadinanza. Ma questo finora non è accaduto. Scusatemi per la lunghezza del msg che avevo preparato questa mattina in risposta a quello di Renato Sirigu delle 8,38 e che riporto di sotto. Credo non ci sia bisogno tra noi partecipanti alla lista di giustificare la
seconda persona singolare che mi sono permesso.
10/10/2007 - Spazio citta' Ufficio stampa - Diego Fasano
Mi trova d'accordo, questa lettura, quasi completamente.
Gli albi professionali (io appartengo a quello dei giornalisti ma è un discorso che vale per tutti, credo) sono fatti di molte, moltissime, situazioni. Per esperienza diretta posso dire di giornalisti che lavorano con tutti i sacri crismi della deontologia professionale e che vedono 1000 euro scarsi al mese come co.co.co. in uffici stampa comunali.
Questo per dire che non tutti i "professionisti dell'informazione" sono collusi con un sistema conservatore o implicati in una "santa alleanza" che tende a mantenere il cittadino all'oscuro dei meccanismi della burocrazia. Anzi, oserei dire che rappresentano una minima parte.
Il problema sta nella politica, penso. O meglio, in chi opera nella politica italiana, a livello centrale e locale.
Vi prego di non dare una lettura orientata per "colore politico" alle mie parole, perché la cronaca degli ultimi anni annovera vari casi del genere: ci troviamo di fronte a Presidenti del Consiglio che snobbano le relazioni al Parlamento su questioni-chiave di politica estera o interna.
Negli ultimi 7 anni la legge più importante del Governo è stata votata in un solo articolo composto di centinaia di commi, artificio regolamentare per evitare emendamenti e "blindare" così il voto di fiducia.
Quando la prima cosa da fare sarebbe rendere conto ai rappresentanti dei cittadini, ci si affida invece a interviste in tv o a comunicati stampa, prodotti nei corridoi degli uffici stampa o al chiuso degli studi tv.
E queste dinamiche a cascata coinvolgono consigli e giunte regionali, provinciali, comunali.
Da questa cultura possiamo attenderci l'applicazione di una legge che auspica la trasparenza e l'imparzialità della comunicazione?
10/10/2007 - Comunicazione Istituzionale - RETE CIVICA - Comune di Messina - Giovanna Beccalli
Cari Amici della Lista,
Cari Colleghi,
Concordo pienamente con le 'frange moderate' della nostra preziosa Lista e dei suoi Moderatori...
Preziosa, cari Colleghi... e importante per crescere... con l'umiltà di non volere imporre le proprie idee a tutti i costi e la voglia di entrare nella prospettiva che gli altri possono avere dello stesso
argomento, della stessa problematica...Dunque, fuori dalle polemiche, cerchiamo di far tesoro di ciò che
riusciamo a scambiarci...
Se non ci fosse la Lista, non avremmo la possibilità di scambiare, di COMUNICARE e anche di INFORMARE.... Che, anche per me, restano DUE FUNZIONI DISTINTE.
E concordo con chi, come Fabio o Paola, hanno fornito una schematica, semplice, chiara disamina di come la legislazione in materia di Informazione e Comunicazione Pubblica distingua le due funzioni e dia
spazio a Tutti per espletarle al meglio proprio chiedendo competenze e requisiti specifici ai soggetti chiamati a svolgere funzioni amministrative a beneficio della migliore fruizione dei servizi istituzionali.
Direi, appunto, che un pilastro da tenere sempre a mente è proprio l'importanza della COMPLEMENTARIETA' DELLE COMPETENZE SPECIALISTICHE per il raggiungimento pieno del fine comune.
