Saper ascoltare in modo attivo
Come dimostrare capacità di porre attenzione alla comunicazione del proprio interlocutore
L’ascolto attivo si basa sull’empatia e sull’accettazione. Esso si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da ’’un clima in cui una persona possa sentirsi empaticamente compresa’’ e, comunque, non giudicata.
Quando si pratica l’ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da ’’buon osservatore’’, ossia, come persone impassibili, ’’neutrali’’, sicure di sé, incuranti delle proprie emozioni e tese a nascondere e ignorare le proprie reazioni a quanto si ascolta, è più opportuno rendersi disponibili anche a comprendere realmente ciò che l’altro sta dicendo, mettendo anche in luce possibili difficoltà di comprensione. In questo modo è possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco. Per diventare ’’attivo’’, l’ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire.
I principali elementi che caratterizzano una buona attività di ascolto, sono:
- sospendere i giudizi di valore e l’urgenza classificatoria, cercando di non definire a priori il proprio interlocutore o quanto egli dice in ’’categorie’’ di senso note e codificate
- osservare ed ascoltare, raccogliendo tutte le informazioni necessarie sulla situazione contingente, ricordando che il silenzio aiuta a capire e che il vero ascolto è sempre nuovo, non è mai definito in anticipo in quanto rinuncia ad un sapere già acquisito
- mettersi nei panni dell’altro - dimostrare empatia, cercando di assumere il punto di vista del proprio interlocutore e condividendo, per quello che è umanamente possibile, le sensazioni che manifesta
- verificare la comprensione, sia a livello dei contenuti che della relazione, riservandosi, dunque, la possibilità di fare domande aperte per agevolare l’esposizione altrui e migliorare la propria comprensione
- curare la logistica, facendo attenzione al contesto fisico-spaziale dell’ambiente in cui si svolge la comunicazione per agevolare l’interlocutore e farlo sentire il più possibile a proprio agio.
Ciò che è importante sottolineare, è che da questa modalità di ascolto è escluso non solo il giudizio, ma anche il consiglio e la tensione del ’’dover darsi da fare’’ per risolvere eventuali problemi espressi dal proprio interlocutore, oltre ad evitare tutte le ’’barriere della comunicazione’’, quali:
- dare ordini
- mettere in guardia
- moralizzare
- persuadere con la logica
- elogiare
- ridicolizzare
- interpretare
- consolare
- cambiare argomento
le quali, in modo più o meno esplicito, costituiscono messaggi di rifiuto.
Studi sulle dinamiche dell’ascolto attivo
Nel mondo occidentale il riconoscimento dell’importanza dell’ascolto attivo è una conquista molto recente. Un grosso impulso agli studi sulle dinamiche dell’ascolto attivo è stato dato, agli inizi degli anni ’80, dagli studi sulle aziende post-industriali (Peters,1982; Kunda, 2000) e dagli studi sui rapporti fra professionisti e clienti (Wolvin e Coakly, 1988; Bert e Quadrino, 1999).
Le basi teoriche per questo approccio erano state elaborate in precedenza da studiosi che hanno sostenuto la priorità dell’ascolto in un paradigma dialogico (Martin Heidegger, Michail Bachtin, Martin Buber) e dai teorici dei sistemi complessi (Bateson, von Foerster, Emery e Trist, Ashby).
Un modello molto efficace per comprendere la differenza fra ascolto passivo e ascolto attivo è offerto dalla buona comunicazione interculturale in situazioni concrete e contingenti (Sclavi, 2000a e 2000b) in quanto rende più facilmente evidenziabile che ’’uno stesso comportamento’’ può avere significati antitetici e al tempo stesso assolutamente legittimi a seconda del contesto culturale in cui è inserito. Per esempio il ’’non guardare negli occhi una persona anziana e autorevole’’ in un contesto culturale può essere segno di rispetto, mentre in un altro, segno di mancanza di rispetto. I malintesi, l’irritazione, l’imbarazzo, la diffidenza in questi casi non sono risolvibili in termini di comportamenti ’’giusti o sbagliati’’, ma cercando di capire l’esperienza dell’altro, il che implica accogliere come importanti, aspetti che siamo abituati a considerare trascurabili o addirittura che prima non abbiamo mai preso in considerazione.
Le ’’Sette Regole dell’Arte di Ascoltare’’
- Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
- Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. - Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
- Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
- Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti,perché incongruenti con le proprie certezze.
- Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
- Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sè.