Bilancio di genere
Come redigere un bilancio sociale in ottica di genere
Con il termine bilancio di genere, o gender budgeting, si intende il documento di bilancio che analizza e valuta in ottica di genere le scelte politiche e gli impegni economici-finanziari di un’amministrazione.
Il bilancio di genere ha una stretta relazione con il bilancio sociale, condividendo con esso struttura, finalità e destinatari: come quello sociale anche il bilancio di genere ha lo scopo di elaborare una valutazione della gestione delle risorse e dell’efficacia ed efficienza delle azioni e delle spese effettuate.
Il bilancio di genere può essere quindi visto come un documento complementare al bilancio sociale, che perseguendo la sua specifica mission (la promozione di un’effettiva e reale parità tra donne e uomini) integra il bilancio con l’analisi della variabile di genere.
Leggere i bilanci degli enti pubblici in chiave di genere significa integrare la prospettiva di genere a tutti i livelli della procedura di bilancio e ristrutturare le entrate e le uscite al fine di assicurare che le necessità dell’intera collettività siano prese in considerazione adeguatamente. Alla base del bilancio di genere, infatti, vi è la considerazione che esistono differenze tra uomini e donne per quanto riguarda le esigenze, le condizioni, i percorsi, le opportunità di vita, di lavoro e di partecipazione ai processi decisionali e che quindi, le politiche non siano neutre rispetto al genere ma al contrario determinino un impatto differenziato su uomini e donne.
Tra i motivi per realizzare un bilancio di genere, si colloca anche il raggiungimento di alcuni obiettivi della governance locale oggi fondamentali: efficienza, efficacia, trasparenza ed equità.
L’analisi di genere del bilancio permette in sintesi di:
- sensibilizzare gli amministratori e la cittadinanza sulla questione di genere e sull’impatto diversificato delle politiche
- ridurre le disuguaglianze di genere attraverso una distribuzione più equa delle risorse
- migliorare efficacia, efficienza e trasparenza dell’azione amministrativa
- promuovere una lettura ed un’analisi della popolazione e delle diverse esigenze presenti nella comunità e di rispondere coerentemente ad esse
- sviluppare dati e statistiche gender sensitive
- rafforzare il principio di trasparenza e di partecipazione per quanto riguarda la gestione delle risorse collettive e le politiche pubbliche.
Diffusione del bilancio di genere
A livello internazionale il primo paese a sperimentare il gender budgeting è stato l’Australia nel 1984. Successivamente altri paesi hanno promosso ed utilizzato tale strumento, tra i più attivi si possono citare: il Sudafrica, il Canada, la Gran Bretagna, la Francia, Israele, la Svizzera, la Norvegia, la Svezia e la Danimarca.
L’importanza e l’efficacia di tale strumento sono state riconosciute dalla comunità internazionale nella Quarta Conferenza delle Donne (Pechino 1995), nella “Beijing Platform for Action” infatti si afferma che il bilancio di genere rappresenta un’azione utile per la promozione ed attuazione del principio del gender mainstreaming ( strategia che mira a cambiamenti culturali che coinvolgono tutte le componenti dei sistemi in quanto prevede che, prima che le decisioni siano prese, siano individuati i probabili impatti che queste possono avere sulle donne e sugli uomini). È quindi una strategia che mira alla qualità delle politiche e sposta l’attenzione dalle donne a tutte le componenti della società. . L’Unione Europea ha recepito le indicazioni e la prospettiva della Conferenza di Pechino ed in particolare dal 2001 ha iniziato ad impegnarsi nella diffusione e promozione del bilancio di genere, inserendo tale strumento in un più ampio quadro di iniziative per le pari opportunità. Nel 2003 è stata presentata al Parlamento Europeo, dalla Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, una relazione e una proposta di risoluzione in tema di bilancio di genere ("Gender Budgeting - la costruzione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere").
In Italia, a differenza degli altri paesi dove le iniziative di gender budgeting sono state realizzate a livello nazionale, le prime sperimentazioni in bilancio di genere sono partite dagli enti locali, soprattutto dalle Province e dai Comuni, come conseguenza in parte dell’impianto legislativo italiano. In ordine cronologico i primi progetti in tema di bilancio di genere risalgono al 2001 e sono stati realizzati in Emilia Romagna, a livello regionale e nella provincia di Modena.
Nel 2002 le Province di Modena, Siena e Genova si sono impegnate in maniera più sistematica nella redazione del bilancio di genere e hanno siglato un protocollo d’intesa con l’obiettivo di promuovere e sviluppare il gender budgeting in Italia e di costruire una rete per lo scambio di buone prassi in materia. Nel corso degli anni l’interesse per il bilancio di genere è cresciuto, altri enti lo hanno realizzato o progettato e altre amministrazioni hanno aderito al protocollo di intesa.