Il che significa, a mio parere:
1) NON mera ACCETTAZIONE del dualismo tra Ufficio Stampa e URP - e, perché no? Rete Civica, Sportelli Europa, Informagiovani, etc. - ma CONSAPEVOLEZZA del VANTAGGIO DI AVERE COMPETENZE APPROPRIATE per FUNZIONI SPECIALISTICHE;
2) CONOSCENZA effettiva dei RUOLI e delle COMPETENZE ma soprattutto del VALORE che ciascuna STRUTTURA DI COMUNICAZIONE può apportare all'intero ente ed anche per l'efficacia del servizio delle altre.
2) CAPACITA' di VEDERE LA COMUNICAZIONE/INFORMAZIONE come il motore dell'amministrazione pubblica: UN MOTORE UNICO FATTO DI PEZZI DIVERSI E TUTTI IMPORTANTI per farlo funzionare.
Quindi,
4) VISIONE COMUNE per tutti gli organizzatori, coordinatori e operatori dell'Informazione/comunicazione pubblica, legata alla funzione dell'Ente e ai suoi diversi target di riferimento...
Ovvero...
5) Chiediamoci sempre A CHI CI RIVOLGIAMO e PERCHE.... A COSA SERVE CIO' CHE FACCIAMO?
La biella non può fare la manovella e neanche il cilindro: a ciascuno il suo... senza manie di protagonismo.
Se mi occupo di informazione e comunicazione - e lo faccio su web, per la Rete Civica del mio Ente, da responsabile della Comunicazione Istituzionale - non posso considerare in senso lato la mia RC come uno Sportello... sol perché è sempre aperta al 'pubblico virtuale' e dunque un URP... e nemmeno un Ufficio Stampa, sol perché sono giornalista professionista dal 2000 o perché i giornalisti, collegandosi su web,
possono venire a conoscenza dei comunicati e molte altre informazioni che riguardano il mio Comune, utili a costruire i pezzi e a trovare notizie da 'lavorare' per le rispettive testate.
Ciascuno fa il suo mestiere, deve farlo nel modo migliore, facendo fruttare le proprie competenze.
Il mio mestiere è quello di consentire a chi accede alle INFORMAZIONI del Comune di Messina attraverso internet, di poterle acquisire in modo chiaro, semplice, completo, di conoscerle fornendo indicazioni sulle persone a cui rivolgersi per entrare nel dettaglio; permettere agli utenti di COMUNICARE con coloro che, amministratori o amministrativi, potranno esaudire le proprie necessità anche a distanza.
Il di più che la Rete Civica può fare è la COLLAZIONE di tutto ciò che è reperibile e fruibile in termini di infomazione/comunicazione sia dall'interno che dall'esterno dell'Ente.
E, sapete CHI sono i miei primi interlocutori, per questo: URP e UFFICIO STAMPA, ma anche tutti I DIPARTIMENTI DELL'ENTE, l'INFORMAGIOVANI/IMPRESA, ovvero TUTTI coloro che producono informazioni e servizi utili al territorio. Dunque, bando alle polemiche e ai deliri di onnipotenza latenti, c'è spazio per tutti... e soprattutto per lo SPIRITO DI COLLABORAZIONE. Cosa, invece, dovrebbe preoccuparci un po' di più è la QUALITà DEL SERVIZIO che ciascuna struttura di comunicazione ed informazione pubblica assicura ai propri utenti. E la qualità passa dall'effettiva COMPETENZA dei suoi operatori e di coloro che sono chiamati a ORGANIZZARE il servizio/ufficio e anche degli Amministratori che non hanno ancora ben chiara la valenza e la ratio della normativa sulla comunicazione.
Ha ragione Diego, insomma, rispetto alla pregiudiziale sulla dimensione' ahinoi limitata della stessa dialettica in atto in Lista: la legge 150 e prima il dpr 29/93 sono ancora in gran parte disapplicati e forse - come anche altri Colleghi hanno evidenziato spesso, in occasione di problemi reali prospettati in questi anni - dovremmo chiederci se questo sia un limite della normativa o della reale capacità di vedere e VOLERE gli enti puibblici come delle fucine di servizi efficienti per la collettività e non come di orticelli da coltivare.