Questo metodo, che mutua i propri strumenti dalla ricerca psicologica, consiste nel far verbalizzare agli utenti quello che pensano durante l'esecuzione di una attività o compito. Obiettivo del thinking aloud è quello di far emergere le logiche di interazione e il modello dell'utente.
Accanto all'utente o comunque in grado di osservarlo, troviamo il ricercatore che può rivestire un ruolo passivo e dunque non intervenire durante la sessione di interazione; in alternativa troviamo la valutazione cooperativa nella quale utente e ricercatore collaborano all'indagine del prodotto; in questo caso il ricercatore è in grado di intervenire durante le fasi di difficoltà dell'utente, per aiutarlo e approfondire quindi l'indagine nelle fasi critiche di errore. Questa variante permette sicuramente di andare a fondo nella logica di interazione, ma il rischio è dato dalla possibilità che il ricercatore influenzi il comportamento dell'utente osservato.
Questo metodo di valutazione ha un lato critico poichè l'utente è chiamato a un duplice sforzo cognitivo: non solo deve utilizzare il prodotto, ma soprattutto deve raccontare la propria interazione. Non tutti gli utenti sono in grado di farlo o di farlo in maniera naturale. Il numero di utenti utilizzati nel thinking aloud è in relazione alle risorse disponibili: in ogni caso almeno 3 campioni per classe di utenti.