Manca ancora il riconoscimento a livello nazionale, anche se in realtà alcuni primi passi sono stati fatti: nella direttiva sulle misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle Pubbliche Amministrazioni, presentata nel maggio 2007 dai Ministri Nicolais e Pollastrini all’articolo sei si esprime la necessità di redigere i bilanci di genere e si “auspica che diventino pratica consolidata nelle attività di rendicontazione sociale delle amministrazioni”. Nell’aprile 2006 è stato inoltre presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge “Norme per l’istituzione del bilancio di genere per la Pubblica amministrazione”.
Come si redige un bilancio di genere
Non esiste un’unica metodologia per la redazione del bilancio di genere, a livello internazionale i vari paesi e a livello nazionale i vari enti hanno seguito e sviluppato differenti metodi di analisi. Le differenze spesso derivano dalle diverse tipologie di enti e dalle differenti competenze e funzioni ad essi attribuite, e che quindi presentano diverse voci di bilancio. In linea generale però è possibile tracciare dei punti fondamentali dell’elaborazione di un’analisi di bilancio in ottica di genere.
L’analisi di genere, innanzitutto, può riguardare la valutazione preventiva delle decisioni (gender budgeting), ed essere effettuata quindi sui bilanci di previsione e sui documenti programmatici, oppure può riferirsi alle decisioni e alle politiche di gestione delle risorse realizzate da un ente (gender auditing). Le due pratiche dovrebbero essere strettamente collegate e rappresentare le due fasi fondamentali per la costruzione di un bilancio di genere: partendo dalla valutazione delle politiche effettuate si dovrebbe fornire un’analisi utile per ridefinire quelle future.
I destinatari del bilancio di genere sono: i decisori politici (che sulla base del documento possono effettuare politiche di allocazione delle risorse più efficiente), il personale dell’ente ( che viene coinvolto e stimolato a gestire i servizi in ottica di genere), la comunità (il bilancio di genere infatti rappresenta una forma di rendicontazione sociale).
La fase di partenza dell’elaborazione di un bilancio di genere è rappresentata dall’analisi del contesto , e cioè l’analisi della popolazione maschile e femminile del territorio interessato.
L’analisi deve riguardare: le caratteristiche di base della popolazione (età, stato civile, occupazione, titolo di studio, dinamiche demografiche ecc.), le caratteristiche e la composizione del mercato del lavoro, il territorio e le caratteristiche ambientali (ecosistema urbano, sicurezza sociale, ecc.). Questa fase dovrebbe produrre una quadro generale della comunità, evidenziando eventuali gender gap e in generale il livello di qualità della vita.
Una seconda fase dovrebbe prevedere l’analisi della domanda dei servizi da parte della popolazione (potenziale e reale) e l’analisi dell’offerta dei servizi garantita dall’ente.
In queste fase è fondamentale la scelta delle fonti da cui ricavare i dati necessari (fonti sia nazionali che locali), ma anche la possibilità di effettuare eventuali indagini ad hoc per individuare dati quantitativi e qualitativi, e sviluppare statistiche utili per l’analisi del territorio in ottica di genere.
Successivamente alle fasi di analisi, per valutare da un punto di vista di genere i documenti di bilancio, è necessario effettuare una riclassificazione, secondo criteri che permettano di riaggregare le voci di bilancio in tematiche di rilevanza di genere. Anche in questo caso la scelta di classificazione non è univoca ed è legata alla tipologia di ente; in Italia si è diffusa una riclassificazione del bilancio secondo le seguenti aree:
-aree direttamente inerenti il genere (attività e risorse rivolte alle pari opportunità)
-indirettamente inerenti il genere (attività destinate a specifici target che hanno un impatto sulle differenze di genere, come per esempio i servizi per l’infanzia ecc)
-aree di genere ambientali (criminalità, sicurezza trasporti, sport, cultura ecc.)
-aree neutre
Concluso questo processo, si dovrebbe aprire l’ultima fase, relativa all’analisi del bilancio e alla valutazione dell’allocazione delle risorse in ottica di genere: si verifica quindi che le politiche ed i servizi-attività sviluppati dall’ente siano efficaci ed efficienti rispetto alle esigenze di bilancio generali dell’ente, agli obiettivi istituzionali e ai bisogni specifici delle donne e degli uomini della comunità. Questa fase presenta alcune difficoltà soprattutto perché ancora oggi non esistono specifici indicatori di genere standardizzati per valutare in maniera oggettiva efficacia ed efficienza. Proprio questo aspetto, insieme alla mancanza spesso di dati e statistiche disgregate per genere rappresentano le principali criticità del gender budgeting in Italia.
La valutazione generale della gestione delle risorse e la verifica dell’attività svolte dall’ente, dovrebbero rappresentare infine le basi sulle quali costruire il progetto di bilancio preventivo dell’ente, concludendo così il ciclo gender auditing-gender budgeting, in vista delle finalità e degli obiettivi posti inizialmente.